Tra i vari autori che è giunta l’ora di (ri)scoprire c’è l’americano di New York, prolifico in tutti i generi ma celebrato in patria soprattutto come cantore di uno dei luoghi più pittoreschi della sua città natale.
Talvolta si pianifica un progetto che si rivela impossibile da realizzare, così si ripiega su uno alternativo che, essendo figlio dell’improvvisazione, può riservare più sorprese di quello di partenza. È ciò che successe all’americano Harold Feinstein nel 1952, quando venne coscritto per la guerra di Corea e mandato a combattere nella penisola asiatica. La sua intenzione era che gli venisse assegnato il ruolo di fotografo ufficiale dell’esercito, ma ciò non accadde e di conseguenza trascorse il suo periodo di leva a fotografare eventi non ufficiali e la vita quotidiana delle reclute. Ne risultò un lungo reportage che offrì a chi era rimasto in patria una prospettiva sulla guerra che completava il racconto scritto in prima linea durante i combattimenti.
Harold Feinstein e il ritratto collettivo di Coney Island
Ma non è per questo che oggi Feinstein è famoso, bensì per avere dedicato sessanta dei suoi quasi settanta anni di carriera all’umanità che popolava Coney Island, dove era nato nel 1931 da genitori immigrati ebrei. I suoi scatti compongono un ritratto collettivo che anziché evidenziare le differenze tra le persone porta in primo piano l’idea di comunità che sottendeva la frequentazione in massa della spiaggia e del parco dei divertimenti più famosi di New York. Un luogo tanto importante nella vita stessa di Feinstein da fare da perno al biopic dedicatogli nel 2018 dal regista Andy Dunn e intitolato appunto Last Stop Coney Island: The Life and Photography of Harold Feinstein.
Un fotografo poco conosciuto
Feinstein, scomparso nel 2015, non è tra i fotografi americani più conosciuti in Italia. Ciò in parte è dovuto al fatto che non abbondano le monografie dedicate ai suoi lavori in bianco e nero, cioè quelli che più lo rappresentano, mentre sono più facilmente reperibili quelle che raccolgono i suoi scatti a colori e le sue opere realizzate utilizzando uno scanner per acquisire immagini di piante, conchiglie e farfalle.
Così, se non si riesce a mettere le mani sull’ottimo libro pubblicato nel 2012 da Nazraeli Press (Harold Feinstein: A Retrospective ) ci si può consolare con l’ultimo ‘cahier’ mandato alle stampe dal Centre de la Photographie di Mougins. È uscito da pochi giorni, in concomitanza con la retrospettiva su Feinstein appena inaugurata nella cittadina francese situata a pochi chilometri dal confine italiano (per cui la mostra potrebbe essere una buona occasione di sosta per chi si reca in auto al festival di Arles).
Harold Feinstein: enfant prodige
Il volumetto è il sesto di una serie pubblicata dal centro e offre una buona introduzione alla carriera dell’autore newyorkese. In esso si scopre che in patria era considerato un vero e proprio enfant prodige. A 17 anni divenne il membro più giovane della leggendaria Photo League, la cooperativa di fotografi di cui fecero parte anche Ruth Orkin, Lisette Model, Margaret Bourke-White, Helen Levitt, Richard Avedon, Robert Frank, Ansel Adams, Edward Weston, Minor White e tanti altri. Presto Edward Steichen lo prese sotto la sua ala protettiva e a 23 anni fu selezionato per una mostra collettiva al Whitney Museum prima e successivamente al MoMA. Dopodiché frequentò i circoli esistenzialisti – in particolare Samuel Beckett e Jean-Paul Sartre – e iniziò a collaborare con W. Eugene Smith e con la storica etichetta discografica Blue Note, per la quale realizzò le copertine degli LP di grandi musicisti jazz.
Secondo alcuni Feinstein rifiutò di prendere parte alla leggendaria mostra The Family of Man
Qualcuno sostiene che nel 1955 commise un errore madornale per la propria carriera, allorquando declinò l’invito di Steichen a partecipare alla seminale collettiva The Family of Man, al MoMA. Forse è vero che la sua scelta lo penalizzò, ma la sua reputazione continuò comunque a crescere, se è vero che già a 26 anni teneva dei corsi di fotografia fequentatissimi, a uno dei quali si iscrisse anche Mary Ellen Mark.
All’epoca e negli anni successivi Feinstein si fece notare per il suo talento in camera oscura e nella produzione di fotomontaggi, nonché come autore di nudo, street photography, ritratti e nature morte. Fino alla scoperta del colore, che praticò per un ventennio sia con la pellicola sia con il digitale. Tuttavia è per i suoi scatti in bianco e nero che viene ancora ricordato, e in particolare per quelli del popolo di Coney Island, che in lui trovò, senza saperlo, il ritrattista di famiglia.
La roue des merveilles: Harold Feistein
- Centre de la Photographie de Mougins, 43 Rue de l'Église – Mougins (Francia)
- dal 1° luglio all'8 ottobre 2023
- mercoledì-lunedì, 11-19
- per le tariffe consultare il sito rencontres-arles.com
- rencontres-arles.com