Torino
Dal 1° febbraio al 12 maggio 2024
Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976 è la mostra dedicata alla storia per immagini degli anni iniziali del Festival di Sanremo, dal 1951 al 1976, quando ancora la manifestazione canora aveva come location il Casinò della città. Selezionando le immagini dall’Archivio Publifoto Intesa San Paolo, che solo per l’evento del Festival di Sanremo conta un totale di quasi quindicimila scatti, il curatore Aldo Grasso ha pensato di creare un percorso espositivo che fosse la narrazione della storia del nostro Paese. Per una manifestazione che, soprattutto all’inizio, era indistricabilmente connessa con la memoria storica dell’Italia la mostra risulta un viaggio emozionante nei meandri della società italiana della ricostruzione.
Perché ha definito il Festival di Sanremo come “luogo della memoria”?
La storia del Festival aiuta a ricostruire la storia del nostro Paese, la sua memoria. Una memoria che è fatta di grandi momenti storici, importanti a livello generale, ma anche di piccoli momenti che vanno ad integrarsi a quelli di maggiore rilievo. Il Festival di Sanremo corrisponde a uno di questi “piccoli momenti”, come il Giro d’Italia e la diffusione della Vespa. Sono quei momenti che oggi andiamo a rivedere per capire com’era l’Italia di allora, come la gente vestiva, come parlava, come viveva.
Perché vi siete concentrati sul periodo 1951-1976, ossia il "pre Ariston"?
Abbiamo scelto questo periodo perché è quello di cui si conosceva meno, visivamente. Per i primi quattro anni il Festival di Sanremo venne trasmesso solo dalla radio e dal 1955 dalla televisione, ma senza una grande consapevolezza di quello che poteva simboleggiare per il Paese. Di conseguenza, del primo periodo di attività della manifestazione, si conosceva molto poco: come nacque, come era organizzato, anche logisticamente, la vita dei cantanti durante i giorni del Festival, la stampa. Da qui l’idea di portare al pubblico anche questo tipo di testimonianze finora poco conosciute.
Perché è nato il Festival di Sanremo?
Il Festival nacque con l’idea di incentivare il turismo invernale nella città di Sanremo, come successe per il Festival della Canzone Italiana di Viareggio, che chiuse, però, nel 1950. Il fatto che fosse trasmesso via radio nel 1951 lo rese una manifestazione nazionale e generò un senso di appartenenza collettiva perdurato negli anni, soprattutto dopo che la RAI, nel 1955, decise di trasformare il Festival in un evento televisivo.
Inizialmente il Festival era un evento di condivisione, che stringeva un po' tutti gli italiani attorno all’idea di “speranza per il futuro”. È ancora così secondo lei?
Il Festival è il momento televisivo più importante dell’anno, non solo perché la concorrenza risulta sconfitta in partenza, non solo perché c’è un grande battage pubblicitario che fa aumentare l’attesa e la voglia di vederlo, ma soprattutto perché è sicuramente un rito, sociale, culturale, immaginifico. D’altra parte è un rito che è cambiato nel tempo. Quando nacque, nel 1951, è stato voluto e pensato come un capitolo della ricostruzione d’Italia. Si consideri che, in quel preciso momento storico, gli echi della guerra ancora si sentivano, ed erano ancora visibili le rovine del ventennio fascista. Era necessario, quindi, un momento di spensieratezza e gioia, e il Festival di Sanremo, per l’Italia e gli italiani, nel 1951, lo fu. Il Festival di oggi è, invece, qualcosa che riguarda molto di più la televisione e la sua storia, una cerimonia televisiva, la storia del Paese non è più così centrale.
Come avete lavorato per l’editing della mostra?
Abbiamo selezionato le immagini, prima di tutto, per esclusione, togliendo tutte quelle che ritraevano, in maniera tradizionale, i cantanti sul palco. Non volevamo un taglio convenzionale, una cronistoria delle esibizioni del Festival, volevamo mostrare al pubblico il “dietro le quinte”, qualcosa che nessuno aveva mai visto o il cui ricordo si era perso nei tempi. Abbiamo selezionato fotografie che mostrassero il Festival “dal di fuori”, rendendo così visibile il rapporto dei cantanti con i fans, i momenti prima di entrare in scena, il pubblico in platea, lo svago dei cantanti fuori dal Casinò, i giornalisti in sala stampa, l’assalto dei fotografi al vincitore. Ci sono fotografie di scena, come quella di Celentano, che nel 1961 si presentò di schiena al pubblico per la sua 24000 baci. Ma è, per l’appunto, un’immagine di rottura perché quella performance fu assolutamente un’azione di rottura scenica.
Nel suo immaginario, soprattutto in quello di lei bambino, cosa rappresentò il Festival di Sanremo?
Ho cominciato a guardare il Festival da liceale, a scuola se ne parlava molto. Eravamo stufi delle canzoni melodiche e cercavamo qualcosa di diverso, trovandolo in quei cantanti che imitavano il sound e lo stile delle canzoni straniere. In Inghilterra c’erano i Beatles e noi ci dovevamo accontentare di Bobby Solo?
Un ricordo che ha ritrovato guardando queste fotografie d’archivio?
Vedendo Gigliola Cinquetti, vedendo Bobby Solo, vedendo Sergio Endrigo mi sono venuti in mente molti ricordi adolescenziali. Penso che sia una mostra molto emozionante ed emozionale perché essendo il Festival di Sanremo una manifestazione che coinvolge l’emotività collettiva di un Paese le fotografie fanno emergere il senso di unità, ma anche il trasporto personale di ognuno, la propria storia e, come è successo per me, i propri ricordi.
L’allestimento della mostra è fatto su pannelli azzurri. L’azzurro ha un significato specifico?
L’azzurro pallido dei pannelli è l’azzurro che si poteva vedere negli anni della televisione in bianco e nero quando si camminava per strada e insieme al vociare delle trasmissioni, dalle finestre, la sera, si scorgeva anche un cono di luce di questo colore. Abbiamo cercato di ricreare quell’atmosfera così magica.
Non ha l’età. Il Festival di Sanremo in bianco e nero 1951-1976
- A cura di Aldo Grasso
- Gallerie d’Italia, piazza San Carlo, 156 –Torino
- dal 1° febbraio al 12 maggio 2024
- tutti i giorni 9.30-19.30; mercoledì 9.30-22.30. Lunedì chiuso
- intero 10€, ridotto 8€
- gallerieditalia.com