Venezia
Dal 20 gennaio al 30 marzo 2024
Porto Marghera vista come un’opera di De Chirico. Un paesaggio straniante, desolato, quasi psicanalitico. Andrea Morucchio, nato a Venezia da generazioni e generazioni di veneziani, scova nello scenario industriale di Porto Marghera la sua riscoperta del concetto di “paesaggio” e ne trae spunto per il progetto L’estetica del tempo sospeso, iniziato nel 2009 e concluso nel 2019, ora in mostra nella sua terra natia, da _docks_ cantieri cucchini, fino al 30 marzo. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con l’autore per scoprire meglio il suo progetto.
L’estetica del tempo sospeso è un tuo racconto fotografico su Porto Marghera. Qual è il tuo coinvolgimento con la storia del luogo?
Io sono nato a Venezia, una città circondata e opulenta di storia, cultura e tradizioni. Per antitesi, lo spazio industriale, semi-dismesso, desolato, di Porto Marghera, visivamente, per me è stato molto stimolante, proprio perché diverso rispetto a quello lagunare. In un certo senso, con Porto Marghera ho messo in discussione il mio modo di intendere il paesaggio, elaborando una serie di immagini che possono essere intese come “fotografia industriale”, ma che io sento più vicine al linguaggio dell’arte contemporanea.
La tua però non vuole essere una documentazione di Porto Marghera, ma un’interpretazione…
Negli anni Novanta lavoravo con il reportage, ma con un occhio sempre teso al senso estetico della composizione. Consapevole di ciò, in seguito, ho completamente abbracciato un approccio alla fotografia in senso più interpretativo e autoriale. Questo mio rinnovato pensiero l’ho incanalato in una specifica ricerca visiva, quella sul paesaggio, sul paesaggio industriale, architettonico e anche su quello partorito dalla natura. Anzi, forse è stato proprio il paesaggio veneziano a darmi l’impulso per cambiare la mia prospettiva, compreso lo scenario di Porto Marghera.
Qual era il paesaggio che cercavi a Porto Marghera mentre producevi le immagini de L’estetica del tempo sospeso?
Indubbiamente un paesaggio metafisico. A Porto Marghera ho cercato, nelle inquadrature, una composizione di elementi architettonici e di ambiente circostante che potesse far emergere l’essenza e lo spirito di questo specifico paesaggio industriale. Una ricerca che potrei definire “pittorica” in cui la combinazione pur minima di ombre, riflessi, ciminiere, capannoni, colline di ferro arrugginito restituiscono un paesaggio metafisico che in realtà è solo una percezione di paesaggio.
Che cosa simboleggia il titolo del progetto e della mostra, L’estetica del tempo sospeso?
Come ha scritto Stefano Cecchetto in Morucchio tra Vero e Verosimile: “C’è un tempo sospeso nelle fotografie di Andrea Morucchio, un tempo immobile che determina una condizione di passaggio, come se il luogo si staccasse per una frazione di secondo dalla realtà che lo ospita, per trasferirsi dentro a un altrove metafisico”. Il titolo vuole, quindi, essere una lettura delle immagini selezionate, cercando di cogliere un’atmosfera e dei cromatismi particolari, cupi, interiorizzanti, fissi nel tempo e nello spazio. La fermezza dell’acqua, ad esempio, è una sospensione sia fisica, ma anche temporale e figurativamente riuscivo a raggiungerla solo in particolari giorni dell’anno in cui quei luoghi erano desolati, e durante i quali non soffiava vento. L’estetica che perseguo in questo progetto è qualcosa di profondo, anche spirituale, come dice Cecchetto, metafisico.
Che apporto ha dato l’uso del colore al tuo progetto?
Il colore apporta all’immagine un certo tipo di informazioni, trasmettendo delle emozioni più essenziali e dirette, svincolate dalla drammaticità del bianco e nero. L’uso del bianco e nero rende la fotografia maggiormente scenica, mentre il colore rende la comunicazione visiva svincolata dalle facili emozioni.
Una parte della serie coglie Porto Marghera di notte…
In quelle immagini, dal valore più onirico rispetto al resto del progetto, il soggetto principale risulta essere il ponte, lunghissimo, che attraversa due zone di Porto Marghera, illuminato di rosso con delle luci al neon che corrono lungo i suoi lati. A volte il rosso sparisce nella nebbia, a volte si riflette nell’acqua. Sono immagini che trasmettono una sensazione di maggiore irrealtà, rispetto a quelle fatte di giorno.
L’elemento del riflesso, molto presente nelle tue immagini, ha qualche valore particolare?
Penso che la lettura di una Venezia “specchiata” sia una tematica nota, un immaginario che fa parte anche del mio vissuto storico e del mio conseguente cambio di prospettiva sul concetto di “paesaggio”. In particolari condizioni climatiche e di traffico lagunare, cioè quando Venezia risulta “piatta”, il paesaggio reale che si staglia sull’acqua si confonde con la sua immagine riflessa, creando delle forme di mimetismo tali da non capire più quale sia l’immagine speculare e quale la fonte, da perdere il controllo su punti di riferimento come l’alto e il basso. Si crea, in questo modo, un paesaggio unico che prende forma da quello originale e dal suo doppio, senza che se ne possano percepire i confini, creando quello straniamento che ho voluto consapevolmente riproporre anche nelle mie immagini di Porto Marghera.
Il progetto è durato dieci anni, dal 2009 al 2019, quando hai capito che era concluso?
Quando il materiale prodotto incominciò ad essere sovrabbondante e così ho pensato di poter considerare conclusa la prima fase, quella dello scatto, per passare poi alla seconda, cioè all’editing, alla selezione delle immagini, che è durata a sua volta un tempo molto lungo.
La mostra è a cura di Laura Riolfatto, in collaborazione con il Museo del Paesaggio di Torre di Mosto. Ulteriri informazioni su Andrea Morucchio sono disponibili sul sito dell’autore morucchio.com.
Andrea Morucchio. L’estetica del tempo sospeso
- A cura Laura Riolfatto, in collaborazione con il Museo dei Paesaggio di Torre di Mosto
- _docks_cantieri cucchini, San Pietro di Castello 40/B – Venezia
- dal 20 gennaio al 30 marzo 2024
- visite su appuntamento - info@docks-cucchini.com
- ingresso gratuito
- www.docks-cucchini.com