Fotoritocco, certo… Ma anche supporto ai fotografi sul set, consulenza e formazione: ecco gli ingredienti di PixelFactory, una giovane compagnia veneta specializzata nella gestione dell’immagine fotografica digitale.
PixelFactory, la fabbrica dei pixel. Sul serio… che mestiere fate?
In due parole si potrebbe dire che siamo dei fotoritoccatori. Ma in realtà non è vero, o meglio, non solo: quello che abbiamo creato è uno studio di fotoritocco che si occupa anche di supporto digital sul set, di consulenza e formazione. Le modalità, i flussi e le logiche dietro il nostro lavoro sono sostanzialmente diversi rispetto al classico approccio del singolo professionista.
Se affiancate i fotografi, quali loro “lacune” colmate?
Al di là delle capacità tecniche, ci sono due aspetti che i fotografi con cui collaboriamo ci chiedono. Il primo è la sicurezza in fase di scatto: nelle produzioni più importanti avere al proprio fianco una figura come il Digital Tech libera il fotografo da tutte le preoccupazioni “tecniche” lasciandolo libero di concentrarsi sulla scena. Il secondo è l’efficienza e la qualità della post: sollevare il fotografo dal peso di dover stare davanti ad uno schermo per fare la postproduzione è sicuramente la motivazione principale, e certamente siamo più efficienti nella gestione del ritocco rispetto al fotografo che deve occuparsi dei mille altri aspetti di uno shooting e spesso non ha competenze specifiche per questa fase del lavoro.
Quando vi siete accorti che quelle lacune potevano essere un’opportunità?
L’argomento è emerso nel corso della discussione con un conoscente, fotografo di uno studio della zona, quando PixelFactory era più orientata alla formazione: alla domanda “…ma voi fate anche post? Perché ne conosco parecchi che avrebbero bisogno di una mano da persone qualificate” abbiamo risposto: “Certo!”.
Che preparazione tecnica avete accumulato per soddisfare i clienti (dove e cosa avete studiato)?
Purtroppo in Italia non esiste un percorso istituzionalizzato che formi la figura del fotoritoccatore, quindi ognuno fa il suo percorso tra esperienze lavorative, corsi e autoformazione. Nel nostro caso Massimiliano e Manuel vengono da un solido periodo di dieci anni di prestampa dove hanno imparato la centralità della gestione colore e a conoscere Photoshop fin nei minimi dettagli, continuando poi a formarsi in proprio su tecniche avanzate e su altri software. Tra questi, il più importante è sicuramente CaptureOne. Alessandro invece ha un background di agenzia, dove ha conosciuto Manuel, nella gestione dei progetti e dei clienti.
Siete anche fotografi appassionati?
La fotografia è il nostro mondo, la nostra passione è di fatto il nostro lavoro. In passato abbiamo fatto svariati shooting con ottimi risultati, ma è una strada che abbiamo deciso di abbandonare professionalmente per dedicarci totalmente a quello che sappiamo fare meglio, la postproduzione. La passione per lo scatto comunque rimane e la coltiviamo per piacere personale slegata dal lavoro. Crediamo che anche questo sia importante per valutare e comprendere meglio le problematiche e le soluzioni per i nostri clienti fotografi.
Quanta gavetta avete fatto? Siete stati assistenti di qualcuno?
Paradossalmente, avendo lavorato in ambito tipografico e di comunicazione, siamo sempre stati esterni al mondo della fotografia professionale intesa come fase di scatto. Questo si è rivelato sia un problema che un’opportunità: da una parte non avevamo un nome tra i fotografi e abbiamo dovuto intraprendere un percorso di creazione di fiducia attorno alla nostra realtà; d’altra parte arrivare con l’esperienza di svariati anni di prestampa e agenzia ci ha permesso di avere un approccio nuovo alle problematiche di settore che sembra si stia rivelando vincente.
E adesso quanti siete e quanti assistenti avete?
Al momento in azienda, oltre ad Alessandro, Manuel e Massimiliano (tutti e tre classe 1986), ci sono altri tre ritoccatori e una quarta persona che è in fase di formazione.
Quando il digitale si è imposto si disse che il fotografo doveva imparare a fare tutto, ma ora voi predicate la verticalità delle competenze e soprattutto date una mano proprio ai fotografi che non vogliono essere one-man-band: è cambiato qualcosa o quella regoletta vale solo per piccoli professionisti o le piccole produzioni?
