Il progetto Birds of a Feather, diventato ora anche libro pubblicato da Warwick Editions & Workshop Arts, parte dalla recondita passione dell’autrice Claire Rosen per il mondo ornitologico, per la grazia e la bellezza di quegli uccelli che fin da bambina guardava con ammirazione e magia. La serie risulta una vetrina estetica dove far posare, democraticamente, queste splendide creature, dalle specie più rare e “selvatiche” a quelle più domestiche, ma vuole essere anche uno spazio visivo dove Claire riflette sull’iconografia degli uccelli, su cosa implichi la loro rappresentazione.
Tra colori sgargianti e un’estetica molto raffinata, il libro accoglie uno sguardo diverso sul mondo degli amici piumati, uno sguardo che potrebbe insegnare molto a noi umani con la tendenza ad antropizzare tutto ciò che ci sta attorno. Abbiamo fatto due chiacchiere con Claire per farci raccontare il suo progetto.
Da dove e quando nasce la tua passione per gli uccelli?
Da bambina, la mia famiglia aveva come animali domestici parrocchetti e calopsitte. Fin da piccola sono stata attratta da tutti gli animali, la loro presenza ha suscitato una profonda curiosità e un affetto che si sono riversati nella mia pratica artistica. La fotografia è diventata per me un mezzo per costruire un mondo tutto mio, una lente attraverso la quale poter stare in mezzo alle creature che mi affascinavano.
Birds of a Feather è nato dal desiderio di catturare la bellezza e la meraviglia che provavo osservando alcuni pappagalli colorati e chiacchieroni nel negozio di animali della mia città. Lavorare con gli uccelli per questo progetto ha solo amplificato il mio profondo rispetto e la mia ammirazione per loro. Che si tratti di catturare l’eleganza di un falco o le giocose bizzarrie di un’anatra da cortile, mi sento incredibilmente fortunata a condividere del tempo con queste creature, lasciando che il loro comportamento naturale ispiri e guidi il mio lavoro. Sono arrivata a considerare il processo come una collaborazione, in cui entrambe le parti contribuiscono, ciascuna con la propria magia speciale, sbloccata dalla fiducia reciproca.
Cosa simboleggia Birds of a Feather?
Birds of a Feather cattura i ritratti di una vasta gamma di uccelli, che ne sono i personaggi principali e rappresentano le personalità uniche e diversificate che caratterizzano il mondo aviario: individui degni di cura e protezione. La serie fa riferimento al desiderio di possedere ciò che è bello, selvaggio ed esotico; un possesso che modifica in modo permanente l’oggetto del desiderio attraverso la ricontestualizzazione. Questa intersezione tra arte, storia e ornitologia invita gli spettatori a riflettere non solo su come rappresentiamo gli uccelli, ma anche sul perché. Cosa ci racconta il nostro fascino duraturo per la bellezza degli uccelli relativamente al rapporto con il mondo naturale? In che modo queste rappresentazioni plasmano o distorcono la nostra percezione della natura?
A cosa fa riferimento il titolo del progetto e del libro?
‘Birds of a Feather’ è un noto modo di dire che indica relazioni di affinità. Il mio obiettivo è quello di evidenziare e amplificare la nostra natura affine con gli uccelli attraverso la ritrattistica. Gli uccelli rispecchiano le pose attente e consapevoli degli esseri umani in modi inaspettati. In posa, si antropomorfizzano mentre attribuiamo emozioni e intenzioni umane alle loro espressioni. Queste immagini invitano gli spettatori a esplorare la vita interiore di queste splendide creature e il loro ruolo nella nostra ricerca di casa, felicità e svago.
Che tipo di iconografia ha influenzato il tuo lavoro?
Le illustrazioni storiche di uccelli del XVII e XVIII secolo, così come i motivi delle carte da parati dello stesso periodo, hanno avuto un’influenza particolare. Sono attratta dalla meticolosità dei dettagli e dal colore nelle opere di artisti come Audubon, John Edwards, Elizabeth Gould ed Elizabeth Gwillim, le cui tavole combinavano l’osservazione scientifica con l’arte, catturando la bellezza degli uccelli che per prima ha alimentato il mio interesse per l’estetica di queste affascinanti creature.
Oltre a queste illustrazioni, gli uccelli sono ampiamente presenti nelle arti decorative, negli arazzi e nelle carte da parati nel corso del tempo e hanno influenzato il mio linguaggio visivo, offrendo un ricco vocabolario di rappresentazioni.
