Reggio Emilia
Dal 26 aprile al 9 giugno 2024
Il concetto di contrappasso dantesco si evince già dal titolo del progetto di Massimiliano Corteselli, Contrapasso, per l’appunto, con una “p” sola, come compare scritto nell’opera del sommo poeta. Il lavoro dell’autore sarà esposto a Reggio Emilia, a Palazzo dei Musei, dal 26 aprile al 9 giugno, in occasione di Giovane Fotografia Italiana #11 – Premio Luigi Ghirri 2024, durante la XIX edizione di FOTOGRAFIA EUROPEA.
Il viaggio lungo le coste del Mediterraneo, alla ricerca degli incendi dolosi che devastano il territorio e la sua cultura, ha permesso a Massimiliano di porsi alcune domande su sé stesso, sulle antiche civiltà e sul futuro della nostra. Abbiamo intervistato il fotografo ripercorrendo con lui il cammino di Contrapasso.
In Contrapasso ricolleghi l’immaginario dantesco al racconto degli incendi nel Mediterraneo. Perché questa analogia?
All’inizio di un progetto, cerco sempre di lasciarmi guidare dall’intuito e di iniziare a fotografare senza avere le idee ben chiare. Nel caso di Contrapasso, durante i miei primi viaggi, non avevo ancora pensato a Dante, ma stavo cercando un tema che mi permettesse di affrontare fotograficamente la crisi climatica. Solo molto più tardi ho capito che questo mio lavoro non raccontava le problematiche relative al clima, ma si soffermava, invece, sul tessuto sociale di alcune zone rurali del Mediterraneo. Inoltre, più mi immergevo in questo immaginario più mi tornava alla mente mio nonno: la sua vita da pastore al confine tra Lazio e Abruzzo, per me, aveva qualcosa di magico, di idilliaco e di semplice.
Una semplicità che, purtroppo, può nascondere un lato oscuro e brutale: fra pastori c’era, ed ancora c’è, la consuetudine di dare fuoco ai pascoli di altri pastori con cui si è in lite. Questo movente è stato una delle linee guida più importanti nello sviluppo concettuale del mio lavoro: “vendetta” e “punizione divina” sono concetti molto simili nella testa di alcune delle persone che ho incontrato. In questo modo mi sono, quindi, avvicinato all’idea dantesca del “contrappasso”: il peccato commesso è la punizione che si subirà in seguito.
Partendo da questa lettura ho esteso l’idea delle origini degli incendi sul Mediterraneo a storie di politici corrotti, invidia, ripicche, litigi familiari, aziende fallite, stipendi non pagati, rifiuti smaltiti illegalmente, accuse di tradimenti e omicidi, portando al centro del progetto il vero problema che si nasconde dietro a questi incendi: la natura umana corrotta che crea un ciclo infinito di sofferenze.
Cosa ti ha spinto a realizzare questo progetto, la tua storia personale o il senso civico?
Mi ha spinto soprattutto la ricerca delle mie radici italiane. Crescendo in Germania, il divario culturale tra me e la mia famiglia aumentava di anno in anno. Inoltre, i miei nonni sono morti tutti quando ero molto piccolo e non ho avuto modo di conoscerli veramente. Così, per realizzare Contrapasso, trascorrendo molto tempo con dei pastori, ho immaginato la vita di mio nonno che portava al pascolo le sue pecore, colmando, in questo modo, una lacuna della mia storia personale. Però penso anche che il mio lavoro travalichi le mie motivazioni personali, cercando di restituire un senso più profondo e collettivo. Ho usato, infatti, la fotografia come se stessi scrivendo un racconto mitologico che si avvale di una simbologia legata alle usanze religiose e folcloristiche.
Questa simbologia mi ha permesso di sintetizzare, nella narrazione legata agli incendi dolosi, fenomeni molto più complessi come la corruzione, la speculazione immobiliare, il disboscamento, i riferimenti mitologici, religiosi e folcloristici del paesaggio mediterraneo, il continuum di azione e reazione innescato dalla vendetta, la rigenerazione della natura, il rapporto tra persone e paesaggi, l’esodo rurale e, infine, il fatto che la crisi climatica non sia semplicisticamente l’origine degli incendi – c’è sempre, infatti, la mano dell’uomo ad iniziare tutto – ma ne faciliti la diffusione.
