È firmato Jane Bown il ritratto di Elisabetta II che la Famiglia Reale ha scelto ieri, 8 settembre 2022, per condividere la notizia della sua scomparsa sui profili Twitter e Instagram ufficiali.
Si tratta di un primo piano in bianconero, elegante e pulito, scattato a Buckingham Palace a febbraio del 2006, in occasione dell’inizio dell’ottantesimo anno di vita della regina. In quell’anno, la stessa Elisabetta II aveva espressamente richiesto che a ritrarla fosse Jane Bown (1925-2014), l’allora ottantunenne fotografa inglese professionalmente attiva sin dalla fine degli anni ‘40.
Si legge nel sito della Royal Collection Trust: “La Bown è conosciuta per la sua tecnica sobria, per la capacità di lavorare velocemente, usando solo luce ambiente, e per l’utilizzo del bianconero piuttosto che del colore”. Poche preziosissime qualità, fondamentali per entrare nelle grazie della regina e del suo intransigente entourage.
Nel suo libro intitolato At Work Annie Leibovitz racconta come, durante i 25 minuti a lei concessi nel 2007 per realizzare un ritratto ufficiale di Sua Maestà, il volto di Elisabetta II si fosse illuminato quando la fotografa americana le aveva riportato alla mente la sessione fotografica con Jane Bown. La regina aveva esclamato: “Sì, è venuta fin qui da sola! L’ho aiutata a spostare i mobili”.
Ripresa in centinaia di immagini iconiche, ritratta dai nomi più celebri del panorama fotografico – da Cecil Beaton a Thomas Struth – Elisabetta II ha dimostrato rispetto e ammirazione per quella carismatica coetanea, dagli anni ‘70 affezionata alle sue immancabili Olympus OM1 caricate con pellicola Kodak rigorosamente in bianco e nero. “Il colore – sosteneva – è troppo rumoroso. L’occhio non sa dove fermarsi”.
Non sappiamo a cosa sia da ricondurre la decisione della Famiglia Reale di omaggiare il ricordo del sovrano più longevo della storia d’Inghilterra con la fotografia di Jane Bown, ciò che è certo è che in questo ritratto un po’ sgranato l’occhio sa decidere dove fermarsi senza alcuna esitazione, cogliendo la forza di una regina fiera, la sensibilità di una fotografa appassionata e la determinazione di entrambe.
David Bailey, uno dei più grandi fotografi ritrattisti del Regno Unito, ha realizzato questo scatto di Sua Maestà la regina Elisabetta II nel 2014. In quell’occasione Bailey, a caccia di un sorriso smagliante, chiese alla regina se gli zaffiri dei suoi gioielli fossero autentici. La reazione fu esattamente quella desiderata e l’autore riuscì a confezionare un ritratto brillante di una delle donne più carismatiche della storia.
Questo ritratto della Regina Elisabetta è stato eseguito da Rob Munday nel 2004 in occasione di un servizio fotografico commissionato dalla Royal Family per la realizzazione del primo ologramma 3D della sovrana. Rimasto in archivio per ben 28 anni, è stato mostrato al pubblico solo nel 2022. L’immagine cattura la regina mentre sorride in reazione a un commento fatto dalla sua sarta e confidente Angela Kelly, intenta a riordinare gli abiti di Sua Maestà utilizzati durante le riprese a Buckingham Palace.
Nel 1952 Dorothy Wilding, già autrice delle fotografie ufficiali dell’incoronazione di re Giorgio VI nel 1937, fu incaricata di realizzare cinquantanove ritratti della regina Elisabetta poco tempo dopo la sua ascesa al trono. Lo scopo del servizio fotografico era produrre delle immagini da utilizzare per le nuove monete, le banconote e per i francobolli. Sebbene le fotografie prodotte siano regolarmente attribuite a Dorothy Wilding nessuna di esse venne realmente scattata dalla fotografa, e il servizio fu svolto al suo posto da un uomo. La “fotografa reale” non era nemmeno presente nella stanza.
La fotografa statunitense Annie Leibovitz fu incaricata di fotografare Elisabetta II nel 2007, qualche settimana prima della visita della regina negli Stati Uniti in occasione del quarto centenario della fondazione di Jamestown. L’autrice ricorda così i momenti che precedettero lo scatto qui illustrato:
“Quando cominciai a scattare si tranquillizzò. Fu a quel punto che mi disse: ‘Non sono molto brava, a vestirmi’. Trovai quella frase quasi commovente. Più tardi scoprii che la regina si trucca da sola. Il parrucchiere le fa la piega una volta a settimana.
Mi rendevo conto che i tempi erano ormai stretti, soprattutto considerando che avevamo già perso venti minuti, così domandai alla regina di togliere la tiara (ma feci una brutta gaffe usando la parola corona). Dissi che avrei preferito un look un po’ meno regale. ‘Meno regale?’ ribatté lei. ‘Chi crede che io sia?’. Pensai che si trattasse di una battuta. Umorismo inglese. Ma mi accorsi che tutto il suo entourage si manteneva ad almeno sei metri di distanza”.
Dopo esser stato licenziato dalla celebre casa editrice statunitense Condé Nast nel 1938, il fotografo inglese Cecil Beaton ottenne il suo riscatto morale grazie alla convocazione a Backingham Palace per fotografare, nel 1939, la principessa Elisabetta. Nominato fotografo ufficiale nel giorno della cerimonia d’incoronazione della regina, il 2 giugno del 1953, raccontò il memorabile evento nei suoi diari, ricordando lo sfarzo che lo circondava e il timore generato dalla responsabilità del lavoro assegnatogli.
Durante la cerimonia era posizionato in un balcone di Westminster Abbey e decise di realizzare anche dei disegni per documentare i momenti salienti della cerimonia e fissare su carta i celebri ospiti che presero parte all’evento.
Beaton mantenne a lungo il suo ruolo di fotografo della regina, ed ebbe la sagace intuizione di modificare il proprio stile nel corso del tempo, ritraendo spesso la sovrana come madre di famiglia oltre che come monarca, suscitando grande empatia da parte del pubblico.