Facendo riferimento a questa discendenza, la mia serie crea un dialogo tra passato e presente, tra curiosità scientifica ed estetica, evidenziando sia la nostra ammirazione per la natura sia i modi in cui l’abbiamo storicamente inquadrata e contenuta all’interno di ambienti creati dall’uomo.
Gli uccelli che hai ritratto per la produzione del libro sono stati tutti fotografati con fondali variopinti e molto estetici. Che valore ha l’ambientazione che hai voluto dare ai tuoi scatti?
L’estetica della serie è intenzionalmente stratificata. Colori vivaci e motivi intricati sono selezionati per catturare l’occhio, mentre l’interazione tra uccelli e sfondo aggiunge una giustapposizione che cerca di incuriosire. Riguarda gli uccelli, ma non solo: lo sfondo riccamente decorato diventa un personaggio a sé stante, amplificando i temi della bellezza, dell’addomesticamento e del desiderio umano di integrare la natura nella vita quotidiana. Gli sfondi rappresentano gli ambienti artificiali imposti a queste creature, evidenziando la tensione tra desiderio e spostamento. Sono selezionati per introdurre bellezza, illusione ottica e fusione visiva: gli uccelli sembrano appartenere al loro ambiente naturale, ma in realtà ciò che hanno dietro è solo la sua rappresentazione.
Con che strumentazione li hai fotografati? La tua vicinanza alterava la loro “posa”?
Nel corso degli anni ho lavorato con diverse fotocamere, attualmente una Fujifilm GFX 100 con obiettivo 32-64mm, treppiedi e kit di illuminazione, che spesso comprende due softbox. Prediligo attrezzature semplici e affidabili, così da potermi concentrare interamente sulla connessione con il soggetto. Gli uccelli con cui lavoro hanno familiarità con l’interazione umana, ma cerco di essere discreta e di mantenere la calma e la tranquillità sul set. L’interazione tra me e il soggetto crea spesso quell’intensità espressiva che risulta coinvolgente per lo spettatore.
Con che strumentazione li hai fotografati? La tua vicinanza alterava la loro “posa”?
Nel corso degli anni ho lavorato con diverse fotocamere, attualmente una Fujifilm GFX 100 con obiettivo 32-64mm, treppiedi e kit di illuminazione, che spesso comprende due softbox. Prediligo attrezzature semplici e affidabili, così da potermi concentrare interamente sulla connessione con il soggetto. Gli uccelli con cui lavoro hanno familiarità con l’interazione umana, ma cerco di essere discreta e di mantenere la calma e la tranquillità sul set. L’interazione tra me e il soggetto crea spesso quell’intensità espressiva che risulta coinvolgente per lo spettatore.
Hai collaborato con degli addestratori?
Sì, gli uccelli ritratti sono accompagnati da falconieri che conoscono i loro animali intimamente. La loro competenza è essenziale, garantisce che le sessioni siano sicure, tranquille e rispettose. Collaborare con i custodi di questi uccelli offre anche una visione approfondita delle complesse relazioni che gli esseri umani hanno con loro, dalle collaborazioni lavorative alla riabilitazione e alla cura. Poter osservare gli uccelli in situazioni sfortunate ha ulteriormente rafforzato il mio desiderio di condividere questi messaggi attraverso le mie opere.
Gli uccelli sono animali imprevedibili. Hai qualche aneddoto divertente da raccontarci mentre eri in fase di produzione delle immagini?
Assolutamente sì… Ho vissuto con loro dei momenti memorabili. Un gigantesco avvoltoio nero di nome Hoover una volta decise che la mia testa sarebbe stata, per lui, un ottimo trespolo, inducendomi un misto di terrore e piacere, e creando una sensazione stranamente simile a quella di uno di quei massaggiatori per la testa in filo metallico. Le anatre, invece, portano pura comicità in ogni ripresa. Questi aneddoti mi ricordano quanta personalità abbiano queste creature. È sempre emozionante stargli accanto.
Ulteriori fotografie e informazioni sul lavoro di Claire Rosen sono disponibili sul sito della fotografa claire-rosen.com.
Titolo Birds of a Feather
Fotografie di Claire Rosen
Formato 22×32,4 cm
Pagine 208
Lingua inglese
Prezzo 82,44 euro
Editore WARWICK EDITIONS & WORKSHOP ARTS
ISBN 979-8-9985632-0-1
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