Non è la prima volta che uno zoom con copertura full frame raggiunge un rapporto 10x tra focale minima e massima; basta citare un esempio, quello del Nikkor Z 28-400mm VR, che supera addirittura il 14x. È però la prima volta che uno zoom 10x parte da appena 20mm di focale. Fino a oggi ci si era spinti fino al 24-240mm, zoom prodotto sia da Canon sia da Sony per le proprie mirrorless full frame. È quindi con notevoli aspettative (e timori) che ci siamo lanciati alla scoperta del Sigma 20-200mm F3.5-6.3 DG | Contemporary, obiettivo in vendita a 899 euro con innesti per le mirrorless di Sony (E), Panasonic, Sigma e Leica (L-Mount).
E questo è forse il maggior difetto, questioni ottiche a parte: non ci sono le versioni Nikon Z e Canon RF, un limite, come ben sappiamo, non dipendente da Sigma.
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Sigma 20-200mm F3.5-6.3 DG | Contemporary: la coperta copre i piedi
A bocce ferme, ossia prima di valutare l’effettiva resa sul campo, troviamo l’azzardo di spostare la focale minima a 20mm molto azzeccato, anche se si rinuncia a qualcosa in zona tele. Considerata infatti l’elevata risoluzione delle moderne fotocamere, non si perde molto in dimensione immagine se da uno scatto realizzato a 200mm sacrifichiamo la parte esterna per simulare una focale di 240mm. Sul fronte opposto, invece, è semplicemente impossibile simulare un 20mm se si è scattato con una focale più lunga. E la differenza di 4mm tra un 24mm e un 20mm è meno esigua di quanto si possa immaginare: parliamo di ben 10° di angolo di campo sulla diagonale.
Non miniaturizzato, ma compatto e maneggevole
Ciò premesso, il lavoro fatto da Sigma per mantenere compatto e leggero questo zoom è notevole. La struttura è prevalentemente sintetica, senza che ciò interessi quantomeno l’innesto, realizzato in metallo. Ne deriva un peso di poco superiore al mezzo chilogrammo: con una moderna mirrorless di media gamma, che vediamo come naturale partner di questo zoom, ci si attesta mediamente intorno ai 1.100 grammi.
In posizione di minimo ingombro il Sigma 20-200mm non arriva a 12cm di lunghezza (è di 2mm la differenza tra gli innesti E e L-Mount). In allungo però il Sigma “cresce” molto, come potete vedere dalle immagini qui sotto. È solo una la sezione interna telescopica, fatto che contribuisce a mantenere piuttosto solido e stabile lo zoom anche alla focale massima. Parliamo di un obiettivo nuovo, ben consapevoli che un uso intenso e prolungato potrebbe ovviamente aumentare i giochi delle parti mobili. Il diametro, paraluce escluso, è inferiore a 80mm, con passo filtri da 72mm.
La ghiera dello zoom scorre con la giusta fluidità e ha un’escursione minore di 90°, quindi offre un passaggio rapido da un estremo all’altro. Dispone anche di un cursore di blocco alla focale minima che però, se ci si dimentica di averlo inserito e si forza la ghiera, cede evitando rotture: non è una trovata inedita, ma è intelligente e merita di essere sottolineata.
Alla ghiera di messa a fuoco è riservato uno spazio decisamente inferiore, ma non sacrificato. Si trova in posizione avanzata, è “muta” come ormai d’abitudine (è possibile visualizzare le distanze a mirino o a monitor) ed è forse appena troppo scorrevole per somigliare perfettamente a un “fuoco manuale”. Crediamo comunque che questo zoom verrà utilizzato in autofocus il 99% del tempo, e su questo fronte non c’è di che lamentarsi.
Il Sigma 20-200mm ospita un motore HLA (lineare ad alta reattività) che ci ha permesso anche di affrontare generi al limite del concetto di base, ossia la caccia fotografica, per giunta in video.
