Il binocolo è uno dei grandi alleati del fotografo naturalista. Aiuta a individuare e distinguere i soggetti da fotografare, a studiarne le abitudini, a pianificare e gestire i punti da cui effettuare le riprese… Come per gli obiettivi, luminosità e dimensioni vanno di pari passo. Quindi, se si vuole un binocolo che offra immagini brillanti anche prima dell’alba o dopo il tramonto, si deve sopportare un ingombrante ospite supplementare nello zaino che, almeno per i fotografi naturalisti, non è mai leggerissimo.
Nikon Stabilized 10x25 S e 12x25 S: i nuovi stabilizzati tascabili
Puntare quindi su un binocolo tascabile può essere un buon compromesso. Tra questi, uno dei più interessanti degli ultimi mesi viene da Nikon. In realtà si tratta di una coppia di binocoli che si distinguono per il fattore di ingrandimento, 10x o 12x. Per il resto sono praticamente identici e soprattutto entrambi sono dotati di stabilizzatore di immagine.
Si chiamano semplicemente Nikon Stabilized: il modello in prova è il 10×25 S e costa 799 euro, il fratello maggiore, 12×25 S, chiede 819 euro.
Una rivoluzione nell’osservazione della natura
I sistemi di stabilizzazione dell’immagine “cambiano la vita” soprattutto nell’uso di un binocolo (a mano libera). Intendiamoci, è da considerare una conquista anche in fotografia, ma mentre con una fotocamera è quasi sempre possibile impostare un tempo di scatto abbastanza rapido da prevenire il mosso (unico sistema fino alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso), non altrettanto è possibile con un binocolo, dove la stabilizzazione è affidata, per farla semplice, solo al nostro sistema nervoso. Come per tutte le cose l’allenamento paga, quindi con un bel po’ di pratica si riesce a padroneggiare degnamente binocoli fino a 8x (è una stima che varia da soggetto a soggetto).
Soprattutto a elevati ingrandimenti, però, il nostro cervello non è in grado di impartire ai muscoli comandi tanto rapidi ed efficienti da compensare le vibrazioni in tempo reale. Compito che invece riesce all’elettronica: una serie di sensori valuta istante per istante le vibrazioni indotte dalle mani traslando di conseguenza lenti mobili situate in ciascun obiettivo così da riallineare il fascio di luce verso la pupilla d’uscita.
Il circolo virtuoso
Quella sorta di miracolo cui si assiste quando si schiaccia il pulsante che attiva lo stabilizzatore di un binocolo ha anche un effetto sul nostro cervello. Mentre durante l’osservazione di un’immagine tremolante l’istinto porta a tentare una compensazione che, per forza di cose, non ha successo e può persino peggiorare la situazione nell’arco di pochi secondi, quando si osserva un’immagine stabile la muscolatura si rilassa e a sua volta si stabilizza. Ne è la prova il fatto che, quando si disattiva il sistema, per qualche istante l’immagine resta piuttosto stabile, per poi ricominciare a tremare.
Il resto è da buttare?
Sebbene siamo degli estimatori dei binocoli stabilizzati, non crediamo certo che i modelli tradizionali siano da trascurare. Ci sono svariate situazioni in cui un binocolo non stabilizzato svolge egregiamente il proprio compito, ad esempio in appostamento da capanno, dove è facile poggiare i gomiti su una mensola o sul pavimento, se non fissare il binocolo a un mini-treppiedi. Per non parlare poi del costo: come abbiamo visto, salvo sconti, il nostro Nikon Stabilized 10×25 S costa circa 800 euro, mentre un modello otticamente simile come il Nikon 10X25 HG L DCF, non stabilizzato, costa circa 240 euro in meno. Chi volesse farsi una cultura in fatto di binocoli può dare un’occhiata all’esuberante offerta Nikon Sport Optics, dove si trovano modelli per tutte le esigenze e tutte le tasche, con prezzi da 70 a quasi 8.000 euro…
Un po’ di numeri: perché il 10x è il nostro favorito
Dando un’occhiata alla scheda tecnica qui sotto, che affianca il modello in prova a quello da 12 ingrandimenti, saltano all’occhio alcuni dati su cui è bene fare chiarezza.
