Nella città di Zenica Matteo Trevisan (Gorizia, 1991) ha incontrato una famiglia di bosniaci che vivono in condizioni economiche difficili, in un’area straziata da livelli di inquinamento sconcertanti. Non hanno soldi per spostarsi, non bevono caffè in giardino perché quando ci hanno provato hanno notato che la polvere scura che avvelena l’aria si deposita nella tazza in un batter d’occhio. Uno dei tre figli soffre di problemi respiratori cronici.
Dal 2022 Trevisan documenta storie come questa in giro per i Balcani centrali, dove si registra un tasso di inquinamento fino a cinque volte superiore ai limiti raccomandati dall’Unione Europea.
Tappeti di fabbriche metallurgiche alimentate a carbone saturano l’aria con emissioni di anidride solforosa e polveri tossiche, mentre mastodontiche miniere di lignite divorano la terra e contaminano il suolo, al punto da indurre le autorità locali a emettere ordinanze che vietano ai cittadini il consumo di uova e verdure a foglia locali.
Le aziende lattiero-casearie non acquistano latte dai produttori del posto per via di ciò che mangiano e bevono gli animali e in questo quadro a dir poco allarmante non si contano le persone alle quali viene diagnosticato un cancro.
Il progetto fotografico di Matteo Trevisan si intitola More necessary than the sun (più necessario del sole) e ha vinto la seconda edizione di Attra-versus, il concorso fotografico organizzato dal CRAF di Spilimbergo per premiare i più promettenti giovani fotografi under 35.
Ecco la nostra intervista con l’autore.
Cosa è “più necessario del sole”?
‘Più necessario del sole’ è un detto che usavano i minatori della città bosniaca di Zenica. L’ho trovato scritto su una parete di un bar e sono stati gli abitanti del posto a spiegarmene il senso. Il concetto si può riassumere così: lavorare sottoterra per estrarre carbone, al buio, creando polveri che oscurano il sole, ma generando profitto e quindi denaro, è più importante della luce del sole e della salute delle persone. Mi sembrava il titolo giusto per questo progetto, che racconta le conseguenze del profitto a ogni costo.

Tra le fotografie pubblicate in questo articolo, qual è quella che parla di più?
Difficile dirlo. Se le riguardo ora, mi viene in mente l’immagine di Mirsad, seduto davanti a tutte quelle medicine. Era un ex lavoratore dell’acciaieria e non è riuscito ad andare in pensione a causa di un tumore alla laringe, che oggi lo costringe a parlare attraverso un macchinario.
Forse, però, la foto che mi fa più riflettere è quella dei ragazzi che fanno il bagno nel lago in Serbia. Per loro si trattava di un semplice pomeriggio di svago, mentre per me era assurdo immaginare di passare del tempo libero accanto a uno dei siti più inquinati del Paese. Mi ricorda sempre che la normalità è solo una questione di prospettiva.
Come sei finito nei Balcani centrali?
Mi hanno sempre affascinato, credo siano la parte d’Europa che si è meno omologata. Mi ci sono avvicinato inizialmente seguendo la rotta balcanica e i respingimenti tra Croazia e Bosnia. Poi, durante un viaggio con un’amica giornalista, abbiamo scoperto Zenica, dove si trova una delle acciaierie più grandi dei Balcani, di proprietà di ArcelorMittal, lo stesso gruppo dell’ex ILVA. Da lì è nato il progetto.
More necessary than the sun è un progetto concluso o in corso?
Ancora in corso. Ci sono luoghi in cui sento di dover tornare, soprattutto a Bor, in Serbia, e a Obiliq, in Kosovo. Inoltre, vorrei iniziare a esplorare il Montenegro.
Quanto tempo gli hai dedicato finora?
Abbastanza. Ho iniziato a lavorarci alla fine del 2022 e sono appena tornato dalla Serbia. Quindi direi quasi tre anni.
Rispetto ai limiti raccomandati dall’Unione Europea, l’aria dei Balcani è cinque volte più inquinata. Perché?
Perché il sistema industriale e la produzione energetica sono ancora basati su centrali a carbone e miniere di lignite a cielo aperto. E perché i governi non forniscono dati ufficiali sull’inquinamento e sulle malattie correlate. Dei dieci siti più inquinanti d’Europa, otto si trovano nei Balcani. Nel 2016, sedici centrali a carbone nei Balcani hanno emesso la stessa quantità di inquinanti di duecentocinquanta centrali nell’UE. Secondo attivisti e ricercatori la causa di tutto va ricercata nella corruzione, e io sono d’accordo.
l problema non riguarda solo l’aria, giusto?