Senza nulla togliere al modo di lavorare di ogni professionista, quello che abbiamo imparato nel mondo della comunicazione è che se si vogliono ottenere risultati qualitativamente elevati, è difficile essere “tuttologi”, specie in un settore come quello della fotografia dove ambiti molto artistici sono affiancati da ambiti molto tecnici. Siamo convinti che la verticalità sia la strada per tendere all’eccellenza in ogni professione: Oltre a regalare la soddisfazione di lavorare su progetti sempre più stimolanti e con professionisti sempre più affermati, questa strada porta a una minor concorrenza.
Molti fotografi sono nati come “one-man-band” e non c’è nulla di male, anzi, conoscere le attività e le competenze collaterali alla propria professione è un’ottima cosa. Aiuta a capire le problematiche che ci saranno dopo lo scatto, calcolare l’impegno, le tempistiche di un progetto e a relazionarsi con i collaboratori. Va bene all’inizio della propria carriera, ma rimanere dei “tuttofare” diventa deleterio sia dal lato delle conoscenze che sul piano economico, con buona pace di tutti i corsi che insegnano ai fotografi come scattare, postprodurre, impaginare, farsi un sito, montare video, gestire una campagna pubblicitaria…Poi chiaramente il budget è “tiranno”, in certe situazioni si fa quello che si può con le risorse a disposizione. Su questo punto, ossia sulla soglia di ingaggio, bisognerebbe aprire una discussione che merita uno spazio a sé.
Come vedete l’evoluzione del mercato della “fotografia”? Consigliereste ai vostri figli la via della professione in ambito fotografico?
Il mercato della fotografia sta cambiando, o meglio sta continuando a cambiare e lo sta facendo più velocemente che in passato. Siamo passati da “la fotografia è per pochi” a “oggi sono tutti fotografi”: acquistare il minimo necessario per scattare ed entrare nel mondo professionale è oggi più che mai economico (anche se l’inflazione, alta e non generalizzata, sta cambiando il panorama, ndr). Questo pattern lo possiamo ritrovare in molti altri settori con le medesime conseguenze: il sovraffollamento del mercato nella media e bassa fascia, e la richiesta di una sempre maggiore qualità da parte di clienti e agenzie. Essere dei fotografi mediocri una volta ti garantiva lo stesso da vivere, oggi non più.
L’eccesso di offerta ha fatto crollare i prezzi e oggi per campare dignitosamente di fotografia bisogna avere professionalità e competenza. Torna ancora una volta l’importanza di essere verticali e specializzati nel proprio lavoro, come detto in precedenza. Ciò premesso, consiglieremmo senza ombra di dubbio ai nostri figli una professione in ambito fotografico, ma di fatto anche in altre discipline artistiche, consci del fatto che nei prossimi anni questo settore sarà profondamente mutato e ci sarà bisogno di continua ricerca e studio. Che poi è questa la parte stimolante, no?
L’intelligenza artificiale leverà il pane ai fotografi?
L’IA avrà un impatto enorme nel mondo della fotografia, anche se dire “avrà” lo troviamo improprio visto che è già qui e la stiamo già utilizzando. Sicuramente nei prossimi anni si parlerà sempre più di IA e ci saranno implicazioni decisamente molto più profonde e impattanti. Come ogni cambiamento, l’IA viene percepita da molti come una cosa negativa; per altri, di solito la minoranza, viene vista come una nuova opportunità. Noi sicuramente ci sentiamo parte di questa minoranza.
Dove pensate si applicherà maggiormente l'AI?
Oggi l’intelligenza artificiale è presente più sul lato di sviluppo e ritocco per migliorare le fotografie, ma è arrivata anche nelle macchine fotografiche dove viene sfruttata per il riconoscimento del soggetto. Segnerà una nuova era per la fotografia ed è un bene che gli strumenti si evolvano per portare il fotografo e la postproduzione a livelli più alti, con tempi più brevi. Non abbiamo ancora incontrato un fotografo che si diverta a mettere a fuoco un soggetto in movimento mentre in quegli istanti deve valutare e prendere altre importanti decisioni. Si scatta a raffica per trovare l’immagine perfetta, se si possono demandare questi noiosi compiti all’IA ben venga. Lo stesso vale per chi si occupa di ritocco: non abbiamo ancora trovato colleghi che si divertano a creare maschere o a tracciare gli oggetti. Anzi a tal proposito l’IA è ancora molto indietro, la nostra speranza è di vedere grossi passi in avanti nei prossimi anni.
