Voigtländer non è nuova a obiettivi a fuoco e diaframma manuali in grado di comunicare elettronicamente con le mirrorless di destinazione. Ma sul fronte Canon può definirsi un'apripista. Tra il Nokton 50mm F1 che ha aperto le danze e il recentissimo Nokton 75mm F1.5 troviamo il Nokton 40mm F1.2, oggetto di questo test.
Voigtländer, marchio dalle antiche origini che impreziosisce la produzione giapponese di ottiche da parte di Cosina, ha un parco molto vasto, con realizzazioni che sposano diversi innesti. Non mancano ovviamente obiettivi destinati alle mirrorless, che danno il massimo con obiettivi perfettamente comunicanti: una fotocamera che “conosce” quale obiettivo le è stato innestato non solo sa includerne nei dati EXIF tutte le caratteristiche, incluse quelle operative come il diaframma impiegato, ma può ottimizzare diverse funzioni, principalmente la stabilizzazione dell’immagine (se presente a livello di sensore) e gli ausili alla messa a fuoco manuale. Voigtländer è stata la prima Casa a offrire obiettivi a fuoco e diaframma manuali dotati di chip per il dialogo elettronico con le recenti Canon serie R, forte dell’esperienza già accumulata con le versioni per Fujifilm, Leica, Nikon e Sony e – presumiamo – di un accordo con Canon. Se verso gli obiettivi autofocus Canon non ha chiare intenzioni di condividere i codici di programmazione, verso quelli manuali, destinati a un pubblico di elite, è stata più accondiscendente. Un’apertura sfruttata da Voigtländer che in poco più di un anno ha messo tre obiettivi a disposizione degli fotografi Canon amanti della messa a fuoco manuale. E di un timbro dell’immagine molto particolare…
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Struttura metallica, tra classico e moderno
Il Nokton 40mm F1.2 viene realizzato per più innesti, ognuno ottimizzato per la fotocamera di destinazione. In alcuni casi, ad esempio, il senso di rotazione della ghiera di messa a fuoco copia quello delle ottiche originali. Nel caso del Nokton dedicato alle Canon Eos R, ci si è spinti anche alla personalizzazione del design, con ghiere dalla trama che ricorda quella degli anelli multifunzione presenti sui moderni obiettivi RF.
Effettivamente l’accoppiata tra una Canon Eos R5 e un obiettivo dallo spirito vintage come il Nokton è decisamente “fluida”: forse solo l’area di contatto tra flangia della fotocamera e ottica poteva essere più in linea con lo stile Eos R, che vede una giunzione perfettamente raccordata.
Del Voigtländer apprezziamo comunque la costruzione solida ed elegante, tratti che riscontriamo in tutta la produzione recente. Non c’è traccia evidente di materie plastiche, anche le ghiere sono metalliche e offrono comunque un ottimo grip.
L’obiettivo, che nonostante la struttura “nobile” pesa appena 400 grammi, ha un diametro di circa 7cm, è lungo meno di 6cm, che diventano 7,1 con il paraluce innestato. Questo prezioso accessorio è forse il dettaglio meno riuscito di quest’ottica perché, essendo a vite, non può essere montato capovolto. Tanto vale lasciarlo avvitato permanentemente: offre a sua volta una filettatura da 58mm alla quale può essere applicato il tappo o un filtro di protezione (purché di eccellente qualità).
Robusto ma non impermeabile
Meccanicamente il Nokton è un obiettivo raffinato, ma data la sua destinazione, ossia una mirrorless moderna e resistente alle intemperie, ci saremmo aspettati da Voigtländer un pari grado di protezione applicato all’ottica. Non troviamo invece alcuna guarnizione, neanche intorno all’innesto.
Qui invece troviamo i contatti elettrici per il dialogo con la fotocamera e la firma di Cosina, il costruttore giapponese.
Messa a fuoco manuale 2.0
Per la fotografia di paesaggio il rapporto elettronico tra un’ottica manuale come il Nokton e la Eos R5 utilizzata per le prove si concretizza nella possibilità di ingrandire l’immagine, di attivare il focus peaking e persino di visualizzare tramite chiari simboli grafici in quale direzione e di quanto ruotare la ghiera per giungere rapidamente alla perfetta messa a fuoco, in qualsiasi area dell’immagine noi selezioniamo. Ancora più interessante quest’ultima funzione quando applicata al ritratto: attivando la rilevazione di visi/occhi, la Eos posiziona in tempo reale e in continuo il riquadro di analisi sull’occhio più vicino e ripropone gli stessi indicatori per facilitare la messa a fuoco. La precisione resta alta anche in condizioni di scarsa luce e anche diaframmando leggermente l’ottica, rendendo il ritratto in fuoco manuale, anche con un certo tasso di dinamismo, facile come mai prima d’ora.