No, ovviamente. L’aria è la conseguenza più evidente, ma è anche quella che si nota meno perché è invisibile. Ci sono problemi enormi di inquinamento delle falde acquifere e fenomeni di land grabbing [accaparramento delle terre, n.d.r.], soprattutto intorno alle miniere. Con l’espansione delle attività estrattive, spariscono terreni agricoli, foreste e interi villaggi. E con loro, la memoria storica di chi ci viveva.
Nella presentazione del progetto leggiamo di società straniere che gestiscono le numerose fonti di inquinamento. Di che Paesi si tratta?
Soprattutto Cina, Russia, India e Turchia. In Serbia, praticamente tutto è in mano ai cinesi. È una nuova forma di colonialismo, nella quale non sono più gli Stati a sfruttare territori esteri, ma le multinazionali, con la complicità dei governi locali.
Come sei entrato in contatto con le persone che hai fotografato?
All’inizio, gli attivisti e i ricercatori mi hanno aiutato a entrare in contatto con le comunità locali. Altre volte, restando a lungo nei luoghi, le storie emergono spontaneamente, stringendo amicizie con le persone del luogo.
In certi casi si è trattato di incontri fortuiti. Cammino molto, mi perdo nei luoghi in cui viaggio ed è così che a volte capita la magia di connettersi con gli estranei.
Ci racconti una storia che ti ha colpito?
In Kosovo ho conosciuto il Plemetin Boxing Club, una scuola di boxe per bambini e ragazzi in un villaggio rom. I fondatori, qualche anno fa, hanno deciso di usare la loro passione per la boxe per offrire un’alternativa ai giovani della zona, che vivono in condizioni di povertà. Il club sorge a soli cento metri dalla centrale a carbone Kosova B, tra le più inquinanti della regione.
Ma la cosa più interessante è che fin dall’inizio hanno deciso di aprire la scuola a tutte le etnie e oggi si allenano insieme bambini rom, kosovari, serbi e albanesi. Usano lo sport per superare i rancori ancora presenti nella regione. Non ricevono finanziamenti pubblici o privati, ma sono riusciti a creare qualcosa di straordinario.
Ritieni importante parlare dell’impatto psicologico di un lavoro fotografico come questo?
Mi sento fortunato a poter lavorare su questi progetti. Mi aiuta a ridimensionare le mie lamentele e a ricordare quanto sono e siamo privilegiati.
Ovviamente, però, ci sono momenti difficili. Se sei introverso come me, certe storie ti restano addosso. Recentemente, in Serbia, ho avuto un crollo dopo aver conosciuto una bambina di sei anni malata di leucemia. Davanti alla famiglia cerchi di restare composto, vedi la loro forza e stai in silenzio. Ma una volta fuori, ti senti impotente, come se tutto fosse inutile.
D’altra parte, incontro anche persone che lottano ogni giorno per cambiare le cose, nonostante tutto. Le ammiro molto, la loro forza e determinazione mi danno fiducia.
More Necessary than the Sun diventerà un libro?
Mi piacerebbe, certo. Ma prima voglio capire se e come continuerò a lavorare sul campo. Quindi, per ora, è un discorso che rimando.

Bio e contatti
Matteo Trevisan (Gorizia, 1991) è un fotografo e videomaker rappresentato dall’agenzia Contrasto dal 2021, che sviluppa progetti a lungo termine su temi sociali ed ecologici con un approccio antropologico al territorio.
Ha ricevuto numerosi premi nel corso degli anni e il suo lavoro è stato esposto in prestigiosi festival e gallerie internazionali. Trevisan ha collaborato con importanti istituzioni, associazioni e ONG come la Fondazione Europea per il Clima, Greenpeace e UNESCO. Le sue fotografie sono apparse in pubblicazioni internazionali come Politico, The New York Times, The Guardian, The Wall Street Journal e Internazionale.
Nel 2024 ha pubblicato il suo primo libro fotografico, I Guardiani della montagna – Stiamo ancora sognando (Danilo Montanari Editore), che esplora le lotte dei giovani del movimento NO TAV, accompagnato da un testo dello scrittore Erri De Luca.
Nel 2025, con More necessary than the sun, ha vinto la 2ª edizione di Attra-Versus, il concorso fotografico organizzato dal CRAF di Spilimbergo. La giuria era composta da Walter Guadagnini (Camera, Fotografia Europea), Tommaso Parrillo (Witty Books), Enrico Stefanelli (Photolux), Marianna Santoni (esperta di post-produzione a livello internazionale) e Pierpaolo Mittica (fotogiornalista, membro comitato scientifico CRAF).
Ulteriori informazioni sul lavoro di Matteo trevisan sono disponibili sul sito matteotrevisan.net.