Fra gli effetti collaterali della pandemia di Covid-19 c’è stata la crescita dell’utilizzo delle videocapsule endoscopiche come la PillCam che vedete in foto. Si tratta di sistemi di ripresa da ingerire che, in moltissimi casi, possono sostituire i tradizionali e invasivi strumenti d’indagine endoscopica: a differenza di questi ultimi di solito evitano il ricovero del paziente, con ciò riducendo le probabilità di contagio. Le videocapsule endoscopiche, che hanno dimensioni poco superiori a quelle di una compressa di antibiotico, sono state introdotte per l’esame dell’intestino tenue e più di recente per quello del colon. Sono strumenti monouso dalle prestazioni che sorprendono: basti pensare che la PillCam (prodotta da Given Imaging, società facente capo al colosso medicale Medtronic) è disponibile in versioni con una o due telecamere con altrettanti illuminatori, e dal momento in cui viene ingoiata sino a quando viene espulsa può catturare fino a circa 50.000 immagini; la cadenza di ripresa è variabile fra i 2fps e i 6fps e la registrazione avviene tramite connessione wireless a un’unità esterna indossata dal paziente.