Quindi l'IA è un bene o un male?
Sicuramente libererà i fotografi da alcuni processi noiosi e ripetitivi che un processore sarà in grado di portare a termine in minor tempo e in modo più accurato, ma non riuscirà a sostituire la creatività, lo stile, la prospettiva personale di un fotografo. Pensando un po’ più a medio termine (ma forse in un futuro non poi così lontano) avremo camere in grado di inquadrare e scattare nel momento perfetto gestendo in autonomia le luci di un set sulla base degli input forniti eliminando completamente la figura del fotografo. Immaginiamo situazioni di questo tipo per scatti su fondale per uso e-commerce, dove effettivamente l’apporto creativo e lo stile del fotografo vengono meno. Nasceranno altre figure specializzate per gestire questo genere di progetti. Il nostro consiglio, specialmente per chi ha intrapreso da poco la strada della fotografia professionale, è quello di studiare, rimanere sempre aggiornati su questo fronte per sfruttare al massimo le possibilità che gli strumenti offrono e offriranno compresa l’IA.
Fra le vostre attività c'è anche la formazione: di cosa vi occupate e quali sono le tematiche più richieste?
Coltiviamo la formazione fin dalla nascita di PixelFactory e abbiamo molte idee e progetti in mente, specialmente per quanto riguarda la postproduzione. C’è molto da fare specialmente qui in Italia, dove i pochi corsi seri sono mirati a fornire nozioni di editing aggiuntive ai fotografi più che formare persone per questa specifica mansione, e questo non è il nostro modo di vedere le cose.
Attualmente ci occupiamo principalmente di formazione sull’utilizzo di Capture One e di ottimizzazione dei flussi di lavoro per i nostri clienti fotografi: tocchiamo svariati temi come l’acquisizione e la codifica, la coerenza cromatica, le tipologie di output, la sicurezza dei dati e molti altri aspetti tecnici a cui incredibilmente viene data poca importanza, ma che impattano sulla resa degli scatti e nel tempo impiegato.
L’ultimo anno ci ha visti impegnati anche nella formazione in ambito digital presso le agenzie di comunicazione e web. L’output del nostro lavoro è per la stragrande maggioranza digital, ed è fondamentale che chi interviene nello step successivo al nostro abbia le conoscenze tecniche per gestire al meglio le immagini. Il principale problema è una grossa mancanza di conoscenza della gestione colore in ambito digital e su flussi di lavoro misti come quelli delle agenzie o da parte degli sviluppatori web. È in corso una rivoluzione non da poco in questo ambito ed è ormai necessario per figure come web designer e sviluppatori conoscere le dinamiche della gestione colore per sfruttare appieno le possibilità offerte dai nuovi dispositivi e, soprattutto, per non ritrovarsi in situazioni spiacevoli nella gestione delle immagini.
Ci siamo resi conto di come praticamente tutti gli attori coinvolti in questi processi si trovino quotidianamente ad affrontare problemi di coerenza cromatica, gestione del colore, formati e compressione dei file ma ormai non ci facciano più caso, come se fossero una normalità, fra incomprensioni e scarica barili tra chi progetta, chi sviluppa e chi fornisce le immagini. La nostra missione è portare la gestione colore nel mondo web: vogliamo aiutare i creativi, gli sviluppatori e chi gestisce gli e-commerce a conoscere queste tematiche, gestirle al meglio e sfruttarle a livello commerciale. E in questa direzione si inserisce l’inizio della nostra collaborazione con EIZO in qualità di ColorEdge Creative Partner.
PixelFactory è uno studio di postproduzione fotografica nato nel 2018: mette in comune gli anni di esperienza di prestampa tipografica e di agenzia di comunicazione per dare vita a un progetto verticale basato su fotoritocco, supporto digital tech e consulenza su gestione colore e flussi di lavoro. Nella foto, da sinistra: Alessandro, Beatrice, Manuel, Massimiliano, Margherita, Gioia, Niccolò.