Enrico Cattaneo sosteneva che chi scatta una fotografia l’ha già costruita nella sua mente e cerca a tutti i costi di concretizzare quell’idea. "Fotografare un’idea" è proprio il titolo di un libro magistrale che racconta questo prolifico fotografo, frugando tra i suoi archivi, tra i suoi pensieri e tra le tante idee che è riuscito a tradurre in immagini.
Negli anni Cinquanta Enrico Cattaneo (Milano, 1933-2019) desiderava un banjo e sua madre aveva tutte le intenzioni di regalargliene uno. Fortuna – per il mondo della fotografia e dell’arte – che i rigattieri ai quali si rivolse la donna non sapevano neanche cosa fosse un banjo e che la scelta alternativa ricadde su una fotocamera. Dopo aver pensato “meglio di niente”, Cattaneo iniziò a fotografare. Il libro Enrico Cattaneo. Fotografare un’idea è frutto del brillante progetto di Luisella Cattaneo, sorella di Enrico, di “portare a conoscenza di quanti lo hanno frequentato e stimato, ma anche di chi invece scoprisse solo ora il suo lavoro” le tante qualità artistiche del fratello.
Il volume – simposio di fotografie, riflessioni, citazioni e interviste che tracciano il dettagliato ritratto di un autore eclettico e audace – si apre con il capitolo nodale del percorso fotografico di Cattaneo: il mondo dell’arte.
Nessun ordine cronologico, dunque, nel proporre al lettore le immagini prodotte dal fotografo, scelta che con tutta probabilità rispecchia la propensione dell’autore stesso ad accostare le sue fotografie su base creativa piuttosto che temporale, divertendosi a mescolare vecchio e nuovo.
Enrico Cattaneo e il mondo dell’arte
Se il primo incontro tra Cattaneo e la fotografia potrebbe definirsi casuale, lo stesso può dirsi del suo contatto iniziale con il mondo dell’arte. Lontano dall’approccio pittoricista dei fotoamatori di fine anni Cinquanta, il giovane fotografo trovava piuttosto nelle sue corde una visione fotografica di stampo umanista, che orientò il suo interesse verso la documentazione del degrado della periferia milanese. “A passeggio nella desolazione di questi paesaggi urbani sono andato a sbattere contro un mondo che viveva intorno a Brera”, ha raccontato l’autore riferendosi al suo primo contatto con la Casa degli artisti di corso Garibaldi 89.
Fu in quel palazzo intriso di arte che Cattaneo intraprese un percorso immersivo nella scena artistica dagli anni Sessanta alla fine degli anni Novanta, non potendo più fare a meno di fotografarne i protagonisti, le loro opere, e le loro attività. Faceva amicizia con gli artisti, prendeva parte alle loro riunioni, documentava tutti i vernissage prediligendo gli atteggiamenti spontanei e conviviali di tutti i partecipanti. A suo tempo più noto agli artisti che ai fotografi, Cattaneo si rivelò un personaggio chiave nella testimonianza degli accadimenti legati al mondo dell’arte, sulle orme del coevo Ugo Mulas, fino a diventare il fotografo ufficiale di importanti gallerie, prime su tutte quelle del mercante d’arte Guido Le Noci e del paladino della diffusione della cultura dada e surrealista Arturo Schwarz.
Scorrendo le fotografie del primo capitolo del libro, dunque, si incontrano importanti volti del mondo dell’arte della seconda metà del Novecento: Lucio Fontana nel cortile del suo studio milanese, Man Ray alla vernice della sua mostra Je n’ai jamais peint un tableau récent allo Studio Marconi, Arturo Schwarz, Giorgio Marconi, Enrico Baj, Mauro Staccioli e Alik Cavaliere solo per citarne alcuni.
Enrico Cattaneo: conoscere il soggetto
Punto di forza della produzione di Cattaneo fu la sua relazione emotiva con i soggetti, fulcro di tutte le sue fotografie. La pratica fotografica, per lui, doveva generare un’esperienza condivisa, che gli consentiva di effettuare una lettura critica delle opere d’arte, specialmente della scultura. Allo stesso modo l’autore si immergeva – fotocamera alla mano – in contesti di altra natura, come fece in occasione dello Sciopero degli operai di Breda del 1961 che fotografò dall’interno, lasciandosi coinvolgere nella manifestazione.
Tutti i volti fotografici di Enrico Cattaneo
Durante un’intervista del 2016 con Angela Madesani, Cattaneo avevo dichiarato: “Ho giocato su due o tre tavoli: come documentarista esterno di paesaggi e situazioni, come documentarista di opere d’arte e come creativo”.
