A cavallo del confine tra Polonia e Bielorussia si estende la foresta di Białowieża. Con una superficie immensa (quasi 1.500 km²) e una ricca biosfera che comprende rare specie di flora e fauna, questo ecosistema unico è stato dichiarato Patrimonio UNESCO nel 1979.
La foresta ospita centinaia di specie di muschi e licheni, migliaia di specie di invertebrati, circa centoventi specie di uccelli nidificanti e cinquantadue specie di mammiferi, tra cui linci, alci, lupi e bisonti europei. Fra questi, il simbolo più riconosciuto della foresta è proprio il bisonte europeo (in polacco żubr)… sì, quello stampato sulla bottiglia della Żubrówka, la più famosa vodka alle erbe prodotta in Polonia e Bielorussia.
In teoria la foresta è vergine (incontaminata dalla presenza antropica), in pratica anche nei suoi spazi più impenetrabili, all’ombra di imponenti querce i cui tronchi arrivano a misurare sette metri di circonferenza, l’essere umano ha fatto “del suo meglio” per alterare gli equilibri e portare il bisonte sull’orlo dell’estinzione.
Secoli di storia hanno visto l’avvicendarsi di regnanti polacchi e zar più o meno inclini alla tutela dell’animale e dopo un pericoloso circolo vizioso – in cui si alternavano istituzioni di riserve di caccia, opere di disboscamento, fasi di bracconaggio incontrollato e tentativi di protezione della specie – si è giunti alla fine della Prima Guerra Mondiale con soli cinquantaquattro bisonti sopravvissuti, tutti sparsi in diversi zoo del mondo e nessun esemplare in Polonia.
Nel 1929 lo Stato polacco acquistò quattro bisonti europei per avviare un’operazione di reintroduzione nella foresta di Białowieza, dove nel 1976 si contavano 1.600 esemplari che scongiurarono finalmente il pericolo di estinzione.
Il fascino del bisonte nella fotografia naturalistica
Il bisonte europeo è un animale possente, è lungo più o meno tre metri, pesa in media 600Kg ed è il più grande animale selvatico terrestre in Europa. Contribuisce alla regolazione della vegetazione e alla conservazione della biodiversità e la sua aura quasi mitologica lo rende un soggetto ambito dai fotografi amanti della natura, pronti a pianificare viaggi ad hoc nelle terre più selvagge per portare a casa qualche scatto memorabile, ma soprattutto per vivere l’eccitante sensazione di osservare dal vivo un animale tanto raro e maestoso.
Così ha fatto Michael Lovera, avventuriero ventitreenne piemontese con la passione della fotografia naturalistica, che lo scorso febbraio non ha resistito alla tentazione di dedicare cinque giorni alla caccia fotografica nella foresta di Białowieza, in Polonia, con l’ambizione di avvistare e ritrarre bisonti europei, ma anche aquile, alci e lupi.
“Ero un po’ preoccupato per quanto riguarda i bisonti”, ha raccontato Michael alla nostra redazione, “perché l’inverno senza neve ne agevolava il procacciamento di cibo all’interno della foresta senza spingerli a spostarsi nei campi aperti. Questo ha reso la loro ricerca un po’ più complicata del previsto, ciononostante ho avuto la fortuna di individuarli e osservarli a pochi metri di distanza per ben due volte. Ho trascorso ore in loro compagnia, cercando di ottenere qualche scatto che potesse esprimerne la forza e maestosità”.
Michael Lovera e l’aquila di mare codabianca
Dei cinque giorni previsti dalla tabella di marcia, Michael ne ha trascorsi due in cerca di rapaci, in particolare dell’aquila di mare codabianca, affascinante predatore la cui apertura alare può arrivare a misurare 240cm e che nella foresta di Białowieza è possibile avvistare anche in splendidi scenari innevati. Per ottenere gli scatti desiderati sono state necessarie otto ore di attesa, che Michael ha trascorso in un capanno in legno dotato di vetri antiriflesso. Sdraiato su un tappetino di gomma, con temperature al di sotto dello zero, il giovane fotografo ha conquistato un paio di minuti speciali, durante i quali ha potuto apprezzare da vicino alcuni esemplari e immortalarli con diverse riprese dinamiche.
