I migliori scatti provenienti dai concorsi internazionali più prestigiosi raccontati direttamente dagli autori: un'avvincente galleria realizzata con il supporto di EIZO.
Una cortina di striature turchesi lascia intravedere i minacciosi lineamenti di una creatura mostruosa, che pare in agguato al di là di una cascata. Il feroce protagonista della fotografia è un esemplare di pesce prete e l’autore dello scatto è l’italiano Pietro Formis, fotografo subacqueo premiato con una menzione d’onore alla 59ª edizione del Wildlife Photographer of the Year, nella categoria Animal Portraits.
L’immagine, intitolata Death in Waiting (La morte in attesa), ha lo scopo di stimolare l’interesse del pubblico per la biodiversità nella sua interezza, includendo nella sua rappresentazione anche quei soggetti che non rispondono alla canonica definizione di “bellezza della natura”. Quella del pesce prete, di fatto, è una bellezza alternativa: il tenebroso predatore è dotato di denti aguzzi che spuntano da una bocca rivolta verso l’alto, e anche i suoi occhi sporgenti paiono guardare verso il cielo.
Proprio allo sguardo da devoto raccolto in preghiera il pesce prete deve la traduzione italiana del suo nome, Mediterranean stargazer in inglese. A dispetto del suo appellativo, tuttavia, il nostro non si rimette passivamente alla provvidenza divina, bensì si ingegna per sbarcare il lunario sfruttando a pieno una serie di caratteristiche che Formis definisce simili a dei “superpoteri”.
I superpoteri del pesce prete
Il pesce prete – la cui lunghezza varia solitamente tra i 15 e i 20cm – si nasconde nei fondali sabbiosi, mimetizzandosi al punto da risultare invisibile e attende con pazienza le sue prede, che adesca estraendo una lunga lingua a forma di verme.
È dotato di spine velenifere e di organi che producono scosse elettriche (di intensità variabile tra maschio e femmina), probabilmente funzionali al corteggiamento. Quando decide di entrare in azione per consumare il proprio pasto il pesce prete scatta fuori dal nascondiglio come una tagliola velocissima e inghiotte la preda sana, molto prima che questa possa presagire il pericolo.
Con Death in Waiting Formis vince una sfida significativa, perché conquista l’attenzione del pubblico, nonché della giuria di uno dei più prestigiosi concorsi internazionali di fotografia naturalistica, con una fotografia il cui soggetto sembrerebbe piuttosto destinato a generare repulsione. La chiave di questa riuscita sta nella profonda conoscenza della fauna subacquea maturata dal fotografo nel corso degli anni e nella sua notevole padronanza tecnica.
Flash e lunga esposizione per la fotografia subacquea perfetta
Dopo aver scovato il suo soggetto nascosto nella sabbia, infatti, Formis ha ragionato su quale fosse il modo più avvincente di fotografarlo e ha piazzato un flash subacqueo sul fondale, illuminando il muso del pesce dal basso verso l’alto per generare contrasti e ombre innaturali. “Ho voluto rimarcare il suo aspetto inquietante”, ci ha raccontato l’autore, “un po’ come facevamo da ragazzi posizionando, per gioco, una torcia sotto al mento in un ambiente buio”. Per concentrare il fascio luminoso sul pesce, il fotografo ha innestato sul lampeggiatore uno snoot ottico, vale a dire un modificatore di luce simile a un tubo, dotato di una lente concentrica.
Per intensificare l’aura spettrale, inoltre, Formis ha scelto di mettere a frutto persino la sabbia in movimento nell’acqua, scattando con un tempo di esposizione di 1/6sec mentre muoveva la fotocamera. In questo modo si è servito della luce ambiente per celare il suo “mostruoso modello” dietro un velo turchese semitrasparente generato dalle scie dei granelli in spostamento.
Pietro Formis ha fotografato il protagonista di questo articolo a Rijeka, in Croazia, a meno di dieci metri di profondità. “Si tratta di una specie comune nel Mediterraneo”, ha precisato, “ma difficile da individuare perché si nasconde sotto la sabbia. Bisogna considerare anche il fatto che abita fondali spesso trascurati dal punto di vista fotografico perché ritenuti poco ricchi di soggetti interessanti, sebbene non sia realmente così”.
Il pesce prete rientra tra le numerose specie minacciate dall’insediamento umano, dall’eccesso di pesca e dal cambiamento climatico. Il ritratto confezionato da Formis è un efficace strumento per mostrare al grande pubblico una delle innumerevoli creature sconosciute a chi non è addentro al mondo della fauna subacquea, enfatizzando la meravigliosa combinazione di caratteristiche finalizzate alla sua sopravvivenza e l’importanza della tutela di tutte le specie animali ancora esistenti, a prescindere dalla gradevolezza del loro aspetto.
Wildlife Photographer of the Year: vietato postrpodurre
In postproduzione l’intervento del fotografo si è limitato a una lievissima ottimizzazione di contrasto, ombre e luci. Le regole del Wildlife Photographer of the Year in materia di fotoritocco delle immagini, infatti, sono rigidissime, tanto da non consentire nemmeno la rimozione della sospensione di particelle, cruccio di molti fotografi subacquei. “La sospensione”, precisa Formis, “rende autentico lo scatto e saperla gestire senza postproduzione è indice di esperienza e padronanza tecnica da parte del fotografo”.
Clicca sul nome per scoprire qualcosa in più su Pietro Formis.
- mirrorless full frame Canon Eos R5
- Canon RF 100mm f/2.8
- 1/6sec
- f/16
- 160
- scafandro Marelux, flash subacqueo Inon Z-330+snoot ottico Marelux SOFT
- lieve ottimizzazione di contrasto, luci e ombre
Le gallerie complete delle immagini vincitrici e finaliste del concorso sono disponibili sul sito ufficiale del Wildlife Photographer of the Year 2023.
Questo dedicato a Pietro Formis rientra nel piano di articoli realizzati da fotocult.it con il supporto di EIZO per la categoria Top Shot. L’iniziativa vede protagonisti appassionati o professionisti del settore dell’imaging nominati vincitori, finalisti o semifinalisti di concorsi fotografici internazionali. Le fotografie raccontate sono scelte dal pubblico di fotocult.it sui canali social ufficiali di Facebook e Instagram tramite votazione.
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