Dieci anni. Tanto abbiamo dovuto aspettare per vedere l’erede della Sony RX1R II, la fotocamera che nel 2015 aveva definito il concetto di compatta full frame senza compromessi. Un’attesa così lunga da far pensare che il Costruttore avesse abbandonato un segmento di mercato che lei stessa aveva contribuito a portare alla ribalta, lasciando un vuoto che altri Costruttori hanno saputo colmare con intelligenza. Pensiamo a Leica, che con la serie Q ha creato un fenomeno di culto; a Fujifilm, che non solo ha consolidato l’iconicità della X100, ma ha anche osato con una “compatta” large format come la GFX100RF. E non si può ignorare la tenacia di Ricoh, che con la sua GR, appena giunta alla quarta generazione, continua a essere un forte riferimento per la street photography. In questo scenario di mercato, tornato fertile e competitivo, Sony non poteva più restare a guardare. Ha colto l’attimo e ha lanciato la Sony RX1R III.
Le novità principali di questa fotocamera contemplano il sensore da 61MP e l’elettronica delle migliori Alpha – compresa un’unità AI riservata al riconoscimento del soggetto – componenti che restano racchiuse in un corpo che propone la stessa miniaturizzazione di dieci anni fa. Eppure, accanto a un’innovazione tecnologica innegabile, emergono scelte progettuali che sembrano dettate soprattutto dal tentativo di contenere i costi, lasciandoci con più di un interrogativo. Ma andiamo con ordine.
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Sony RX1R II Vs. Sony RX1R III
Mettendo la Sony RX1R III a fianco della sua antenata del 2015, la prima sensazione è di familiarità. Peso e dimensioni sono cambiati in modo quasi impercettibile, segno di una formula costruttiva che il Costruttore considera evidentemente matura. L’unica differenza sostanziale nelle proporzioni è lo spessore, leggermente aumentato per una ragione ben precisa: l’abbandono dell’ingegnoso mirino a scomparsa in favore di un EVF fisso, ora permanentemente integrato nell’angolo superiore sinistro del dorso.
Caratteristica | Sony RX1R II | Sony RX1R III |
---|---|---|
Materiale | lega di magnesio | lega di magnesio |
Dimensioni (lxaxp) | 113×65×45mm | 113×67×87mm |
Peso | 507g | 498g |
Sensore | Exmor R full frame retroilluminato, 42,4 MP effettivi | Exmor R full frame retroilluminato, 61MP effettivi |
Stabilizzazione (IBIS) | no | no |
ISO Standard | 100–25.600 (espandibile fino a 102.400) | 100–32.000 (espandibile fino a 102.400) |
Processore | BIONZ X | BIONZ XR + chip IA |
Autofocus (AF) | Fast Hybrid AF con 399 punti a rilevamento di fase | Fast Hybrid AF con 693 punti a rilevamento di fase + tracking IA |
Monitor LCD | LCD inclinabile 3″ (109°/41°), 1,22MP | LCF fisso 3″ touch, 2,36MP |
Mirino elettronico (EVF) | XGA OLED retrattile, 0,74× | XGA OLED fisso, 2,36MP, 0,70× |
Raffica | fino a 5 fps (AF-C) | fino a 5 fps (AF-C) |
Video | FHD/60 | 4K/30p, S-Cinetone, Creative Looks |
Connessioni fisiche | MicroUSB, MicroHDMI, Microfono, Bluetooth, Wi-Fi, NFC | USB-C, MicroHDMI, Microfono, Bluetooth, Wi-Fi |
Slot di memoria | 1 slot SD | 1 slot SD |
Autonomia | 220 scatti | 330 scatti |
Prezzo al lancio | 3.500 euro | 4.900 euro |
E continuando ad analizzare gli altri dettagli sorgono le prime perplessità. Il selettore circolare frontale per la commutazione delle modalità AF, un caposaldo del modello precedente, è semplicemente sparito, sacrificato sull’altare di una non meglio specificata “semplificazione”. Una semplificazione che, a nostro avviso, si è spinta troppo oltre con la rimozione del meccanismo di basculaggio per il monitor LCD, ora di tipo fisso. Una rinuncia francamente difficile da digerire su un apparecchio di questa caratura e costo nel 2025, solo in parte attenuata dall’aumento di risoluzione del monitor stesso.
