Amburgo
Dal 21 aprile al 20 agosto 2023
Dal 21 aprile al 20 agosto la Deichtorhallen di Amburgo ospita la mostra fotografica Ralph Gibson. Secret of Light. Quasi 300 stampe per ripercorrere la lunga carriera dell’autore e illuminarne i fondamentali punti di sostegno.
Alcune linee di continuità ideali sono il frutto di una narrazione ed esistono anche se due persone o due fenomeni non si sono mai toccati realmente, essendo distanti nel tempo o nello spazio. Altre invece sono il risultato di contiguità fisiche, di tempo passato assieme e spazi condivisi. Quando si tratta di fotografi, ciò non significa sempre che tra i due vi sia un rispecchiamento di stile e interessi, cioè che il più giovane diventi l’emulo del più anziano. Succede anche che ciò che viene trasmesso sia qualcosa di meno facilmente identificabile, come potrebbero essere i segreti della camera oscura o, più astrattamente, il modo di concepire la fotografia.
Ralph Gibson e i maestri del Novecento
L’americano Ralph Gibson, nato a Los Angeles nel 1939, è un autore dalla carriera costellata di punti di contatto con altri maestri del Novecento. Da un lato si possono individuare semplici assonanze ideali. Se si prendono alcuni suoi nudi, per esempio, si notano immediatamente una lettura e una resa del corpo umano che li pongono sulla stessa lunghezza d’onda di quelli di Edward Weston o di Bill Brandt. Ma sul piano fattuale è vero che la sua vita professionale si è letteralmente intrecciata con quella di altri fotografi che hanno fatto storia, talvolta con lavori diventati vere e proprie pietre miliari. Sicuramente il suo periodo d’oro, per ciò che riguarda le collaborazioni, furono gli anni Sessanta e Settanta, quando il suo talento lo fece diventare un ponte tra un passato glorioso e un futuro ricco di provocazioni. Infatti fu allora che venne ingaggiato come assistente da Dorothea Lange (vedi il numero di Ottobre 2018 di FOTO Cult), più anziana di lui di quasi mezzo secolo, e che collaborò alla realizzazione di alcuni film di Robert Frank, che di anni in più ne aveva quindici.
Inoltre nel 1971 con la casa editrice da lui fondata, la Lustrum Press, pubblicò il primo libro del quasi coetaneo Larry Clark, quel Tulsa che scandalizzò gli Stati Uniti per le sue foto di giovani con vite caratterizzate da violenza e tossicodipendenza. L’anno prima invece era uscito The Somnambulist, libro d’esordio di Gibson in cui erano raccolte immagini disparate, di cui molte con venature surreali o indecifrabili – tanto che nel 1979 una fu scelta dal gruppo dei Joy Division per illustrare l’interno della copertina dell’LP Unknown Pleasures. Era la foto quasi spettrale di una mano che spunta da una porta socchiusa, non è chiaro se nell’atto di chiuderla o spalancarla, se per far entrare l’osservatore o lasciarlo fuori.
I punti fermi della produzione di Ralph Gibson
Per quasi tutta la propria carriera Gibson ha scattato con pellicola in bianco e nero, di preferenza con macchine Leica a telemetro. Una decina di anni fa è passato al digitale e al colore, ma il suo modo di pensare la fotografia è rimasto lo stesso. Di particolare interesse ci sono due punti. Il primo è il suo orientamento verso l’editoria, vale a dire che concepisce i libri come i supporti migliori per presentare e diffondere le proprie immagini. Non ne ha pubblicati tanti quanti altri autori, ma è sempre con la mente a un libro che seleziona e organizza le fotografie per i suoi progetti.
Raccolte che possono apparire fin troppo variegate, a volte, ma che a ben guardare sono tenute assieme da un collante che è il secondo punto caratteristico del modo di lavorare di Gibson. Si tratta della sua naturale predisposizione a individuare forme che si ripetono come motivi che egli coglie in una varietà di contesti e situazioni. A cui fa da complemento la sensibilità quasi musicale con cui trova e isola coppie di soggetti contrapposti ma che egli fa dialogare.
Tropism
Quindi ombre, silhouette, oggetti tridimensionali e figure geometriche che si moltiplicano con variazioni che li rendono impercettibili a un osservatore distratto. Ma anche dittici in cui vengono affiancati movimento e stasi, leggerezza e consistenza, luce e ombra, colore e bianco e nero. Il termine inglese usato da Gibson per descrivere questa sua propensione è ‘tropism’ ed è preso a prestito dalle scienze naturali: indica la tendenza di un essere vivente, in particolare delle piante, a svilupparsi e spostarsi nella direzione da cui sente provenire uno stimolo. Ovviamente gioca anche sulla somiglianza della parola con ‘trope’, figura retorica che indica un tema ripetuto più volte. Perché è sua opinione che sia trovando i propri motivi ricorrenti lasciandosi guidare dal proprio istinto che ogni fotografo può assemblare un archivio di scatti da cui partire per costruire, eventualmente, una carriera.
La Visual Overtone Theory di Ralph Gibson
“Se si ascolta un accordo le tre note che lo compongono produrranno un armonico (overtone) che non sarebbe possibile suonare direttamente. Allo stesso modo, se si affiancano due immagini con una proporzione simile lasciando uno spazio tra di esse e le si guarda a una certa distanza si genera ciò che io chiamo visual overtone”.Con queste parole l’autore intende dire che la combinazione di certi elementi visivi, secondo specifici criteri, genera delle alterazioni nella percezione che conducono il nostro occhio e il nostro cervello a creare delle relazioni tra i suddetti elementi. Proprio come avviene con i due scatti di Gibson che trovate di seguito.
Ralph Gibson. Secret of Light
- Deichtorhallen Hamburg, Deichtorstrasse 1/2 – Amburgo
- dal 21 aprile al 20 agosto 2023
- martedì-domenica, 11-18; il primo giovedì del mese, 11-21
- ingresso gratuito
- deichtorhallen.de