Precisione e rapidità, che sono comunque alla base di qualsiasi valutazione e che sono offerte dal nuovo Sigma, sono affiancate da una notevole versatilità, non direttamente collegata all’autofocus ma alla progettazione ottica in generale: ci riferiamo alla minima distanza di messa a fuoco che alle focali comprese tra 28mm e 85mm è particolarmente breve e consente di raggiungere un rapporto di riproduzione 1:2. Siamo alle soglie della macrofotografia… E anche alla focale massima si ottiene un rispettabilissimo 1:3,3. Certo, non possiamo aspettarci una resa cristallina anche ai bordi quando ci si avvicina alla minima distanza di messa a fuoco: approfondiremo in fase di analisi delle immagini.
Manca solo lo stabilizzatore
Completando l’analisi meccanica, se da un lato si apprezza la presenza di guarnizioni di tenuta verso polvere e umidità, dall’altra si nota l’assenza dello stabilizzatore ottico. Complice la moderata luminosità dello zoom (a 85mm è già f/6,3), è facile trovarsi a scattare con tempi relativamente lunghi se non si vuole esagerare con la sensibilità ISO. Ecco che lo stabilizzatore diventa fondamentale nelle riprese a mano libera, modo in cui questo zoom verrà prevalentemente utilizzato. Ed è quindi opportuno che almeno la fotocamera ne sia provvista. Per completezza di informazione ricordiamo, comunque, che il solo IBIS (in-body image stabilizer) della mirrorless dà il massimo quando è abbinato a un obiettivo stabilizzato. Se ad esempio con lo zoom Sigma abbiamo ottenuto 4 stop di guadagno con una mirrorless Sony di ultima generazione, la stessa mirrorless equipaggiata con uno zoom stabilizzato a parità di focale ha portato questa soglia a 5 stop.
D’altro canto, l’inserimento di uno stabilizzatore ottico avrebbe inevitabilmente inciso su peso e ingombro dello zoom, nonché sul prezzo, che difficilmente sarebbe stato sotto la soglia dei 1000 euro.
Un ultimo doveroso cenno al paraluce, di serie come da apprezzatissima abitudine di Sigma.
Le prestazioni ottiche: molto buone anche grazie all'elettronica
Sotto la pelle il Sigma 20-200mm F3.5-6.3 DG della serie Contemporary nasconde uno schema ottico composto da 18 elementi in 14 gruppi. Ben 8 sono speciali, divise tra FLD (paragonabili ai vetri alla fluorite), SLD (a bassissima dispersione) e asferiche.
Non si poteva fare di meno per tenere sotto controllo le aberrazioni cromatiche e mantenere su livelli soddisfacenti risoluzione e contrasto lungo tutta l’escursione focale. Da tenere a mente che questo Sigma non può rinunciare alle correzioni digitali offerte dalle mirrorless di destinazione: il chip al suo interno informa la fotocamera sugli interventi da applicare ai JPG confezionati al momento dello scatto, correzioni che riguardano principalmente la distorsione, la caduta di luce ai bordi e le aberrazioni cromatiche laterali.
La nitidezza a 20mm
Alla focale minima di 20mm la resa al centro è ottima anche a tutta apertura, iniziando a soffrire la diffrazione da f/11.
I bordi, nonostante l’attivazione delle correzioni digitali, mostrano un residuo di aberrazione cromatica laterale che, con i software più completi come ACR di Photoshop, possono essere del tutto annullate. Quello che mostriamo per tutte le focali è tratto da RAW ai quali è stato applicato il profilo di correzione ufficiale. E così facendo gli angoli estremi hanno una modesta brillantezza solo a tutta apertura, apparendo più che buoni già a f/5,6.
La nitidezza a 50mm
Anche alla focale standard di 50mm troviamo un’ampia zona centrale con nitidezza ottima anche a tutta apertura. I bordi sono più che discreti anche a f/5 (la massima a questa focale), e appaiono molto buoni a f/8.
La nitidezza a 110mm
Dove ci saremmo aspettati l’inizio di un marcato calo assistiamo invece a una notevole tenuta. A 110mm è ancora una volta f/8 l’apertura migliore per valori assoluti e uniformità tra centro e bordi, ma anche a f/6,3 (il diaframma più ampio a tale focale) il giudizio medio è più che buono.
