Tra i tre finalisti del Prix Viviane Esders 2025, insieme a Dörte Eissefeldt e Bohdan Holomíček, c’è Oleksandr Suprun, uno dei membri della prima generazione della Scuola di Fotografia di Kharkiv.
Suprun è nato nel 1945 nel villaggio di Berezivka, vicino a Kharkiv, in Ucraina. Dal 1962 al 1968 ha studiato all’Istituto Politecnico di Kharkiv, poi ha conseguito un dottorato in ingegneria di processo, poi – nel 1967 – è entrato a far parte di un club fotografico regionale. Quando nel 1971 Evgeniy Pavlov e Jury Rupin fondarono il Gruppo Vremia, Suprun ne faceva parte.
Il Gruppo Vremia
Il Gruppo Vremia (tempo) era un collettivo di fotografi anticonformisti, considerato il nucleo originario della Scuola di Fotografia di Kharkiv (KSOP). Il gruppo, che aveva adottato come simbolo il gufo, in contrapposizione al Pegaso utilizzato dalla propaganda sovietica, includeva il celebre fotografo Boris Mikhailov, insieme ad Anatoliy Makiyenko, Oleg Maliovany, Oleksandr Sitnichenko, Gennadiy Tubalev e, per l’appunto, Oleksandr Suprun.
Contrari alla direzione imposta dall’arte ufficiale del regime sovietico, i membri del Gruppo Vremia erano mossi dal bisogno di scardinare la visione idealizzata della realtà diffusa dall’URSS e di esprimersi in modo sincero, realizzando immagini destinate a interagire con chi le avrebbe guardate.
A tal proposito, il collettivo aveva ideato la “teoria del colpo”, secondo la quale l’opera doveva agire immediatamente sullo spettatore, come un colpo inaspettato.
I collage di Oleksandr Suprun
Non c’è dubbio che le opere di Oleksandr Suprun rispettino il principio della “teoria del colpo”.
Si tratta di originali collage nati da un minuzioso procedimento di taglio e montaggio, realizzati partendo da fotografie che Suprun scattava di nascosto, con una macchia fotografica infilata nella borsa.
Oleksandr Suprun racconta la sua pratica fotografica clandestina in Ucraina ai tempi del regime sovietico e mostra la borsa utilizzata per scattare fotografie di nascosto.
Erano i tempi in cui era illegale usare una fotocamera nei mercati e nelle stazioni, premere il pulsante di scatto in strada significava essere tacciati di spionaggio e scattare fotografie di nudo voleva dire ritrovarsi a “fare due chiacchiere” col KGB. “Anche fotografare un paesaggio urbano poteva metterti nei guai”, racconta Suprun in una videointervista pubblicata nel sito ufficiale della scuola di Kharkiv. Andarsene in giro con una candid camera infilata in un sacchetto, dunque, faceva di Suprun una potenziale spia.
Quasi tutti i fotografi della Scuola di Fotografia di Kharkiv sperimentarono il collage per un certo periodo, ma Suprun ne fece la sua tecnica eletta, peraltro prendendo le distanze dall’approccio surreale dei suoi colleghi. D’altronde, il primo decennio della sua attività fotografica si era concentrato sul reportage più puro.
Per i suoi collage, quindi, Suprun cercava la vita reale, fotografava prevalentemente soggetti rurali, a richiamare l’ambiente a lui più familiare.
Nelle sue opere compaiono spesso anziani e bambini, gruppi sociali molto vulnerabili, il più delle volte collocati su uno sfondo urbano dall’aspetto sinistro con cieli drammatici e ricchi di contrasti.
All’inizio Suprun si serviva di una valigetta: quando vedeva un soggetto interessante fingeva di rovistare nella valigetta, estraeva al volo la fotocamera, scattava e la riponeva cercando di non farsi notare. Questo spiega il punto di ripresa dal basso verso l’alto che caratterizza gran parte delle sue fotografie.
A un dato punto della sua attività fotografica clandestina Suprun decise di modificare una borsa per adattarla alle sue esigenze: una fessura sul fianco della borsa lasciava spuntare un obiettivo grandangolare (spesso un Russar), coperto da un lembo di tessuto che il fotografo sollevava solo al momento dello scatto con una mano, mentre l’altra veniva infilata nella borsa per ricaricare la pellicola, preparando la fotocamera allo scatto successivo.
Le mostre dei fotografi clandestini di Kharkiv
Vale la pena di ricordare che il Gruppo Vremia, riuscì a organizzare una sola mostra – nel 1983, alla Casa degli Scienziati di Kharkiv – che rimase aperta solo per due ore. Ciononostante, dagli anni Settanta agli anni Duemila la Scuola di Kharkiv ha visto nascere tre generazioni di prolifici fotografi.
La prima mostra personale di Oleksandr Suprun, invece, è stata organizzata nel 1973, dopodiché l’autore ha partecipato a numerosi concorsi e saloni della Federazione Internazionale di Arte Fotografica (FIAP). Suprun ha ricevuto il riconoscimento “Excellence FIAP” (EFIAP) nel 1996. Dal 1981 è professore associato presso l’Istituto di Arte e Industria di Kharkiv (ora Accademia Statale di Design e Arti di Kharkiv). Le sue opere, insieme a quelle degli altri esponenti della scuola di Kharkiv, sono state acquisite dalle collezioni del Centre Pompidou di Parigi.
I collage di Suprun sono esposti al Museum of Fine Arts di Houston, e sono stati oggetto di numerose mostre in tutta Europa, in particolare all’Hangar Photo Center (Belgio) e al Kunstmuseum (Germania). Il lavoro del fotografo ucraino è stato presentato al Photo London nel 2022 e all’Art Basel nel 2023. Oleksandr Suprun è rappresentato dalla Galleria Alexandra de Viveiros.
Prix Viviane Esders
Lo scorso giugno, la giuria del Premio Viviane Esders 2025 ha selezionato i tre finalisti: Dörte Eissefeldt, Oleksandr Suprun e Bohdan Holomíček.
Gli autori sono stati scelti per i loro distinti approcci alla fotografia, che riflettono uno spirito di scoperta o riscoperta di carriere che incarnano le pratiche fotografiche degli ultimi quarant’anni.
Quest’anno il premio ha ricevuto 222 candidature da 25 Paesi europei, di cui il 32% di donne fotografe e il 68% di uomini.
Il vincitore sarà annunciato a ottobre e riceverà 50.000 euro, di cui 10.000 destinati alla produzione di una pubblicazione. Gli altri due finalisti riceveranno 5.000 euro ciascuno.
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