Il primo è il diametro della pupilla di uscita, 2,5mm per il 10×25 e 2,1mm per il 12×25. Questo dato, che si ottiene dividendo il diametro dell’obiettivo per l’ingrandimento, è molto importante perché influisce sulla possibilità di apprezzare immagini sufficientemente luminose anche in condizioni di scarsa luce ambiente. Se in luce vivissima le nostre pupille si riducono fino a 1mm di diametro, possono aprirsi fino a 8mm in luce molto scarsa. Ecco che la pupilla di uscita di un binocolo può costituire un collo di bottiglia che vanifica l’apertura del “diaframma” incorporato nei nostri occhi. E sotto questo profilo va preferito il 10×25 rispetto al 12×25: rinunciando a un paio di ingrandimenti si allunga la giornata operativa del binocolo. Per inciso, appare ora più chiaro perché un binocolo 7×50 è il più indicato per l’osservazione astronomica o crepuscolare: con una pupilla di uscita di oltre 7mm (50/7=7,14) non costituisce un ostacolo alla capacità di adattamento del nostro occhio ai bassi livelli di luce ambiente.
NIKON STABILIZED 10x25 S | NIKON STABILIZED 12x25 S | |
---|---|---|
Ingrandimento (x) | 10 | 12 |
Diametro dell'obiettivo (mm) | 25 | 25 |
Angolo di campo reale (°) | 5.4 | 4.5 |
Angolo di campo apparente (°) | 50.5 | 50.5 |
Campo visivo a 1.000m (m) | 94 | 79 |
Pupilla di uscita (mm) | 2.5 | 2.1 |
Luminosità relativa | 6.3 | 4.4 |
Distanza di accomodamento (mm) | 14 | 12.3 |
Minima distanza di messa a fuoco (m) | 3 | 3 |
Lunghezza (mm) | 103 | 100 |
Larghezza (mm) | 117 (chiuso: 89) | 117 (chiuso: 89) |
Altezza (mm) | 56 (chiuso: 65) | 56 (chiuso: 65) |
Peso (g) | 405 (senza batterie) | 395 (senza batterie) |
Distanza interpupillare (mm) | 56-75 | 56-75 |
Efficacia della stabilizzazione | Riduzione dell'80% circa delle oscillazioni | Riduzione dell'80% circa delle oscillazioni |
Angolo funzionale della stabilizzazione (°) | -80 — +80 | -80 — +80 |
Alimentazione | Due LR6 (AA) alcaline o ricaricabili Ni-MH Spegnimento automatico (ca. 60 minuti) Autonomia operativa continua: circa 12 ore [a circa 20°C] | Due LR6 (AA) alcaline o ricaricabili Ni-MH Spegnimento automatico (ca. 60 minuti) Autonomia operativa continua: circa 12 ore [a circa 20°C] |
Temperatura operativa (°C) | -10 — +50 | -10 — +50 |
Sul campo con il Nikon Stabilized 10x25
Se vogliamo comparare il binocolo in prova a un teleobiettivo, possiamo dire che 10 ingrandimenti equivalgono grossomodo a un 500mm, mentre un 12x ha un angolo di campo paragonabile a quello di un 600mm. Si tratta quindi di ingrandimenti di tutto rispetto che sono difficili da gestire impugnando un oggetto che sta nel palmo di una mano. Questo aiuta a far comprendere una volta di più il vantaggio della stabilizzazione, ma ci consente anche di apprezzare la conformazione del Nikon Stabilized 10×25 S: la curvatura del suo dorso combacia perfettamente con quella della mano che lo sorregge, con il pollice che cinge dal basso uno dei due obiettivi e l’indice che arriva naturalmente sulla ghiera di messa a fuoco. Con lo stabilizzatore attivo è agevole sostenere il binocolo anche con una mano sola, considerando il peso contenuto in 450 grammi batterie incluse.