La nitidezza a 200mm
A 200mm la zona centrale del fotogramma tiene oltre ogni aspettativa anche a tutta apertura, mentre i bordi si ammorbidiscono un po’ e sono al limite della sufficienza. Luce permettendo, anche a questo estremo dello zoom chiudere a f/8 porta la resa media su livelli più che buoni.
Da notare che i soggetti che vi mostriamo rappresentano, soprattutto nel caso dei 200mm, dei test severi, essendo caratterizzati da dettagli fini a basso contrasto; sono inoltre ben presenti nell’archivio mentale di ognuno e l’aspettativa è alta. Qualsiasi rappresentazione meno che brillante viene quindi immediatamente percepita dall’osservatore.
Alcuni scatti particolari in dettaglio
Due esempi di close-up. Nel caso delle foglie appare più evidente la modesta resa agli angoli quando ci si avvicina alla minima distanza di messa a fuoco. Il centro, invece è molto brillante e tale è anche nel caso della ripresa alla coppia di libellule, fotografate a 200mm di focale.
Un’istantanea “romantica” analizzata nel dettaglio mostra al tempo stesso un bokeh piuttosto morbido e alcune imperfezioni, come i cosiddetti anelli di cipolla visibili nei punti più luminosi fuori fuoco, risolvibili solo con lenti asferiche dalla superficie perfettamente levigata, estremamente costose da produrre.
Un altro bell’esempio di bokeh morbido e pittorico, esaltato in questo caso da uno sfondo a basso contrasto e da un favorevole rapporto tra le distanze dei vari piani.
Per laghi e boschi con il Sigma 20-200mm F3.5-6-3 DG Contemporary
Una breve galleria in cui apprezzare la tenuta in controluce, il bokeh piacevole e la versatilità di una così ampia escursione focale, impreziosita dalla base di appena 20mm, attualmente un unicum nel panorama delle ottiche intercambiabili per mirrorless full frame.

Il controluce
Schemi ottici affollati e budget da rispettare sono spesso all’origine di modeste prestazioni in controluce. Il Sigma 20-200mm, invece, tiene benissimo anche in condizioni difficili. Alle focali più corte riscontriamo qualche “globo” luminoso e un contenuto abbassamento del contrasto, mentre a quelle più lunghe troviamo un flare più diffuso ma sorprendentemente modesto.
Il bokeh del Sigma Contemporary 20-200mm
Di seguito tre scatti a 135mm di focale e a diaframmi via via più chiusi, prima nella loro interezza, poi in dettaglio. Ancora una volta non abbiamo scelto un soggetto facile: la trama intricata di rami, gli alti contrasti e la distanza relativamente breve tra la vegetazione di sfondo e il piano di messa a fuoco (il muschio) non aiutano. La resa, pur non essendo ovviamente paragonabile a quella di ottiche specialistiche (una tra tutte, il Sigma 135mm F1.4 DG Art annunciato a settembre insieme al 20-200mm in prova), è tutt’altro che spiacevole.
Distorsione e caduta di luce ai bordi
Il parametro che più va fuori controllo ottico quando il fattore zoom aumenta e le dimensioni si riducono è la distorsione. Senza una correzione digitale (il cui effetto è visualizzato a mirino anche prima dello scatto) il Sigma mostrerebbe forti deformazioni che, nel caso della focale minima, includerebbero nell’immagine zone molto periferiche, a bassa nitidezza e forte caduta di luce ai bordi (come potete vedere subito dopo la distorsione). Quello che vi mostriamo ha il solo scopo di enfatizzare il lavoro svolto dalla correzione digitale su una progettazione ottica “al limite”. Al tempo stesso non avrebbe alcun senso pubblicare i fotogrammi corretti, che mostrerebbero griglie quasi perfettamente rettilinee e target uniformemente illuminati dal centro ai bordi.