Le 312 pagine di Enrico Cattaneo. Fotografare un’idea offrono anche a chi fosse digiuno della produzione fotografica di Cattaneo tutti gli strumenti per assaporarne i diversi volti fotografici. Il libro ha il pregio di battere più e più volte, con coraggio e attraverso tagli differenti, sui tratti fondamentali della personalità fotografica dell’autore. Questa “preziosa insistenza” fa sì che il lettore assimili con più facilità il ritratto di questo prolifico fotografo di cui emerge tutta la sensibilità, la curiosità, la maestria tecnica e la capacità di fare propria l’esperienza degli artisti che frequentava, reinterpretandola nelle più disparate sperimentazioni personali.
Uno sguardo ai progetti fotografici di Cattaneo
Tra le pagine del volume sfilano tutte le predilezioni di Cattaneo, attratto dai “tipi umani” di qualsiasi estrazione sociale, dall’arte, dalla chimica, dai materiali di scarto che portano le tracce del tempo. Nel maestoso formato 24,5x30cm del libro c’è spazio per tutti i progetti emblematici della produzione del fotografo, dai primi piani granulosi di Gran Gala, in cui vengono fotografati i volti dei partecipanti alla prima de La Scala, alle Pagine degli anni Settanta, sculture fotografiche basate, per l’appunto, sul recupero di materiale destinato a essere smaltito.
Si passa anche per In Regress, progetto che sperimenta il deperimento di fogli stampati e non fissati lasciati a prendere luce nella bacinella dello sviluppo, nonché per il bizzarro reportage di macrofotografia sulla fauna entomologica stampato su carta Fluomat Vert (Safari, 1972), e per i Paesaggi ottenuti senza fotocamera, facendo colare acidi tradizionali da camera oscura su carta politenata Ilford.
Tra i tanti lavori citati nel libro, particolare attenzione è dedicata ai Guerrieri, serie fotografica realizzata con banco ottico e pellicole piane di grande formato che mescola sapientemente ready made e perizia tecnica. Si tratta di sagaci reinterpretazioni di vecchi oggetti di uso comune ironicamente ripresi in “pose” che li discostano dalla loro natura originale grazie a un magistrale uso della luce che ne sottolinea l’aspetto grottesco e riproduce una drammatica atmosfera teatrale.
Ancora still life
Con i progetti Maschere e Attori, Cattaneo portò avanti il filone dello still life, pratica in cui trovò rifugio dopo la morte prematura della moglie Rosa nel 1987, operando con fare quasi ossessivo in un mondo sospeso creato intorno a materiali di recupero.
Sebbene il fotografo abbia spesso puntualizzato di non essere mai stato interessato al ritratto, nella serie di fotografie in cui delle lattine consunte “si atteggiano” a figure umane si palesano degli accorgimenti tecnici che fanno il verso proprio alla ritrattistica classica, come il viraggio seppiato di primi piani racchiusi in una forma ovale.
Tutti i lavori di Cattaneo sono, in qualche modo, dimostrazioni del suo stretto contatto con il mondo dell’arte. Persino fotografando l’ex stabilimento della Magneti Marelli, nel 1996, il fotografo trattò gli interni della fabbrica abbandonata come una galleria d’arte contemporanea, rileggendo gli elementi di degrado come delle vere e proprie opere d’arte.
Cattaneo racconta sé stesso
Enrico Cattaneo. Fotografare un’idea si chiude con una corposa raccolta di interviste racchiuse nell’appendice del libro. Pagine farcite di aneddoti e riflessioni che consentono di scrutare il fotografo da vicino e di entrare nella sua dimensione personale, caratteriale e creativa tanto quanto lui si avvicinava ai soggetti di cui voleva cogliere l’essenza.
Cattaneo si racconta in prima persona, si mostra ironico, confida di avere bisogno di lavorare nel silenzio, di essere abituato a osservare tutto ciò che lo circonda e di non saper fare a meno di raccogliere gli oggetti in cui si imbatte, “come fanno i contadini con un pezzo di fil di ferro”.
Preciso, puntiglioso – a parer suo perché nato sotto il segno della Vergine – ed eccezionalmente sensibile, questo fotografo dalle mille risorse ha prodotto un’inestimabile archivio fotografico, e solo negli ultimi anni di vita si era deciso a buttar giù un libro che mostrasse l’aspetto più scanzonato del suo lavoro di artista-fotografo. La malattia gli impedì di portare a termine il progetto, e al suo pubblico non resta che provare a immaginarne il risultato. In ogni caso è doveroso, per gli appassionati di arti visive, ammirare il patrimonio visivo che questo talentuoso fotografo ha “regalato” alla comunità fotografica e provare a conoscerlo attraverso la moltitudine di preziosi testi che lo riguardano.
Enrico Cattaneo. Fotografare un’idea
Titolo Enrico Cattaneo. Fotografare un’idea
A cura di Giorgio Zanchetti e Luca Pietro Nicoletti
Formato 24,5x30cm
Immagini 245
Pagine 312
Lingua italiano e inglese
Prezzo 36 euro
Editore silvanaeditoriale.it