Anche il rivestimento esterno, un nuovo nero opaco, dona alla fotocamera un aspetto sì più moderno, ma meno “premium” rispetto alla verniciatura lucida della Mark II. Si tratta, bene chiarirlo, solo di una percezione visiva, perché il guscio resta un solidissimo blocco in lega di magnesio. Ciò detto, la somma di queste scelte ci lascia con un retrogusto amaro: dal punto di vista puramente strutturale ed ergonomico, più che semplificata la RX1R III sembra essersi impoverita.
Sony RX1R III: l'ergonomia
Se a livello strutturale la Sony RX1R III mostra il fianco a qualche critica, sul piano dell’interfaccia e dell’ergonomia operativa compie un epocale balzo in avanti. Sony volta pagina e implementa anche qui la sua nuova architettura software: i menu sono finalmente leggibili – ancorché non perfetti – segnando un distacco netto dal labirinto delle generazioni precedenti. Questa rinnovata coerenza software si sposa con un layout fisico che, pur rimanendo familiare, è pensato per la rapidità. I fotografi esperti sapranno immediatamente dove mettere le mani: la ghiera dei diaframmi è ovviamente sull’ottica, la compensazione dell’esposizione ha un selettore dedicato sulla calotta, mentre tempi di esposizione e sensibilità ISO sono affidati a due ghiere separate e immediatamente accessibili.
La personalizzazione, inoltre, è capillare e riguarda non solo i tasti fisici ma anche i comandi virtuali a monitor, con un menu rapido (Fn) sdoppiato per foto e video. Uno dei tasti funzione è preimpostato per attivare un crop digitale che simula le focali di 50mm e 70mm. Sfruttare la risoluzione del sensore per guadagnare versatilità è una scelta sempre più diffusa sulle compatte a ottica fissa con abbondanza di megapixel. Un piccolo ulteriore dettaglio “analogico”: la filettatura per lo scatto flessibile meccanico, incastonata nel pulsante di scatto.
In mano, nonostante l’assenza di un’impugnatura pronunciata, la macchina risulta stabile e sicura, complice anche il peso contenuto. Peccato, però, per alcune stonature che non ci si aspetterebbe da un prodotto di questa fascia. Al tatto, alcuni pulsanti posteriori mostrano un leggero “gioco”. E più fastidiosa è l’incostanza della ghiera dei diaframmi, che oppone una resistenza quasi eccessiva in una direzione per poi diventare fin troppo lasca nell’altra. Piccole imperfezioni che minano quella sensazione di perfezione richiesta su apparecchi di questa fascia.
Sony RX1R III: Ii sistemi di mira e le connessioni
Addio alla piccola “perla” di ingegneria periscopica che in tanti avevamo apprezzato sulle versioni precedenti. Sulla Mark III, Sony abbandona il mirino a scomparsa in favore di un’unità fissa, più classica e posizionata nell’angolo alto del dorso. Una scelta che, se da un lato premia la prontezza d’uso e l’ergonomia – non è più necessario estrarlo –, dall’altro fa perdere alla macchina quella pulizia di linee che la rendevano unica. La risoluzione del pannello, inoltre, è solo discreta; di caratura decisamente superiore è invece l’LCD sul dorso, ottimo per definizione e fedeltà cromatica. Entrambi i dispositivi, però, condividono un “peccato originale”: una taratura di fabbrica della luminosità automatica eccessivamente conservativa. Sotto la luce diretta del sole, la visibilità è scarsa ed è necessario intervenire manualmente, spingendo la luminosità al massimo con le ovvie e immediate ripercussioni sull’autonomia della batteria.
