Salvatore Matarazzo è un fotografo toscano che ha abbracciato con fervore la street photography. Attraverso la fotocamera, cattura non solo immagini, ma frammenti di vita, emozioni palpabili che si svelano al mondo, spesso con un’irriverenza grottesca e una satira sottile. Nato e cresciuto a Viareggio, ha ereditato la passione per la fotografia da suo padre, anch’egli fotografo. Nella vita di Matarazzo, quindi, la fotografia è sempre stata presente, diventando la compagna naturale di ogni esplorazione e una via per tradurre le proprie esperienze più profonde in arte.
A lui abbiamo rivolto alcune domande per scoprire di più del suo pensiero artistico e per approfondire la sua street photography, nella quale ogni scatto racconta una storia e ogni incontro rappresenta una nuova singolare scoperta.
Qual è stata la tua prima esperienza significativa con la fotografia di strada e cosa ti ha spinto ad abbracciare questo genere?
Mio padre era un fotografo e per me il linguaggio fotografico è sempre stato naturale e innato. Finiti gli studi ho iniziato ad approfondire ogni aspetto della fotografia attraverso letture e corsi, poi ho cominciato a lavorare presso uno studio fotografico di Viareggio e, dopo qualche anno di gavetta, ho avviato una collaborazione con un quotidiano e alcune agenzie giornalistiche. Il lavoro da fotogiornalista mi piaceva ma non riusciva a soddisfare il mio lato creativo. Nel 2012 presi la decisione di portare la macchina fotografica sempre con me, iniziai così la fotografia di strada. Le mie prime foto erano timide, poi ho iniziato ad usare il flash. Questo mi ha aiutato ad abbattere il muro che c’era fra me e i soggetti.
Come descriveresti il tuo approccio alla street photography e quali sono gli elementi che cerchi di catturare nelle tue immagini?
In una scena cerco l’espressività, nei volti, nelle mani, nel linguaggio del corpo dei miei soggetti. Ad interessarmi sono i dettagli. Quindi il mio approccio è molto diretto ed istintivo, mi avvicino molto ai soggetti e cerco di illuminare quello che più mi interessa con il flash.
Puoi condividere con noi un aneddoto o un momento particolarmente significativo che hai vissuto durante una sessione di street photography?
Ogni giorno è un’esperienza nuova, entro in sintonia con le persone e conosco sempre nuove storie. Una volta a La Spezia, un signore pensava che fossi un investigatore privato mandato dalla moglie a controllarlo, si sentiva colpevole perché stava mangiando un torrone e la moglie voleva tenerlo a dieta. È divertente vedere quello che arriva a pensare la gente quando viene fotografata, spesso rimane sorpresa. In quel caso entra in gioco il mio lato empatico e in poco tempo riesco a rassicurare le persone che fotografo. Chiaro che ho avuto anche qualche brutta esperienza, c’è anche chi non vuole essere fotografato, ma con il tempo ho imparato a riconoscere e a cercare di evitare questi soggetti.
Hai menzionato l’uso estremo del flash nelle tue foto di strada. Puoi spiegarci come questo influisce sul tuo lavoro e quali sono i risultati che cerchi di ottenere con questa tecnica?
Il flash è quello strumento che mi ha permesso di avvicinarmi alle persone. Poi ho iniziato a comprendere il suo funzionamento tecnico, ho iniziato a capire la luce, come direzionarla e con quale potenza. Adesso che ho molta confidenza con la tecnica, per me il flash è diventato un vero e proprio strumento espressivo. Con la luce e le ombre riesco a scolpire i volti delle persone e a rendere tutto più funzionale al mio messaggio.
Qual è il messaggio principale che cerchi di comunicare attraverso le tue immagini?
Con le mie fotografie non cerco la bellezza. Sono stufo di vedere bellezza ovunque. Con l’avvento dei social si danno tutti un gran da fare per dimostrare di essere felici e belli, senza nessun problema e senza nessun difetto. Per come la vedo io tutta questa bellezza crea solo diseguaglianza, invidia e odio, poiché ognuno a modo proprio è perso nel suo ego, sentendosi un eroe o peggio una divinità. A questo consegue la perdita di recettività e di empatia verso il prossimo. Nelle mie foto cerco la fallibilità dell’uomo e la cerco nelle situazioni semplici del nostro quotidiano, per ricordare a tutti noi che non siamo perfetti, che dovremmo guardarci per come siamo e imparare ad ascoltarci.
