Che la Fujifilm X half sia una fotocamera curiosa, per certi aspetti persino rivoluzionaria, è difficile negarlo. È piccola, leggera, semplice da usare, non intimorisce chi ci si trova dinanzi, sa comportarsi come una fotocamera a pellicola, alimenta la trepidazione, stimola la curiosità, può essere una nave scuola per i più giovani o un taccuino digitale anche nelle mani dei più esperti. Noi stessi all’inizio l’abbiamo accolta con grande entusiasmo, ma da quando è arrivata in redazione e abbiamo iniziato a utilizzarla, si sono moltiplicate riflessioni e discussioni, spesso anche piuttosto animate… E ora ve le sintetizziamo.
Tabella dei Contenuti
Suggestioni a caro prezzo
Ispirata al mezzo formato della fotografia analogica, da cui il nomignolo “half”, la nuova Fujifilm è, volendo semplificare, una compatta digitale con il sensore ruotato di 90°, ossia in verticale: un “virtuosismo” che, insieme ad altri ingredienti che vedremo, concretizza l’audace tentativo di Fujifilm di avvicinare le nuove generazioni al mondo della fotografia, offrendo loro un’esperienza il più vicina possibile a quella delle vecchie analogiche a pellicola. Di certo la nuova X half non si può definire economica — costa più di 800 euro — anche perché, come vedremo, la qualità costruttiva ci è apparsa un poco sotto gli standard ai quali Fujifilm ci ha abituati. La X half punta sulla semplicità operativa con un approccio simile a quello della Sigma BF di cui abbiamo parlato in precedenza, ma se quest’ultima si rivolge a un pubblico più esigente e preparato, la piccola Fujifilm sembra invece prendersi meno sul serio, preferendo far divertire con suggestioni rétro.
Tascabile, ma maneggevole
Compatta nelle dimensioni — misura poco più di 10cm di larghezza, 6,5cm di altezza e ha uno spessore inferiore ai 5cm — questa fotocamera pesa appena 240 grammi con batteria e scheda SD inserite. In altre parole, non ci sono scuse per lasciarla a casa nel weekend. L’impugnatura è assente, ma il corpo risulta comunque comodo da tenere in mano grazie all’ampio rivestimento gommato. Le linee sono essenziali e pulite, con la calotta superiore che si distingue per la cura del design: qui troviamo la slitta a contatto freddo per gli accessori, i due fori del microfono integrato, il correttore dell’esposizione coassiale al comando di accensione e la caratteristica leva di “avanzamento pellicola”. Il frontale è invece dominato dall’obiettivo fisso (di cui parleremo più avanti) e da un illuminatore led, mentre il dorso ospita due display a sviluppo verticale: sono entrambi touch e permettono di gestire quasi tutte le operazioni senza ricorrere a pulsanti fisici.
Due, in verticale: i monitor della Fujifilm X half
Il display secondario, più piccolo, è pensato principalmente per navigare tra le simulazioni pellicola disponibili (13 in tutto) e, in fase di revisione, per accedere a sezioni del menu o confermare alcune operazioni. A questo proposito, segnaliamo una scelta a nostro avviso bizzarra: il comando di conferma “OK” è graficamente rappresentato con una “X”, portando a credere che si stia per annullare l’operazione anziché definirla. Avremmo apprezzato anche un’ulteriore funzione implementata direttamente su questo piccolo display secondario, ossia la possibilità di simulare una ghiera verticale a sfioramento per regolare tempo di scatto, ISO o messa a fuoco manuale (chissà che un futuro aggiornamento firmware possa accontentarci). L’altro monitor, quello principale, è anch’esso verticale, ha una risoluzione limitata (0,92MP), ma mantiene una buona visibilità anche quando osservato lateralmente.
