Se Martin Parr avesse attivato un contapassi e un contapose perpetui dal giorno in cui ha scattato la sua prima fotografia, entrambi i dispositivi sarebbero esausti da un pezzo. Lui, invece, è ancora inarrestabile: a quasi settantatré anni, dopo aver affrontato un cancro, se ne va in giro con la fotocamera al collo, l’occhio vigile e l’espressione divertita, senza scoraggiarsi se il più delle volte deve mettere in fila i passi dietro a un deambulatore.
Il regista Lee Shulman – fondatore e direttore creativo del celebre archivio digitale “The Anonymous Project” – ha seguito il celebre fotografo britannico in un viaggio attraverso la sua terra d’origine, passando per i luoghi iconici che ne hanno definito la carriera. I am Martin Parr, il documentario in arrivo nelle sale italiane il 17 febbraio 2025, è nato così.
I am Martin Parr si apre nell’iconica New Brighton
Il film comincia a New Brighton (Regno Unito), località balneare più che nota agli appassionati di Martin Parr per esser stata teatro della sua rivoluzionaria serie The Last Resort.
L’inquadratura iniziale è ferma su una banchina, mentre Martin Parr – di passaggio – scatta una fotografia a un gabbiano per poi rimettersi in cammino uscendo di scena. Segue un vivace carosello di scatti inequivocabilmente ‘parriani’, che si avvicendano rapidamente sulle energiche note dei Clash, mentre alcune voci fuori campo rilasciano commenti sull’irriverente fotografo e sullo stile controverso delle sue immagini.
Martin Parr da tutti i punti di vista
In questi primi minuti c’è lo schema che si ripete per l’intera durata del film: riprese sul campo che immortalano Parr in azione alternate a carrellate delle sue immagini e a una rete di contributi sul suo conto da parte di artisti, musicisti, amici, curatori, membri dello staff della Martin Parr Foundation e fotografi del calibro di Bruce Gilden, Harry Gruyaert e Mimi Mollica.
La voce narrante principale è quella del fotografo, che illustra allo spettatore la via percorsa nei cinquant’anni di un’attività fotografica da lui stesso definita “ossessiva”, perché se così non fosse probabilmente non funzionerebbe.
Certo di voler diventare un fotografo già all’età di quattordici anni, Parr ha praticato quindici anni di bianco e nero prima di tuffarsi irreversibilmente nel colore, negli anni Ottanta, rivoluzionando il linguaggio visivo contemporaneo.
Martin Parr: fotografo audace, a tratti “invisibile”
Tanto modesto nell’apparenza, quanto sfrontato nell’approccio al soggetto, il fotografo britannico è sempre riuscito a far sì che i suoi soggetti accettassero spietati colpi di flash sparati a distanza ravvicinata. Lui – che vagabonda senza sosta con aria spensierata – indossa abiti ordinari e si confonde nella folla finché qualcosa non cattura la sua attenzione. Sua moglie, Susie Parr, racconta come spesso passi inosservato nonostante la sua altezza e la fotocamera che tiene a portata di mano.
Parr ha i suoi assi nella manica: un po’ per indole, un po’ per esperienza, interagisce con delicatezza con le persone che intende fotografare, si mostra inoffensivo e tra un complimento e l’altro porta a casa gli scatti che vuole in tutta naturalezza.
Fotografia della società
Definendosi un fotografo della classe media, dichiara di voler registrare la società così com’è, osservando le persone, il loro atteggiamento, gli abiti che indossano e il modo in cui parlano. Da questo incessante interesse per gli individui fioccano le sue fotografie, ironiche, politiche e pungenti, che raccontano la cultura consumistica dei nostri tempi e che hanno stimolato dibattiti e discussioni importanti sulla società contemporanea.
I sessantasette minuti del film coinvolgono lo spettatore nel processo creativo dell’autore e offrono una corposa panoramica sui temi a lui più cari: le località di mare, le attività ricreative, il tempo libero, il cibo (più o meno salutare), la società britannica, il turismo di massa, il consumismo.
A condire il documentario, note biografiche e curiosi dettagli raccontati da Parr in prima persona o attraverso la voce di chi ha avuto occasione di relazionarsi con lui, prima su tutti la donna che da decenni vive al suo fianco.
Tra bandierine, hot dog e glitter, scoprirete perché Parr fotografa spesso gli uccelli, perché ama le località balneari, perché dedica molto tempo alla produzione di libri e perché il suo ingresso in Magnum Photos fu a dir poco problematico. Noterete che uno dei fotografi che suscitano più sorrisi in assoluto chiede spesso ai suoi soggetti di posare con un’espressione seria e potrete sbirciare tra le sue stravaganti collezioni kitsch. Se poi vi incuriosisce sapere in quale buffa situazione sua moglie lo vide per la prima volta, proprio non vi resta altra scelta che segnare in agenda un appuntamento al cinema.
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I am Martin Parr rientra tra i film selezionati per il Mese del Doc Wanted, un’iniziativa di Wanted Cinema che porta sui grandi schermi italiani sei documentari d’autore dedicati a figure centrali e rivoluzionarie del Novecento e della storia culturale italiana e mondiale.
Nel mese di febbraio 2025 saranno distribuiti sei film di cinema del reale con temi e soggetti molto diversificati. L’elenco delle sale in cui verrà proiettato il film sarà presto pubblicato sul sito wantedcinema.eu/it.
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