Ma la vera, grande involuzione, a nostro avviso, è un’altra. L’aver eliminato il sistema di basculaggio del monitor è una scelta che non esitiamo a definire incomprensibile. Proprio ora che il mirino fisso aggetta sensibilmente dal corpo macchina, la presenza del display orientabile non avrebbe penalizzato in alcun modo la tascabilità della fotocamera. Si tratta di un passo indietro grave, probabilmente dettato da logiche di contenimento dei costi. Anche le connessioni fisiche sono essenziali (ma questa è una questione di spazi ridotti): USB-C (PD), Micro HDMI e ingresso microfono. Ottimamente sviluppata, invece, la connettività Wi-Fi e Bluetooth, con la rinnovata App Creator’s – che è un piacere utilizzare – a fare da ponte tra fotocamera e dispositivo mobile.
Sony RX1R III: il sensore, l'elettronica e le caratteristiche tecniche principali
Se finora abbiamo parlato di alcuni aspetti che ci hanno lasciato l’amaro in bocca, è arrivato il momento delle note liete. Perché se l’estetica della RX1R III guarda al passato, il nucleo è proiettato nel futuro. Il balzo evolutivo rispetto alla sua progenitrice è semplicemente enorme, un abisso tecnologico che i dieci anni di attesa giustificano pienamente. Parlare solo dei 61MP del nuovo sensore CMOS full frame sarebbe riduttivo. La vera rivoluzione risiede nell’aver trapiantato l’intero “sistema nervoso” delle più recenti e blasonate mirrorless Alpha. Questo significa, in primis, avere a disposizione un processore d’immagine in grado di gestire l’enorme mole di dati non solo con velocità, ma anche con una raffinatezza superba, sfornando file JPG trattati “con i guanti”.
Anche rivedere il logo blu della Zeiss su un prodotto Sony, dopo anni in cui il Costruttore ha investito ogni risorsa per affermare il proprio marchio G Master, è stata una sorpresa. Una sorpresa che, comunque, non ci ha indotto a credere in una rinnovata e più virtuosa collaborazione. La realtà, temiamo, è un’altra: ossia un’operazione dettata dalla convenienza nel riutilizzare un componente già disponibile e ammortizzato. L’ottimo Zeiss Sonnar T* 35mm f/2 che equipaggia la RX1R III è, infatti, lo stesso del 2015. E se dieci anni fa poteva essere considerato ottimo, oggi il suo compito è assai più arduo. Il sensore da 61 megapixel, infatti, è un partner scomodo perché mostra ogni minima incertezza; e il risultato è stato esattamente quello che ci aspettavamo. Vi consigliamo di approfondire la questione nel nostro banco di prova, interamente riservato alla risoluzione di questa accoppiata.
Sony RX1R III: l’autofocus e la raffica
Un asso nella manica della Sony RX1R III è la nuova unità di calcolo basata su AI e in generale tutto il comparto AF. La fotocamera riconosce, identifica e insegue – con punti distribuiti sulla quasi totalità del fotogramma – una varietà straordinaria di soggetti: nell’utilizzo pratico, ossia nel “punta e scatta” che una fotocamera del genere ispira (quando non la si utilizza per il paesaggio o l’architettura), l’affidabilità riscontrata è ai massimi livelli.
Che questa RX1R III non sia una fotocamera adatta per generi più dinamici della “street” non ce lo suggerisce solo la focale fissa, ma anche una cadenza di scatto tutt’altro che esuberante: sono 5 i fotogrammi per secondo realizzabili con la compatta, cadenza mantenuta fino a 120 scatti consecutivi in JPG o per circa 50 RAW. A ogni modo, anche dopo le raffiche più prolungate, lo svuotamento del buffer di memoria, compatibilmente con le velocità supportare dalle migliori SD sul mercato, è piuttosto rapido e non impedisce l’utilizzo della fotocamera (ad esempio la revisione delle immagini già in memoria o la navigazione tra i menu).