Due richiami al passato
Il mirino della X half è ottico, privo di riferimenti grafici interni, con una visione che copre circa il 90% dell’immagine effettiva. Distorce visibilmente a barilotto, rendendolo un semplice spioncino che comunque richiama l’esperienza delle analogiche. A lato, un piccolo e funzionale LED cambia colore per confermare l’avvenuta messa a fuoco o il mancato azionamento della leva di caricamento in una delle due modalità che vedremo poco più avanti. Proprio sul meccanismo di avanzamento della leva — elemento chiave nell’esperienza d’uso della X Half — ci sarebbe piaciuto un tocco in più: magari una molla a cricchetto che restituisse una sensazione più in linea con quel gusto analogico che la X half cerca di richiamare.
1 pollice “opponibile”
Il cuore dell’ultima compatta di Fujifilm è un sensore CMOS da 1 pollice (13,3×8,8mm) con rapporto 4:3, montato in verticale. È un formato già visto su altre fotocamere ed è considerato, tra i fotoamatori, il minimo indispensabile per produrre immagini di qualità accettabile in termini di gamma dinamica e tenuta agli alti ISO. Peccato, però, che la X half scatti solo in JPEG, e che in condizioni di luce meno che ottimali i risultati non siano soddisfacenti quanto quelli ottenibili normalmente da sensori di questa taglia. Ma potrebbe essere una scelta deliberata del Costruttore… L’ideale sarebbe stato rendere disponibile il RAW per consentire ai più esigenti di sfruttare al massimo le potenzialità di questo CMOS.
Eccoci al nostro imperdibile appuntamento con la parete test dove siamo soliti valutare la qualità alle varie sensibilità ISO delle fotocamere che passano per la redazione. Gli scatti realizzati con la X half evidenziano un moiré ben visibile alle basse sensibilità e un rumore che comincia a farsi notare già a 400 ISO, diventando penalizzante da 800 in su. Anche la resa cromatica si deteriora progressivamente. Si tratta, insomma, di prestazioni complessive inferiori alle attese, ma resta il dubbio che si tratti di una scelta deliberata dal Costruttore per richiamare la resa delle analogiche. Solo un futuro supporto al formato RAW potrà chiarire, eventualmente, il vero potenziale di questo CMOS da 1″.
Caratteristiche e qualità dell’ottica della Fujifilm X half
Passando all’obiettivo, è apprezzabile che ci sia spazio per la manualità: troviamo la ghiera dei diaframmi, con passi di 1 stop, e quella della messa a fuoco, dalla buona scorrevolezza. Otticamente si tratta di un 10,8mm f/2,8 (equivalente a un 32 mm su full frame), composto da 6 elementi in 5 gruppi, con 3 lenti asferiche. Il diaframma a sole tre lamelle chiude fino a f/11, e la distanza minima di messa a fuoco è di 10cm dalla lente frontale. L’autofocus, a rilevamento di contrasto, è disponibile in modalità singola e continua: il “respiro” durante la ricerca del fuoco si nota, ma non è fastidioso. Anche il riconoscimento dei volti funziona, a patto che il soggetto sia rivolto verso la fotocamera; di profilo o di tre quarti, invece, la fotocamera fatica ad agganciare.

Scatto da Pro, all’occorrenza
Le modalità di scatto della Fujifilm X half sono al completo: manuale, priorità di tempi o diaframmi, e programmata. Gli ISO possono essere impostati manualmente (da 200 a 12.800) o automaticamente, scegliendo tra tre preset: 200–800, 200–3200 e 200–12800. L’otturatore è centrale e copre un range da 15 minuti a 1/2000s. A nostro avviso, il modo più pratico per scattare con la X half, mantenendo un minimo controllo creativo, è in priorità di diaframma (regolabile dalla ghiera) con ISO in auto. In questo modo, la fotocamera gestisce il tempo e garantisce l’esposizione corretta, che può comunque essere compensata rapidamente con la ghiera dedicata, coassiale al pulsante di scatto. Naturalmente, è possibile prendere il controllo totale e modificare tutti i parametri tramite il display principale.