Il focus breathing è irrilevante
Sul fronte “focus breathing”, analizzato a focali dove più può risultare evidente, nessun fenomeno particolare. Non ci gireremmo il remake di Via col vento, ma questo zoom tuttofare se la cava anche in video: le clip di copertura che trovate nel sito qua e là, negli articoli usciti nelle ultime settimane, sono realizzate proprio con il Sigma 20-200mm.
Sigma 20-200mm F3.5-6.3 DG | Contemporary: il verdetto
È uno di quei casi in cui, di fronte a un risultato sorprendente, ci si trova a interrogarsi sul ruolo sempre più incisivo della correzione digitale. È accettabile? Va osteggiata? Da amanti dell’ottica che ancora si sorprendono di come, nell’ultimo paio di secoli, l’uomo sia riuscito a produrre gioielli eterni in “vetro” puro e semplice, accettare la necessità degli “aiutini” digitali può disturbare un po’. Ma da fotografi pragmatici non possiamo che accogliere con benevolenza i nuovi traguardi conseguiti dall’alleanza tra ottica e programmazione. Un binomio che, se ci fate caso, non riguarda tanto gli obiettivi super specialistici – dove l’ottica è curata ai massimi livelli anche perché non condizionata oltremodo dal prezzo finale, dal peso e dagli ingombri – quanto gli obiettivi che mettono la versatilità al primo posto.
Proprio come il Sigma in prova, considerazione che ci riporta al titolo dato a questo test: il nuovo Sigma 20-200mm è il primo zoom “da viaggio” 10x in grado di superare i 90° sulla diagonale; oltre al campo dei supergrandangolari dispone ovviamente di tutte le focali da paesaggio o da reportage “intimo”, che collochiamo tra i 24 e i 40mm; include la “nave scuola” 50mm, il cosiddetto normale; mette in mano le focali da ritratto, tra 70mm e 135mm, e ci autorizza ad affrontare sessioni di fotografia sportiva o comunque di ottenere lo schiacciamento prospettico con quelle che arrivano, sempre con buona qualità d’immagine, al limite dei 200mm; senza dimenticare che senza accessori ci porta alle soglie della macrofotografia.
Il Sigma 20-200mm F3.5-6.3 DG | Contemporary on eccelle in nessuna di queste cinque (se non sei) specialità, ma se la cava egregiamente in tutte. E lo fa senza pretendere troppo in qualsiasi direzione, dal carico sulle spalle a quello sul portafogli.
È un peccato che non esista con innesti Nikon Z e Canon RF, una scelta ostruzionistica che potrebbe trasformarsi in un boomerang: di fronte a ottiche così promettenti, più d’un fotografo potrebbe decidere di sposare un marchio di fotocamere compatibili.
Scheda tecnica Sigma 20-200mm F3.5-6.3 DG | Contemporary
- Prezzo 899 euro
- Focale 20-200mm
- Apertura massima f/3,5-6,3
- Apertura minima f/22-40
- Schema ottico 18 lenti in 14 gruppi
- Angolo di campo (full frame) 94,5°-12,3°
- Motore AF HLA
- Minima distanza di messa a fuoco 16,5cm a 28mm
- Rapporto di riproduzione 1:2 (tra 28mm e 85mm)
- Lamelle del diaframma 9
- Stabilizzatore ottico no
- Diametro filtri 72mm
- Paraluce in dotazione, a corolla
- Dimensioni diametro 77,2mm, lunghezza 115,5mm (L-Mount), 117,5mm (Sony E)
- Peso 550g (L-Mount), 540g (Sony E)
- Innesti disponibili L-Mount, Sony E
- Importatore M-Trading
Pro e Contro del Sigma 20-200mm F3.5-6.3 DG | Contemporary
- Struttura compatta e maneggevole
- Escursione focale molto versatile
- Nitidezza media molto buona, tiene anche a 200mm
- Bokeh gradevole
- Autofocus affidabile e silenzioso
- Tenuta in controluce
- Prezzo adeguato alle prestazioni
- Relativa morbidezza degli angoli in "macro" e a 200mm f/6,3
- Residuo di aberrazioni cromatiche laterali alle focali più corte
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