In questa coda d’agosto passa in TV uno spot in forma di cartoon che è una “guida agli occhiali smart”, ossia quelli “dotati di una fotocamera integrata in grado di scattare foto e registrare video”; il sistema è basato su due moduli da 5MP ai lati della montatura. I protagonisti della breve clip si interrogano su come capire quando questi particolari occhiali stanno catturando immagini, e spiegano che la “spia” è l’accensione di un led nella parte superiore della montatura. La chiusura dello spot specifica che il messaggio arriva da EssilorLuxottica, ossia il produttore degli occhiali “smart” denominati Ray-Ban Stories, e da Meta Platform, partner nello sviluppo del dispositivo.
In effetti, a un occhio distratto i Ray-Ban Stories sembrano normali occhiali da sole Wayfarer (un modello in voga da ben settant’anni); in alternativa, la stessa tecnologia è disponibile sui Meteor e sui Round. Di una manciata di grammi più pesanti delle versioni normali, gli Stories integrano un processore, connessione Bluetooth e Wi-Fi, microfoni e speaker (collegandosi allo smartphone, supportano anche le telefonate), comandi tattili sulle stanghette (ma accettano anche quelli vocali) e, logicamente, una batteria ricaricabile; attraverso la app Facebook View consentono di condividere immagini sui social (anche dopo averle editate).
![](https://fotocult.it/wp-content/uploads/2022/08/Spot-1-1024x668.jpg)
Lo spot in questione è una sorta di inedito: non si rivolge (se non indirettamente) ai potenziali acquirenti di un prodotto alla portata di molti (il prezzo è di 329 euro), ma a coloro che, non conoscendone la particolarità, potrebbero essere ripresi di nascosto. Attività peraltro lecita, salvo che trascenda nella molestia o che le immagini siano rese pubbliche senza consenso dei soggetti ritratti, e che con strumenti di ripresa riconoscibili (quali fotocamere o smartphone) richiede una certa abilità.
Insomma, il messaggio di Meta ed EssilorLuxottica sembra voler fugare ogni possibilità d’equivoco, sottolineando che gli smart glasses sono tutt’altro che uno strumento per le riprese in incognito. A questo punto la nuova frontiera dei furbetti dello spionaggio “alla matriciana”, quelli che un tempo montavano sull’obiettivo bizzarri periscopi con uno specchio a 45°, sarà un frammento di nastro adesivo nero applicato sulla spia led. Ma queste sono altre stories.
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