Il tuo progetto si avvale anche di rappresentazioni evocative, ritratti di maschere e messe in scena di riti e leggende. Come ti sei mosso sul territorio per scoprire queste storie?
Il paesaggio mediterraneo nasconde rovine di civiltà antichissime che, prima degli incendi, si celavano sotto sterpaglie e boschi fittissimi. In Sardegna, ad esempio, dopo gli incendi degli ultimi anni che hanno disboscato la vegetazione, è diventato evidente, anche visivamente, il raccordo tra le case bruciate e i resti nuragici, sottolineando la natura ciclica di ogni civiltà nella storia dell’essere umano. Partendo da questa visione, alcune domande sono nate istintivamente: cosa porta al crollo di una civiltà? L’Antropocene sarà l’ultimo capitolo dell’uomo? Quali saranno le rovine della nostra civiltà?
Ho guidato per giorni e giorni, a volte anche dormendo in macchina, per trovare luoghi e persone che mi potessero aiutare a rispondere e, in parte, Contrapasso è la sintesi di questa mia inchiesta. Sono estremamente grato per la fiducia che mi è stata data dalle persone incontrate durante il mio lungo viaggio, per avermi fatto entrare nelle loro vite e nelle loro questioni più private. Un progetto di questo tipo richiede tempo, pazienza e tanta empatia. Il 10% del tempo, poi, è dedicato a fotografare.
Per i ritratti, come hai lavorato con i tuoi soggetti?
Prima di tutto mi sono lasciato ispirare dalle loro storie e dalle loro usanze. Infine, secondo me c’è sempre un dislivello di potere quando si creano dei ritratti posati così teatrali, per questo motivo la comunicazione con i miei soggetti è sempre stata chiara, condividendo con loro le mie intenzioni, ascoltando ciò che avevano da raccontarmi e facendo, a mia volta, alcune domande per capire bene le loro storie. Direi che le immagini di Contrapasso, non solo i ritratti, sono il risultato di una sincera collaborazione con i soggetti che ho fotografato, ma anche con tutte le persone che mi hanno aiutato durante il cammino.
Che apporto ha dato la luce al tuo progetto?
Volevo che la luce fosse ispirata al ‘chiaroscuro’ dei dipinti rinascimentali e barocchi, nello specifico Caravaggio è sempre stato un mio riferimento. Volevo abbandonare la realtà per un senso maggiormente estetico. Per me era importante trovare uno stile che creasse, inconsciamente, dei collegamenti con la storia dell’arte. Da questo pensiero deriva la scelta di colori terra piuttosto monocromatici.
Il tuo progetto è stato selezionato per Giovane Fotografia Italiana #11 - Premio Luigi Ghirri 2024, in occasione della XIX edizione di FOTOGRAFIA EUROPEA. Pensi che il mondo della fotografia in Italia dia lo spazio necessario ai fotografi emergenti?
Essendo cresciuto in Germania e non avendo ancora molta esperienza nel mondo della fotografia italiana, non mi sento in grado di rispondere a questa domanda. Sono comunque felicissimo di far parte della mostra di Giovane Fotografia Italiana #11 – Premio Luigi Ghirri 2024 e ringrazio il Comune di Reggio Emilia per questa opportunitá.
Ulteriori informazioni su Gabriele Micalizzi e i suoi lavori sono disponibili sul sito ufficiale dell’autore massimilianocorteselli.com. I dettagli relativi alla 19ª edizione del festival FOTOGRAFIA EUROPEA, invece, sono su fotografiaeuropea.it.
Massimiliano Corteselli. Contrapasso
- A cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi
- Giovane Fotografia Italiana #11 - Premio Luigi Ghirri 2024
- Palazzo dei Musei, via Lazzaro Spallanzani, 1/A – Reggio Emilia
- dal 26 aprile al 9 giugno 2024
- mar, mer, gio 10-13; ven, sab, dom e festivi 10-18. Lunedì chiuso
- ingresso gratuito
- gfi.comune.re.it
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