Sony RX1R III: il verdetto di fotocult.it
Sony ha preso il meglio della sua tecnologia recente, l’ha abbinata a un hardware modificato con un occhio al risparmio e ha ufficializzato il prodotto, affidandosi alla forza del suo nome. Ma il nodo cruciale è che il prezzo, 4.900 euro, impone paragoni scomodi. Con 1.400 euro in più ci si porta a casa una Leica Q3, che abbina alla qualità dell’immagine anche un innegabile valore collezionistico (leggi: tenuta del valore nel tempo). Se invece il metro di paragone è la fotografia pura, la rivale più temibile è senza dubbio la Fujifilm GFX100RF, che per 5.595 euro schiude al fotografo le porte del medioformato. Insomma, la Sony si trova schiacciata in mezzo, senza l'”aura” di Leica e senza il fascino del large format di Fujifilm, ma soprattutto senza i sistemi di mira e un’ottica di moderna concezione. E se l’obiettivo fosse seguire la tendenza, ma senza svenarsi? Il mercato offre alternative più “a fuoco”. Il mondo APS-C brulica di opzioni: la Fujifilm X100VI, con i suoi 40MP e un prezzo di 1.850 euro (giustificati in parte dal raffinato mirino optoelettronico) è la scelta quasi obbligata, mentre la Ricoh GR IV, a 1.350 euro, resta la migliore scelta per chi ha “poco” budget a disposizione. Infine, il paradosso più grande, la concorrenza più letale, la RX1R III ce l’ha in casa. Per godere del medesimo connubio di sensore, elettronica e autofocus, basta guardare alla mirrorless A7CR. Il solo corpo già si trova scontato a 3.200 euro, liberando un tesoretto di quasi 1.700 euro da investire in ottiche di pregio.
Qualora però il budget non sia un problema, la compatta premium di Sony può regalare grandi soddisfazione: in un corpo con compattezza record offre una qualità d’immagine al top tra le full frame del momento con un corredo di funzioni esuberante.
Sony RX1R III: la nitidezza al centro
L’ottica mostra un comportamento a due facce. A tutta apertura (f/2) manca di “mordente”, con un risultato visibilmente morbido che tradisce l’età del progetto. Ma è sufficiente chiudere di un solo stop, a f/2,8, per assistere a un cambio di passo deciso, con una nitidezza già più che buona. Il vero traguardo si raggiunge a f/4, dove l’incisività diventa ottima e si mantiene su livelli elevati fino a f/11. A partire da f/16, l’inevitabile intervento della diffrazione inizia a erodere il dettaglio.
Sony RX1R III: la nitidezza ai bordi
Se al centro il recupero chiudendo il diaframma è rapido, la storia cambia radicalmente spostandosi verso i bordi del fotogramma. Qui l’età del progetto ottico si manifesta senza appello: per raggiungere una qualità d’immagine che possa definirsi anche solo discreta, è necessario diaframmare fino a f/4. Alle aperture maggiori (da f/2 a f/2,8) una morbidezza generale domina la scena. Se questo comportamento può essere ininfluente, e a tratti persino creativo, nel ritratto ambientato o nella street photography, è innegabile che nel paesaggio e nell’architettura, generi che richiedono massima incisività su tutto il campo, un risultato simile possa essere considerato al limite della sufficienza.
Sony RX1R III: Il controluce
Messa alla prova in controluce, una delle situazioni più critiche per qualsiasi ottica, lo Zeiss Sonnar T* si comporta in modo prevedibile e senza particolari debolezze. Affrontando la sorgente di luce diretta senza schermare la lente frontale, si assiste a un calo generale del contrasto e alla comparsa di immagini fantasma, sebbene di entità moderata. È una performance nella media, tipica di schemi ottici di questa generazione. Come sempre in questi casi, la soluzione è tanto semplice quanto efficace: è sufficiente innestare il paraluce o usare la mano, per mitigare drasticamente il problema e restituire all’immagine la sua pulizia e incisività.
