Tom Hegen, il giovane talento della fotografia aerea, “vola” su luoghi inesplorati, eppure tanto vicini alla quotidianità di ognuno. Il suo grande progetto, Salt Works, offre un punto di vista privilegiato sulla questione più scottante di questo secolo: la relazione tra esseri umani e ambiente.
Si iniziò a praticare la fotografia aerea molti anni prima che venissero inventati gli aeroplani. Se le cronache sono corrette, i primi scatti realizzati in volo risalgono al 1858 e furono prodotti da Nadar a bordo di una mongolfiera (vedi FOTO Cult Dicembre 2020/Gennaio 2021). Dopodiché le immagini riprese grazie a macchine volanti furono a lungo un genere quasi a esclusivo appannaggio degli eserciti, che le impiegavano per mappare i territori nemici e carpire informazioni strategiche. È stato grazie ad autori come il francese Yann Arthus-Bertrand che si è intuito che la fotografia aerea poteva essere utilizzata anche per altri scopi, primo fra tutti il monitoraggio dello stato di salute del pianeta.
Tuttavia il suo nome è associato soprattutto allo spirito celebrativo del genere, alla sua predisposizione a lasciare l’osservatore senza parole di fronte a istantanee delle meraviglie naturali che la Terra può ancora offrire. Altri hanno ritenuto più opportuno sorvolare e documentare le zone in cui la bellezza lascia il posto alla preoccupazione, le regioni più o meno estese in cui l’intervento degli esseri umani ha alterato l’ambiente modificandolo e spesso contaminandolo irrimediabilmente. Le loro foto non mancano certamente di suggestività e proprio per questo generano inquietudine nelle menti di coloro che sanno di trovarsi di fronte a opere d’arte che affascinano, ma che al tempo stesso devono mettere in guardia sul futuro prossimo.
Tom Hegen, nuovo protagonista della fotografia aerea
Attualmente è Edward Burtynsky uno dei più grandi maestri di questo tipo di fotografia aerea, nonostante lavori molto anche mantenendo i piedi per terra. Recentemente si è fatto notare anche il tedesco Tom Hegen, ben più giovane del canadese ma già forte di riconoscimenti, mostre personali e tre pubblicazioni di alta fattura editoriale. L’ultima si intitola Salt Works e ne è disponibile anche un’edizione limitata corredata da una stampa riprodotta in cinquanta esemplari numerati e firmati. Gli è costata qualche anno di lavoro, ma per sua fortuna al giorno d’oggi per praticare la fotografia aerea non è più necessario volare con il proprio corpo ma basta sapere pilotare un drone. Così la tecnologia gli ha permesso di tagliare le spese ed essere indipendente, mettendolo in grado di sorvolare con gli occhi qualsiasi luogo senza dovere noleggiare un elicottero o un aeroplano.
Salt Works, le tracce indelebili dell'uomo
Salt Works è una serie di immagini che documentano i siti in cui viene estratto il sale, una risorsa naturale la cui storia è intimamente intrecciata a quella dell’uomo. Però il lavoro di Hegen non è antropologico bensì paesaggistico. A volere essere precisi la specie umana c’è, solo che la sua presenza non si manifesta attraverso corpi e volti ma con le tracce che ha impresso sulla natura. Non si vedono mai persone in carne e ossa (o se sono presenti sono talmente minuscole da diventare invisibili), tuttavia se ne può osservare l’impatto su aree lontane centinaia di chilometri dalle zone abitate.
Infatti il collante che tiene assieme la ricerca del fotografo tedesco è lo studio dell’antropocene, l’epoca geologica attuale, che si distingue da tutte quelle che l’hanno preceduta in quanto ciò che la sta segnando maggiormente è l’impatto dell’uomo sul pianeta. Un’impronta pesante che Hegen coglie in modo spiazzante, producendo foto che diventano quasi astratte e rischiano di confondere l’osservatore. Perché poche cose possono essere tanto ambigue e ingannevoli quanto immagini artisticamente compiute che testimoniano eventi con effetti negativi sull’ecosistema.
Chi le guarda deve trovare un punto di equilibrio tra il senso di riconciliazione con il mondo che sempre deriva dalla contemplazione di un’opera d’arte e l’inquietudine suscitata dalla constatazione che ciò che si ha davanti agli occhi è un intervento sull’ambiente spesso dannoso e irreversibile. Dunque chi sfoglia le pagine di Salt Works non può non sentire un certo disagio derivante dalla consapevolezza che ciò che ne sta catturando l’attenzione è il documento di qualcosa che dovrebbe provocare solo repulsione. Però d’altra parte è questa l’essenza del reportage: offrire al pubblico la cronaca di qualsiasi evento, anche il più tragico, attraverso fotografie quanto più perfette possibile sul piano formale. L’unica altra alternativa sarebbe vivere a occhi chiusi.
Titolo Salt Works (dasodiausdaoi standard edition, 2022)
Autore Tom Hegen
Formato 34,5×27,5cm
Immagini 167
Pagine 288
Lingua inglese
Prezzo 78 euro
ISBN 978-3-7757-5403-3
Editore Hatje Cantz