Diaframma a 10 lamelle decliccabile
Notevole anche la sezione “diaframma”, che si avvale di un’unità composta da ben 10 lamelle che, però, non hanno un profilo curvo e generano, quindi, un’apertura poligonale anche a valori molto aperti. Le ripercussioni sulla qualità dello sfocato, però, come vedremo sono irrilevanti.
Sempre in ambito diaframma, il Nokton consente di disattivare i click e la soluzione escogitata è molto elegante ed efficace: è sufficiente tirare leggermente verso l’innesto la sottile ghiera posta dopo quella dei diaframmi e ruotarla di 180°, fino ad allineare la tacca gialla con la linea mediana dell’obiettivo. La ghiera, essendo abbinata a una molla, va in posizione automaticamente. L’assenza di click, a questo punto, rende perfettamente silenziosa anche la ghiera dei diaframmi e quest’ottica simpatica ai videomaker.
Scheda tecnica Voigtländer Nokton 40mm F1.2
- Prezzo 999 euro
- Apertura massima f/1,2
- Apertura minima f/22
- Schema ottico 8 elementi in 6 gruppi
- Angolo di campo (full frame) 54,9°
- Angolo di campo (APS-C) 36,9°
- Minima distanza di messa a fuoco 0,30m
- Rapporto di riproduzione n.d.
- Lamelle del diaframma 10
- Diametro filtri 58mm
- Paraluce a vite, in metallo, in dotazione
- Dimensioni diametro 70,8mm, lunghezza 56,4mm
- Peso 400g
- Innesti disponibili Canon RF
- Importatore Fotoimport
La nitidezza del Voigtländer Nokton 40mm F1.2: doppia personalità
Il Nokton in prova non ha niente a che vedere con le più moderne ottiche autofocus per le mirrorless full frame, che adottano schemi altamente complessi con conseguenze su ingombri, pesi e prezzi. Non che il Voigtländer sia proprio a buon mercato, ma di certo non raggiunge i prezzi di certe ottiche di focale e luminosità simili. E sta nel palmo di una mano. Lo schema ottico, infatti, è composto da sole 8 lenti, di cui due a doppia superficie asferica. Data la scelta progettuale di offrire un’elevatissima apertura relativa, le prestazioni ai diaframmi più ampi sono letteralmente “morbide”, con aberrazioni cromatiche in alcuni casi evidenti e potere risolvente modesto. Tutti difetti, o caratteristiche, che appaiono in maniera più marcata su soggetti ad alto contrasto, ad esempio nel paesaggio. E da qui deriva la doppia personalità di quest’ottica. Se da f/1,2 a f/4 (o poco meno) la resa è morbida e sognante, da f/5,6 in poi, e fino a f/11, la nitidezza è molto alta e valorizza riprese descrittive come il paesaggio classico o la fotografia di architettura.
Di seguito vediamo diversi esempi di quanto sosteniamo. La veduta urbana evidenzia chiare aberrazioni cromatiche anche in asse a tutta apertura, con una nitidezza che diviene apprezzabile solo dopo f/2,8 raggiungendo il massimo a f/8.
I bordi estremi, invece, al di là della caduta di luce ai bordi che rende gli angoli molto scuri a tutta apertura, richiedono una più consistente chiusura del diaframma: solo a f/11 riteniamo ottima la nitidezza, quindi uno stop dopo che il centro ha raggiunto il proprio picco. Ciò sta a significare che in presenza di scenari con dettagli minuti distribuiti fino agli angoli f/11 è il valore ideale, ma l’intero intervallo tra f/5,6 e f/11 è utilizzabile senza grandi compromessi.
Per generi diversi dal paesaggio, dove il soggetto è prevalentemente centrale e non richiede risoluzione e contrasto estremi, il Nokton conferisce un’impronta differente alle immagini: qui prevale la resa dello sfocato, in certi casi onirico, e una plasticità dell’immagine che sfiora il tridimensionale.
Nel paesaggio classico, meglio tra f/5,6 e f/11
La resa al centro
La resa ai bordi
Close up e "ritratti": ok ai diaframmi più ampi
Le aberrazioni cromatiche assiali: il Nokton non è "apo"
Il Nokton non è un obiettivo apocromatico, quindi non è in grado di far convergere le varie lunghezze d’onda sullo stesso piano, tantomeno a tutta apertura e anche al centro dell’immagine. Questo si traduce in lievi slittamenti cromatici nei passaggi ad alto contrasto, ad esempio il testo su una pagina stampata.
Di seguito vedete una sequenza di immagini realizzate a breve distanza e a vari diaframmi, prima intere e poi in dettaglio.