Scatto 2in1 e modalità a pellicola: tutta l’essenza della X half
Un ruolo centrale su questa fotocamera, come accennavamo, è giocato dalla leva che simula l’avanzamento della pellicola. Serve in due situazioni: la prima è la modalità “2in1”, che consente di creare dittici con due scatti affiancati. Si scatta la prima foto, si “carica” la pellicola, e dopo il secondo scatto si ottiene un’immagine con le due fotografie divise da una linea personalizzabile (spessore, bordi e colore).
La seconda, forse la più significativa, è la modalità “fotocamera a pellicola”. Qui l’esperienza si fa davvero analogica: si sceglie la simulazione pellicola, il numero di fotogrammi tra 36, 54 o 72 esposizioni, l’opzione per la data impressa (on/off), e si scatta senza possibilità di rivedere subito le immagini. Solo a rullino completato si possono trasferire le immagini alla nuova app X half, sviluppare i “provini a contatto”, modificare gli scatti preferiti e condividerli o stamparli tramite una Instax.
L’app della X half, disponibile per Android e iOS, è parte integrante dell’esperienza d’uso della fotocamera e risulta particolarmente utile in modalità “Fotocamera a Pellicola”. L’app si collega via Bluetooth e WiFi per visualizzare i rullini virtuali scattati con la fotocamera. Una volta completato un rullino, l’app propone lo “sviluppo” con una suggestiva animazione che mostra una provinatura completa delle immagini, seguita dallo sviluppo digitale dei singoli scatti secondo il look della pellicola selezionata. In realtà, dietro questo sviluppo si “nasconde” il trasferimento delle foto nella galleria del telefono, incluso un JPG finale con la provinatura intera. Nota: la parte centrale del video, quella in cui si vedono i file “colorarsi” uno a uno, è stata accelerata di 4 volte per rispetto del vostro tempo.
Ripresa video: un extra necessario?
Il video? C’è, ma è accessorio, e forse superfluo. In formato 4:3, la risoluzione è di 1080×1440 pixel, mentre si arriva al Full HD solo con la modalità 2in1, affiancando due riprese nella stessa inquadratura. Nella confezione è presente anche un connettore USB-C adattabile a uscita cuffie. Come in fotografia, anche in video con la X half è possibile accedere alle Film Simulation o personalizzare il timbro immagine, già in ripresa, con l’effetto grana o quello che migliora il volto delle persone riprese. Si tenga presente che, durante la ripresa video, l’autofocus a rilevamento di contrasto lavora continuamente, generando i tipici “respiri” di questa tecnologia, ben visibili nelle immagini in movimento, e che si percepiscono anche come rumori catturati dai microfoni integrati.
X half: una galleria in modalità "fotocamera a pellicola"
Conclusioni
L’idea di Fujifilm di proporre una fotocamera digitale che richiama l’estetica e l’esperienza d’uso delle analogiche è affascinante, per molti versi originale e, senza dubbio, coraggiosa. Concettualmente, la X half ci è piaciuta parecchio: incuriosisce, diverte e invita a un approccio più istintivo e disimpegnato alla fotografia, lontano dalla rincorsa alla perfezione tecnica. Se, come speriamo, nelle intenzioni del Produttore c’è la volontà di farne un modello destinato a evolversi nel tempo, crediamo sia opportuno che le future versioni portino con sé miglioramenti tangibili: una costruzione più solida e rifinita (oggi distante dagli standard anche dei modelli d’accesso del sistema X) e un sensore sfruttato appieno, con supporto al RAW e JPEG più convincenti, in linea con le potenzialità del formato da 1”. Se invece la X half rimarrà un episodio unico nella storia di Fujifilm, ci chiediamo se non sarebbe stato più sensato — e forse anche più centrato commercialmente — proporla come un modello premium della linea Instax. In quel contesto, anche con un sensore più piccolo e meno ambizioso, avrebbe potuto esprimere al meglio la sua vocazione nostalgica, senza il peso delle aspettative tecniche che la serie X autorizza.
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