Lo stabilizzatore all’opera
Il sistema di stabilizzazione del Nikon Stabilized 10×25 S promette di ridurre a 1/5 le vibrazioni indotte dalle nostre mani. Chi volesse diventare guardiacoste e utilizzarlo a bordo di una motovedetta sotto il maestrale per leggere la marca delle sigarette di contrabbando su un motoscafo a due chilometri di distanza deve cercare altro, ossia binocoli con ampiezza di correzione decisamente maggiore. Ma per osservazioni terrestri il compatto Nikon ci pare eccellente. Il video qui sotto mostra l’alternanza tra “stabilizzatore attivo” e “stabilizzatore spento”. Considerando che il filmato è stato realizzato con uno smartphone appoggiato a uno dei due oculari, che il binocolo è sostenuto con una mano sola e che manca il secondo punto di appoggio costituito dalle arcate sopracciliari, il risultato non richiede commenti.
L’unico comportamento apparentemente anomalo che abbiamo riscontrato è un riallineamento un po’ brusco che può avvenire quando, magari effettuando un lento panning esplorativo, le lenti mobili arrivano a fine corsa e vengono centrate per garantire di nuovo il massimo potere stabilizzante.
Per attivare e spegnere lo stabilizzatore c’è un pulsante: nel caso ci dimenticassimo di disattivarlo, un timer lo fa al posto nostro, ma dopo ben 60 minuti. Considerato che l’autonomia totale è di circa 12 ore, avremmo forse programmato l’autospegnimento su una più sicura e accettabile soglia di 15 minuti. D’altro canto il binocolo si alimenta con due economiche e reperibilissime batterie di formato AA, volendo anche ricaricabili.
Messa a fuoco quasi macro
Osservare un’immagine stabile consente anche di apprezzare la qualità ottica di questo compatto binocolo che vanta trattamenti antiriflesso multistrato su tutti le lenti e i prismi. Il controluce diretto, però, va evitato perché la comparsa di flare o immagini fantasma è tutt’altro che scongiurata. Buona la nitidezza e notevole il contenimento delle aberrazioni cromatiche laterali, che spesso affliggono i modelli più economici.
Ci ha convinti anche la messa a fuoco, molto fluida e capace di arrivare ad appena 3 metri, schiudendo quindi la via all’osservazione di insetti elusivi e inclini alla fuga precoce.
Gli oculari hanno delle conchiglie estraibili che restano in posizione estesa grazie a un lieve “scalino” nella rotazione.
L’unico aspetto che davvero stona in un binocolo pensato per le attività all’aperto è la mancanza di tropicalizzazione, ossia la resistenza a polvere e umidità. E, volendo essere ancora più pignoli, non ci è piaciuto neanche il tappo per gli oculari: dispone di un occhiello attraverso cui far passare la cinghia di trasporto, ma questo anello è aperto e più di una volta ci è capitato di veder cadere il tappo durante le normali operazioni di trasporto o di messa in opera del binocolo. Con un po’ di inventiva è possibile sigillare questo passante, ad esempio con una goccia di colla epossidica o con una guaina termorestringente, soluzione reversibile che però richiede accortezza nella fase di riscaldamento per non fondere la plastica del tappo.
Il verdetto
È uno di quegli oggetti che restituiamo mal volentieri al distributore: da appassionati birdwatcher troviamo ovviamente maggiori soddisfazioni quando ci è possibile uscire con un cannocchiale montato su testa video e treppiedi roccioso, ma per le escursioni su terreni sconnessi con elevati dislivelli o come supporto alle sessioni di fotografia naturalistica il compatto Nikon Stabilized 10×25 S in queste settimane si è conquistato un posto fisso nel nostro zaino. E qui va riposto quando arriva un acquazzone, perché il suo unico limite è proprio l’avversità alla pioggia. Per il resto, esame superato con ottimi voti per qualità ottica, maneggevolezza e, soprattutto, efficacia della stabilizzazione.
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