Ci sono cose che vengono cristallizzate dalle fotografie e altre che invece sembrano assumere un nuovo senso dentro all’inquadratura. Le immagini di William Mullan dimostrano come anche la banalità di una mela possa nascondere suggestioni degne di una grande opera d’arte.
La natura morta non è certo il genere fotografico più praticato, ma di quando in quando offre delle opere davvero straordinarie. Si pensi al famoso peperone di Edward Weston, ai fiori rinsecchiti di Irving Penn o alle piante di varia foggia di Karl Blossfeldt. Sono immagini quasi trascendentali, che sembrano più alludere a concetti astratti che documentare oggettivamente dei vegetali. Proprio per questo sono diventati dei paradigmi, cioè dei modelli di riferimento da tenere a mente ogni qualvolta si fotografa un frutto o una pianta. L’impressione è che sia esattamente così nel caso di Odd Apples, il libro di William Mullan, giovane fotografo inglese trapiantato a New York. Nei novanta scatti che lo compongono sembra infatti di riconoscere la palette di colori dei tulipani e delle rose di Penn e, ancor più dichiaratamente, lo spirito classificatorio dal piglio scientifico di Blossfeldt.
Genuini frutti d'America
Sfogliando il volume si passano in rassegna diverse tipologie di mele coltivate negli Stati Uniti, come se tra le mani si avesse un manuale di agronomia sui generis. Infatti i frutti selezionati e fotografati da Mullan scorrono davanti agli occhi in un’esplosione di tinte accese che hanno un che di psichedelico, complici gli sfondi sempre diversi e anch’essi colorati. Ne risulta non tanto un senso di straniamento quanto uno stato di incredulità, la sensazione di trovarsi di fronte a opere ritoccate pesantemente al computer. Invece sono tutte immagini genuine, che riproducono fedelmente le sembianze reali delle mele. Così quella della varietà Kandil Sinap assomiglia veramente al frutto incantato di una fiaba dei fratelli Grimm, mentre la Niedzwetzkyana ha davvero la polpa di un rosso talmente acceso che quando viene morsa sembra sanguinare. E se non sono le tinte a lasciare di stucco sono le forme a colpire per la loro stranezza, come nel caso della Api Etoile, della Calville Blanc o della Knobbed Russet, che assomiglia più a una patata o a un tartufo che a una mela colta dall’albero. Per non parlare della Grenadine o della Pink Pearl, che sembrano dolciumi tagliati con il coltello per svelarne l’interno fatto di zucchero colorato. D’altra parte è il titolo stesso del libro ad anticipare che si tratta di “strane mele”, come a voler avvertire l’osservatore che ciò in cui si sta per avventurare è una serie di declinazioni del tutto inedite del frutto più banale che abbia mai addentato.
Scelte tecniche e di stile
È da notare che William Mullan ha scelto di fotografare tutti i suoi soggetti in studio anziché riprenderli quando erano ancora appesi alle piante. In tal modo ha evitato di includere nell’inquadratura altri dettagli che avrebbero potuto rubare la scena alle protagoniste o dare un senso di disordine visivo. Così facendo ha ottenuto continuità nel suo lavoro, guadagnando omogeneità di esposizione e coerenza della profondità di campo che contribuiscono a renderlo più immersivo, come se ogni volta che si gira pagina ci si addentrasse più in profondità nel tema in una sorta di mantra recitato con gli occhi. Le ombre dai contorni sfocati e gli sfondi tenui, spesso della stessa tonalità delle mele, conferiscono agli scatti una morbidezza che ricorda certi scatti di Paul Outerbridge, mentre i riflessi di luce, quando ci sono, rimandano a quelli degli ortaggi di Edward Weston. In pratica l’attrezzatura e la tecnica utilizzate dall’autore sono le stesse impiegate nella cosiddetta “fotografia di prodotto”, cioè quella branca della fotografia pubblicitaria in cui si posiziona un oggetto su un bancone per fotografarlo a distanza ravvicinata, magari con un obiettivo molto luminoso per gestire di fino la profondità di campo. Molto spesso ciò significa che il soggetto viene isolato, decontestualizzato dall’utilizzo che se ne può fare o dal posto dove si può trovare normalmente. Succede così anche con le mele di Mullan, che appaiono non solo distanti anni luce dagli alberi da cui sono state raccolte, ma anche lontanissime dal mercato e dalla cucina, assumendo così forme che sembrano essere state create a uso e consumo degli occhi anziché del palato.
Indagine "melafisica"
Di conseguenza le illustra-zioni di Odd Apples sono opere quasi metafisiche, che nonostante la loro somiglianza a stampe della pop art si mettono in dialogo con una lunga tradizione di immagini che trascendono ciò che in esse è rappresentato. Una tradizione in cui si inseriscono a pieno titolo non solo i fiori di Robert Mapplethorpe ma anche i corpi di Bill Brandt e di André Kertész. Con questi autori Mullan ha in comune una ricerca fotografica che indaga le forme dei suoi soggetti per trovarvi dei segni che alludano ad altro o che per lo meno spingano l’osservatore a interrogarsi sulla reale sostanza di ciò che ha davanti agli occhi. È per questo che le sue mele sembrano sia i frutti della terra, sia il prodotto della sua sensibilità artistica, e se da un lato viene la tentazione di morderle, dall’altro viene voglia di afferrarle per osservarle meglio e cercare di capire quali segreti racchiudano.
Titolo Odd Apples
Autore William Mullan
Illustrazioni 90
Pagine 128
Prezzo 18 euro
Editore Hatje Cantz