Tommaso Mori è un giovane fotografo modenese che considera i suoi progetti di fotografia partecipativa come “enormi autoritratti delle comunità che li realizzano”. Lui funge da “attivatore di un processo al quale chiunque può partecipare per sentire l’arte vicina e accessibile”. Vediamo come ci riesce.
Nella fotografia partecipativa l’autore del lavoro condivide eventuali meriti con chi si è lasciato coinvolgere: una forma altruistica e inclusiva di concepire l’approccio all’immagine, in contrasto con l’abitudine corrente che, invece, privilegia il concetto esclusivo di autorialità.
Quella che possiamo definire “ansia d’autore” Tommaso Mori non la sente affatto. Al contrario, ritiene che l’idea e il processo produttivo dell’immagine abbiano il medesimo valore: “L’idea fornisce una direzione artistica, politica e sociale – commenta Mori – e la partecipazione concretizza un pensiero in un’esperienza collettiva e lo fa diventare opera”.
Spieghiamo meglio in cosa consiste la fotografia partecipativa: si tratta di un metodo di lavoro nel quale il fotografo invita altre persone a collaborare in modo attivo e decisivo al processo creativo. Tommaso Mori l’ha eletto come modus operandi di alcuni dei suoi progetti perché gli piace “realizzare immagini insieme agli altri, specie se sconosciuti: è un processo stimolante e molto divertente che aiuta ad abbattere le barriere nei confronti dell’arte”. È questo il concetto fondante del lavoro di Mori: rompere gli schemi che vedono da un lato l’autore che pensa-crea-produce; dall’altro, i fruitori che non hanno modo di partecipare alla creazione, e di dire la propria. In questo caso, invece, non solo possono ma, anzi, devono, come è avvenuto per la creazione di R-Nord. Prima di essere un progetto fotografico, R-Nord è un complesso di edilizia costruito negli anni Settanta a Modena, simile a molte altre strutture di periferia concepite nello stesso periodo in Italia: grandi palazzi di cemento nei quali il degrado, purtroppo, è l’inquilino più longevo. Infatti, tanto per non rischiare di essere elusivi sulla condizione di disagio sociale di chi vi abita, R-Nord è stato soprannominato Hotel Eroina, anche se dal 2008 è in corso un progetto di riqualificazione del quartiere.
Questo lavoro di Mori è stato selezionato per la mostra Abitanti esposta alla Triennale di Milano fino allo scorso 9 settembre, in risposta a un bando per una committenza pubblica che aveva il fine di riflettere sul paesaggio contemporaneo. Le serie di immagini in esposizione sono state scelte fra più di trecento candidature da un preposto comitato scientifico. Dopo aver visitato la mostra abbiamo chiesto a Tommaso di raccontarci gli sviluppi di due suoi progetti, R-Nord (2018), per l’appunto, e Strata, quest’ultimo realizzato l’anno prima con la medesima logica partecipativa.
R-Nord è il risultato di un lavoro collettivo. Ci spieghi meglio che vuol dire?
Ho lavorato per sei mesi con il Centro La Fenice presente nel complesso R-Nord per organizzare una festa di quartiere che coinvolgesse non solo gli abitanti, ma anche le diverse attività presenti nello stabile divenuto simbolo di quella zona. Grazie al contributo del Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (MI), della Triennale di Milano e del MiBACT abbiamo potuto realizzare una giornata di festa con laboratori per l’infanzia, DJ set, workshop legati alla salute, musica, giochi e corsi gratuiti di varie discipline sportive. L’evento ha riunito oltre 300 persone di estrazione e provenienza diverse. Durante quella giornata ho organizzato il mio progetto, dando a tutti la possibilità di partecipare a un’opera fotografica collettiva.
Come coinvolgi chi ritrai?
Chiedo a una persona di realizzarle un ritratto: questa posa come preferisce e poi sceglie la propria immagine fra gli scatti che ho eseguito. Il ritratto viene stampato su un foglio trasparente. Il partecipante sceglie un documento che ho precedentemente stampato su foglio di carta acetata e che contiene articoli di giornale o planimetrie del luogo in cui ci troviamo; lo sceglie per sovrapporlo al proprio ritratto, creando autonomamente una composizione. I due fogli vengono poi appoggiati su un foglio preparato per la cianotipia ed esposti alla luce UV. La stampa impressionata è sviluppata in acqua e appesa ad asciugare affinché tutti possano vederla. Di ogni stampa vengono realizzate due copie: una va in dono alla persona e una è per la mostra.
Ai ritratti di R-Nord, ma anche a quelli di Strata, hai sovrapposto mappe o stralci di giornale stampati su fogli di acetato. Come li hai scelti e perché?
Le mappe sono elaborazioni digitali delle planimetrie del luogo in cui fotografo nel corso della sua storia. Le scelgo in base a pattern geometrici e peculiarità architettoniche. Gli articoli, invece, sono una selezione dei titoli di giornale riguardanti il luogo, scelti in base a una narrazione neutra, positiva o negativa, lasciando alla persona la libertà di associare la propria immagine a sentimenti diversi.
Hai scelto di servirti di una tecnica fra le più antiche – la cianotipia – per un progetto che invece ha carattere di estrema attualità. Come mai?
La cianotipia, pur essendo nata come mezzo fotografico, è conosciuta in architettura come blueprint perché storicamente utilizzata per i progetti di edifici, dei quali è nota la tonalità bluastra. L’ho adoperata perché mi interessava usare un materiale di stampa che avesse a che fare con l’architettura, proprio per raccontare le comunità di luoghi in via di riqualificazione usando, al tempo stesso, una tecnica fotografica poco impiegata nel ritratto.
Sul territorio, come ti avvicini al quartiere?
Mi informo approfonditamente, anche leggendo, sul luogo e sulla sua evoluzione storica. Inoltre trascorro molto tempo in strada, per guardare con i miei occhi e per farmi conoscere. Poi spiego agli abitanti quello che faccio, invito le persone a partecipare e offro i miei servizi di fotografo in forma gratuita a chi ne ha bisogno.
Bio
Tommaso Mori, classe 1988, è nato a Modena e ha studiato Fotografia presso il C.F.P. Bauer di Milano. Ha partecipato a festival e mostre in Italia e all’estero. Fra quelle italiane: Abitanti, Triennale di Milano, 2018; BJCEM Mediterranea 17, Fabbrica del Vapore, Milano; Giovane Fotografia Italiana #3, Fotografia Europea, Reggio Emilia; Premio Francesco Fabbri 2014 e 2015, Fondazione Fabbri, Pieve di Soligo (TV). All’estero: Onward Compé 16, Project Basho, Philadelphia (USA); Unseen Collection, UNSEEN Photo Fair 2014, Amsterdam (Olanda); Festival Circulations 2015, Parigi (Francia).
Nel 2017 vince il bando nazionale Abitare indetto dal MUFOCO, dalla Triennale di Milano e dal MiBACT. www.tommasomori.com