Il vero fotografo naturalista, si sa, non abbassa mai la guardia. Così, in macchina sulla via del ritorno verso l’aeroporto, Michael viaggiava con la fotocamera su sedile del passeggero, speranzoso di incontrare qualche alce nei cento chilometri di tragitto attraverso la foresta.
L’attesa dell’alce si è rivelata vana, in compenso la natura ha scelto di premiare la tenacia del fotografo con un avvistamento alternativo: un branco di sei lupi ha attraversato la strada davanti ai suoi occhi, regalandogli il ricordo che segue.
“Ho fermato la macchina, l’agitazione è salita alle stelle, ho cercato disperatamente di inquadrarne uno con la fotocamera, ma purtroppo erano già troppo lontani. Ho deciso di non ripartire subito, aspettare ancora un attimo, in silenzio…ed è stata una delle decisioni migliori che potessi prendere. Uno dei sei lupi, dopo poco più di un paio di minuti, ha deciso di tornare indietro e fermarsi a pochi metri da me. Ho messo l’occhio nel mirino, il mio sguardo si è incrociato con il suo e ho schiacciato il pulsante di scatto. Uno sguardo che difficilmente dimenticherò. Un ennesimo regalo della natura”.
Tutto ebbe inizio da cince e semi di girasole
Michael Lovera è nato nel 2001 a Cuneo e vive a Borgo San Dalmazzo (CN). In terza superiore, incuriosito da un nuovo compagno di classe che fotografava numerose specie di piccola avifauna vicino casa, gli confessò di non aver mai notato quella varietà e di aver creduto, per anni, che tutti suoi avvistamenti fossero riconducibili a “comuni passerotti”.
Dietro consiglio del compagno, Michael riempì un sottovaso con briciole di biscotti e semi di girasole e dopo un paio di giorni vide arrivare le prime cince, i pettirossi e i suoi “amati” cardellini.
A quelle cinciarelle, con un Tamron montato su una reflex APS-C Canon Eos 80D, il giovane fotografo scattò la sua prima fotografia di avifauna. “Uno scatto che non ha nulla a che vedere con quelli che faccio oggi”, ha commentato, “ma che conservo nel mio hard disk per ricordare da dove sono partito”. Da quel momento Michel ha iniziato a studiare la fauna del territorio cuneese mediante l’uso di fototrappole, a viaggiare all’estero in cerca delle specie più disparate, dalla lince iberica, all’orso bruno, fino all’allocco della Lapponia.
È rimasto incantato dalle terre della Tanzania, dal cratere di Ngorongoro, dalle distese infinite del Serengeti e dal lago Ndutu, che consiglia a chiunque di vedere almeno una volta nella vita.
Nel corso degli anni il fotografo ha messo a punto un suo stile, basato sul contatto visivo con l’animale ripreso e sulla pulizia visiva dell’immagine.
“Che si tratti di un piccolo passeriforme delle mie montagne o di un leone della savana, sono alla ricerca di un’immagine che riesca, con pochi e piccoli dettagli fondamentali, a valorizzare il soggetto”.
Il soprannome “Mini Michael”, per chi se lo stesse domandando, deriva da questo approccio minimalista. I suoi compagni di avventura fotografica, a quanto pare, lo chiamano così.
Tutte le fotografie realizzate da Michael in Polonia sono state scattate con una fotocamera mirrorless full frame Canon Eos R5 abbinata a un obiettivo Canon RF 400mm f/2.8.
Nel caso dell’immagine di apertura di questo articolo e della fotografia dell’aquila a terra, è stato utilizzato un moltiplicatore di focale Canon EXTENDER RF 1.4x.
Di seguito un’altra piccola selezione delle fotografie scattate da Michael in giro per il mondo. La galleria completa dei suoi scatti è visibile sul suo profilo Instagram @michael.lovera_photo.
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