Sony RX1R III: JPG e RAW a confronto
Se l’ottica mostra il fianco a qualche critica, la musica cambia radicalmente quando si parla del sensore, e in nessun ambito questo è più evidente che nella gestione della gamma dinamica. Chi scatta in formato grezzo troverà nella RX1R III un’alleata validissima: la malleabilità dei suoi file RAW è semplicemente eccezionale. Anche in scenari ad alto contrasto, come quello che mostriamo, ridare piena leggibilità alle ombre più chiuse e recuperare dettaglio dalle alte luci quasi bruciate diventa un’operazione non solo possibile, ma persino semplice. Il file si lascia “tirare” in ogni direzione senza generare strappi, né far emergere rumore indesiderato.
Sony RX1R III: la gamma dinamica in JPG
Chi si affida esclusivamente al JPG può armonizzare i contrasti più esasperati regolando il DRO al massimo della sua intensità (Lv.5). Qui lo vediamo in azione nel recupero delle zone in ombra dopo aver volutamente calcolato l’esposizione della scena sulle alteluci. Il risultato chiarisce la bontà del lavoro dell’elettronica della fotocamera.
Sony RX1R III: le prestazioni alle alte sensibilità ISO
Ecco un altro ambito in cui la modernità del progetto fa la differenza in modo schiacciante. L’accoppiata tra il CMOS retroilluminato da 61MP e l’ultima generazione del processore BIONZ XR produce risultati eccellenti. Per chi lavora il file grezzo, la soglia dei 12.800 ISO è un traguardo non solo raggiungibile, ma perfettamente sfruttabile: il rumore si manifesta come una grana fine e organica, senza intaccare in modo distruttivo il dettaglio e la fedeltà cromatica. Per chi invece preferisce affidarsi al JPG “pronto all’uso”, il nostro limite di guardia per una qualità che si mantenga sull'”ottimo” è 6400 ISO. Oltre questa soglia, l’intervento dell’algoritmo di riduzione del rumore diventa più percepibile, ma la resa resta comunque buona e pienamente sufficiente per molti utilizzi.
Sony RX1R III: le prove di riconoscimento del soggetto






Il sistema AF della Sony RX1R III è in grado di riconoscere e inseguire un catalogo di soggetti talmente vasto da rendere quasi obsoleto l’intervento manuale. Chiaramente, data la natura dell’ottica da 35mm, non ha senso valutarlo sulla capacità di seguire un soggetto in avvicinamento; il suo vero banco di prova è la fotografia di tutti i giorni, quella dinamica e imprevedibile. E qui la compatta è semplicemente perfetta. Più che mostrare un’inutile – in questo caso – sequenza in inseguimento, abbiamo ritenuto più esemplificativo sfogliare una serie di scatti realizzati in modalità “punta e scatta”: osservando le immagini e dettagli ingranditi, si potrà constatare con quale intelligenza e cura la fotocamera ponga il fuoco sempre sul soggetto rilevante, che sia l’occhio di una persona in un ritratto estemporaneo o un dettaglio in una scena complessa. La sua affidabilità è tale che, anche riguardando centinaia di scatti realizzati nelle condizioni più disparate e con un approccio meno “accorto”, è quasi impossibile trovare un fotogramma con una messa a fuoco anche solo leggermente imperfetta.
Sony RX1R III: la galleria di immagini
Sony RX1R III: i pro e i contro
- Compattezza estrema in rapporto al sensore
- Autofocus basato su AI estremamente affidabile
- Sensore da 61MP di qualità superba
- Gamma dinamica e malleabilità dei file RAW eccezionali
- Tenuta ad alti ISO eccellente nonostante la densità
- Nuova interfaccia grafica
- Prezzo elevato
- Obiettivo non all'altezza del sensore
- Alcuni dettagli costruttivi lontani per qualità dai prodotti premium
- Monitor LCD fisso e non orientabile
- Autonomia migliorata, ma ancora scarsa
- Luminosità del monitor bassa per impostazione di fabbrica
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