Un banco di prova che meriterebbe un lungo discorso che dobbiamo condensare in poche righe.
A tutta apertura la pasta dell’immagine è fin troppo eterea per questa distanza di ripresa, mentre è eccellente a f/2 e ancora morbida a f/4, mentre appare fin troppo descrittiva a f/8.
Nel dettaglio vediamo l’entità delle aberrazioni cromatiche assiali a f/1,2 e il carattere analitico a f/8.
La realtà diviene relativa con un superluminoso
Qui di seguito, altri raffronti tra immagini intere, di cui va apprezzato e valutato l’impatto complessivo, e dettagli che dimostrano l’effettivo potere risolvente e il contrasto, mai debordanti alle maggiori aperture. Se questo è il carattere di tutti i Nokton, aumenta a dismisura il nostro interesse verso il recente 75mm F1.5, una tipica focale da ritratto…
L’ultima coppia di immagini mostra invece il potere di un obiettivo superluminoso: la scarsa profondità di campo alla massima apertura smaterializza letteralmente uno sgradevole sfondo “urbano” focalizzando l’attenzione sugli anelli della catena in primo piano.
La resistenza al controluce
La resistenza al controluce non è il tallone d’Achille del Nokton, ma di certo neanche il suo punto forte. La reazione alla luce incidente, peraltro, è molto variabile a seconda del diaframma e può arrivare a generare iridescenze piuttosto evidenti. Fortunatamente queste immagini fantasma sono meno visibili alle maggiori aperture, quelle più probabilmente impiegate nel ritratto, genere che spesso si pratica proprio in controluce.
Le misure complementari
La distorsione a cuscinetto è molto moderata ed essendo piuttosto progressiva risulta facilmente correggibile al computer in fase di conversione dei RAW.
Decisamente più evidente la caduta di luce ai bordi, che a tutta apertura raggiunge -2,7EV. Resta visibile anche chiudendo di 3 stop, ossia a f/3,5, fatto che ci induce a suggerire una correzione, magari parziale, del fenomeno in postproduzione. Una certa “cornice”, infatti, aiuta a concentrare lo sguardo sul soggetto principale.
Caduta di luce ai bordi
Distorsione
Focus breathing evidente
La qualità dell’immagine del Nokton, anche quella “imperfetta” della maggiori aperture, può trovare estimatori tra i videomaker. Questi devono tenere conto del focus breathing del 40mm, piuttosto evidente nei focus pull più corposi. Il fenomeno è dovuto al fatto che l’intero obiettivo si sposta in avanti quando si regola sulle brevi distanze e che, quindi, il sensore intercetta una parte minore del cerchio immagine, di fatto zoomando. Otticamente il focus breathing si combatte tramite gruppi flottanti che a tutti gli effetti accorciano la focale alle brevi distanze di messa a fuoco compensando la zoomata geometrica. In postproduzione, invece, esistono vari sistemi che però comportano un certo crop dell’immagine di cui va tenuto conto.
Una breve galleria di immagini realizzate con il Nokton 40mm F1.2
Il verdetto: Nokton 40mm F1.2, un normale con due personalità piacevolissimo da utilizzare
Il Nokton non è la prima scelta per chi cerca la massima risoluzione anche a tutta apertura, magari a scapito della morbidezza dello sfocato. Per chi ha queste esigenze Voigtländer produce obiettivi denominati Apo, come l’Apo Lanthar 35mm F2 da noi provato con innesto Nikon qui.
Come apparirà evidente a chi volesse dargli un’occhiata, quest’ottica non solo è più costosa, ma è f/2, ossia 1,5 stop meno luminosa del Nokton in prova. Per chi ama scattare in poca luce o la profondità di campo ridotta a una lama, potrebbe non essere sufficiente. Insomma, come spesso accade, la coperta è corta. Chi si trovasse in linea con la filosofia del Nokton può contare su un obiettivo a due facce, una poetica e intimistica che si manifesta alle maggiori aperture, una analitica e descrittiva che caratterizza quelli intermedi. In ogni caso lodiamo la presenza del chip per il dialogo elettronico con le Eos serie R che, oltre a facilitare il compito dello stabilizzatore della fotocamera allungando la giornata fotografica, rende la messa a fuoco manuale un gioco da ragazzi.
Pro e Contro
- Costruzione compatta e leggera
- Stile "Canon Eos R"
- Chip per il dialogo con la fotocamera
- Nitidezza ottima ai diaframmi medi (ma vedi i Contro)
- Qualità dello sfocato
- Uso agevole e intuitivo
- Caduta di luce ai bordi
- Focus breathing evidente
- Resa a tutta apertura "troppo" morbida
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