Hai fondato la pagina Facebook "Street Photography Versilia" e sei membro del collettivo internazionale Full Frontal Flash. Come hanno influenzato il tuo sviluppo artistico e la tua visione della fotografia queste esperienze?
Street Photography Versilia, fu un contenitore che aprii all’inizio della mia avventura, ero giovane e avevo altre idee, e credo le avesse anche Facebook, dal quale col tempo mi sono allontanato molto, almeno professionalmente. Ormai entro ogni tanto con il mio profilo personale per seguire altre passioni come la musica o il cinema. Non parlo quasi per niente di fotografia su Facebook, per quella ho il mio blog dove scrivo articoli e Instagram dove mostro le mie foto. Nei Full Frontal Flash sono entrato nel 2017. È un collettivo d fotografi che stimo molto. Tutti usiamo il flash, ognuno con un suo stile ed una caratteristica unica. Molti di questi ragazzi hanno ispirato la maggior parte dei fotografi delle nuove generazioni e per me è un onore farne parte.
Hai ricevuto numerosi riconoscimenti e premi per il tuo lavoro. Qual è stato il momento più gratificante della tua carriera finora e perché?
Ho avuto molti momenti gratificanti nella mia carriera e non saprei sceglierne uno in particolare. Sono motivo di grande soddisfazione le tante pubblicazioni – sia autoprodotte come le mie Zine, sia pubblicazioni editoriali come Street Tales – e il terzo premio al concorso internazionale TIFA nel 2016 nella categoria professionale artistica con Darwin Is Street. Ma i premi e le pubblicazioni vanno e vengono e ciò che mi spinge a continuare non è la ricerca di premi. Sono motivato dalla voglia di dire la mia attraverso la fotografia e voglio farlo sempre meglio, fregandomene del giudizio degli altri e senza per forza dover cercare approvazione.
Hai tenuto workshop e sei stato giudice in vari concorsi fotografici. Qual è il consiglio più importante che ti sentiresti di dare a chiunque voglia intraprendere la strada della street photography?
Non cercate lo straordinario in posti già straordinari, cercatelo nel vostro quotidiano, imparate a vedere le cose all’interno della vostra vita, anche se vi sembra scontata e noiosa. Molte volte la Street può essere frustrante, ci vuole molto tempo per fare una buona foto, ma perseverando quello che troverete, quando lo troverete, varrà molto e parlerà veramente di voi.
Hai esposto le tue opere in diverse mostre e festival in tutto il mondo. Qual è stata la tua esperienza più memorabile legata a una di queste esposizioni?
Ho esposto in diversi Paesi tra i quali Germania, Corea Del Sud, a Miami, in Francia, Inghilterra, ma l’esperienza più memorabile ha avuto luogo vicino a casa mia, al Riomagno Foto Incontri 2023. Alzarmi la mattina dal mio letto, prepararmi, raggiungere Riomagno in Vespa, e trovare il paese tappezzato con le gigantografie delle mie foto vicine a quelle del maestro Massimo Vitali è stata una sensazione fantastica.
Quali nuovi progetti hai in mente o quali nuove sfide artistico-fotografiche ti piacerebbe affrontare nel prossimo futuro?
Ho finalmente concluso un progetto a lungo termine, Reality Mirrors, e sono in cerca di un editore. A breve uscirà una pubblicazione editoriale sul Carnevale di Viareggio, un lavoro che mi ha commissionato il quotidiano QN – La Nazione. È un progetto per il quale mi sono concentrato sulle persone che popolano l’evento, tralasciando le parti più mainstream, come i carri e i figuranti. Mi sto anche dedicando con più costanza all’aspetto formativo della fotografia, faccio molti workshop in Versilia e ho iniziato a mettere giù le basi per aprire un’associazione didattica: Salvatore Matarazzo ESP Academy. Non mancheranno comunque workshop in giro per l’Italia, primo in ordine di tempo all’Italian Street Photo Festival di Roma.