Il “salto quantico” dell’Internet mobile è atteso alla fine di questo decennio, quando dovrebbe essere completata la copertura globale delle reti dati 6G. Sarà un nuovo punto di svolta per la comunicazione, che potrà finalmente galleggiare nel mare originato dalla fusione della realtà fattuale con quella digitale, nuovo mondo cyber-fisico alla base del concetto di metaverso. Questo, in estrema sintesi, è quanto fanno intuire alcune dichiarazioni che Zhang Yongtao, vicedirettore di Ericsson China, ha rilasciato in occasione della World 5G Convention tenutasi ad Harbin, RPC, poco prima di Ferragosto.
Yongtao non è il solo a individuare nel 2030 l’anno topico per le reti wireless di sesta generazione: solo qualche mese fa, in occasione del World Economic Forum di Davos, Svizzera, il CEO di Nokia Pekka Lundmark aveva ipotizzato scadenze simili, stante pure il fatto che alcuni Paesi (fra i quali USA e Corea del Sud) puntano a sperimentare il nuovo standard già dal 2026.
Le aspettative legate al 6G interessano gli ambiti più disparati, dall’IoT (Internet of Things, l’ecosistema degli oggetti connessi) alla telemedicina, alla difesa, al mondo dei trasporti, sino all’intrattenimento, al gaming e, naturalmente, alla comunicazione fra le persone: a quest’ultimo proposito c’è chi ipotizza che gli smartphone saranno rimpiazzati da visori XR (Extended Reality, la massima tecnologia immersiva che unisce le potenzialità della realtà virtuale e di quella aumentata), in grado di supportare anche l’imaging olografico.
Nodo dell’evoluzione sono le prestazioni di rete. Crescerà la domanda di traffico e occorrerà aumentare ampiezza di banda e velocità: a quest’ultimo proposito, per il 6G si parla di 10TB/sec, contro i 100GB/sec del 5G e i 100MB/sec del 4G. Al tempo stesso si dovrà migliorare la stabilità del sistema e ridurre drasticamente la latenza (ossia il ritardo di risposta, quello che nei vari speedtest viene misurato come ping). Fra le aziende in prima linea sul fronte 6G ci sono giganti come Apple, Google, LG, MediaTek e Qualcomm, e gli interessi che ruotano intorno alla faccenda sono (in)immaginabili.
Ma al di là delle proiezioni, al momento l’implementazione della rete 5G è tutt’altro che “globale” (tanto che di dismettere il “vecchio” 4G non si parla nemmeno), e l’avvento del 6G potrebbe paradossalmente accentuare il divario nelle possibilità d’accesso ad alcune tecnologie informatiche: è uno degli aspetti del “digital divide”, problema ben noto a chi vive in aree rurali e montane, peggio servite di quelle urbane.
Yongtao non è il solo a individuare nel 2030 l’anno topico per le reti wireless di sesta generazione: solo qualche mese fa, in occasione del World Economic Forum di Davos, Svizzera, il CEO di Nokia Pekka Lundmark aveva ipotizzato scadenze simili, stante pure il fatto che alcuni Paesi (fra i quali USA e Corea del Sud) puntano a sperimentare il nuovo standard già dal 2026.
Le aspettative legate al 6G interessano gli ambiti più disparati, dall’IoT (Internet of Things, l’ecosistema degli oggetti connessi) alla telemedicina, alla difesa, al mondo dei trasporti, sino all’intrattenimento, al gaming e, naturalmente, alla comunicazione fra le persone: a quest’ultimo proposito c’è chi ipotizza che gli smartphone saranno rimpiazzati da visori XR (Extended Reality, la massima tecnologia immersiva che unisce le potenzialità della realtà virtuale e di quella aumentata), in grado di supportare anche l’imaging olografico.