Storicamente, l’offerta Fujifilm in fascia medio-alta, se si esclude la più recente serie X-H, si articola su quattro linee principali. Da un lato ci sono i modelli con mirino ibrido ottico/elettronico: la serie X-Pro (mirrorless) e la X100 (compatta evoluta). Dall’altro, le fotocamere con mirino esclusivamente elettronico: la serie X-T, dove figurano modelli più voluminosi che incarnano le tipiche mirrorless moderne, e la serie X-E, che riprende le forme compatte ispirate alle fotocamere a telemetro del passato. È proprio in quest’ultima famiglia che si inserisce la nuova Fujifilm X-E5: il modello porta con sé numerose novità e, sebbene molti siano aggiornamenti già condivisi con altre fotocamere recenti della serie X, non mancano funzioni esclusive. Va però segnalato un sensibile incremento di prezzo rispetto alla generazione precedente: al lancio, la X-E4 costava 920 euro solo corpo e 1.120 euro in kit con il compatto pancake 27mm f/2,8 R WR II. La nuova X-E5 parte, invece, da 1.600 euro solo corpo e viene proposta in kit con il nuovo Fujinon XF 23mm f/2,8 R WR a 1.900 euro.

Design e costruzione: qualche conferma e alcuni salti di qualità
Pur conservando le linee classiche che hanno reso iconica la serie fin dal 2012, la Fujifilm X-E5 compie un deciso salto in avanti sotto il profilo della qualità costruttiva. A testimoniarlo è la nuova calotta, realizzata interamente in alluminio ricavato dal pieno: una scelta raffinata già vista sulla large format GFX100RF. Tra i dettagli più significativi rileviamo una inedita smussatura pensata per rendere più immediato l’accesso alle ghiere principali, ossia quella dei tempi e quella per la compensazione dell’esposizione.
Altri due selettori “muti” e cliccabili sono, invece, perfettamente integrati nel corpo, posizionati a portata di pollice e indice. Tra le novità più rilevanti rispetto ai modelli di generazione precedente spicca la nuova ghiera dedicata alle simulazioni pellicola, che permette di passare rapidamente tra alcune Film Simulation predefinite o di selezionare fino a tre ricette personalizzate (FS1, FS2, FS3): un oblò trasparente ricavato sulla calotta offre la vista sulle serigrafie di questo selettore permettendo al fotografo di tenere sott’occhio la simulazione pellicola utilizzata. Una soluzione costruttiva che risulta più ricercata rispetto a quanto adottato su modelli come la X-T50 o la X-M5, dove è presente una ghiera tradizionale.



A questa si affianca un inedito selettore frontale personalizzabile, utile, ad esempio, per modificare la modalità di visualizzazione (View Mode) o attivare il teleconvertitore digitale. Chiude il quadro la rotellina per la regolazione della diottria, ora integrata a filo con il corpo macchina: una scelta estetica sofisticata, che però può ridurre leggermente la praticità d’uso. Al netto di questi miglioramenti strutturali, la nuova X-E5 conserva un peso contenuto: circa 445 grammi, con batteria e scheda di memoria incluse.



EVF e Monitor: arriva il Surround View
I dispositivi di mira della nuova Fujifilm sono due: il mirino elettronico EVF da 0,39 pollici con risoluzione di 2,36 megapixel, che mantiene le stesse caratteristiche della X-E4 senza incrementi in risoluzione o densità, e il monitor basculabile da 3 pollici con una risoluzione leggermente aumentata a 1,62MP, rispetto agli 1,04MP del modello precedente.
Una caratteristica ereditata dalla GFX100RF è la modalità di visualizzazione Surround View: se attivata, in presenza di rapporti d’aspetto diversi dal 3:2 o con il teleconverter digitale attivato, l’area esterna al fotogramma attivo non viene oscurata, ma resta visibile in trasparenza o delimitata da linee guida, consentendo così ai fotografi di monitorare eventuali soggetti in avvicinamento all’inquadratura.


Sensore, processore e stabilizzazione integrata: anche la X-E5 si adegua ai tempi
Anche la X-E5 entra a far parte della nuova generazione di fotocamere Fujifilm, beneficiando delle componenti più avanzate sviluppate dal Marchio. Tra le novità principali spicca l’adozione del sensore retroilluminato X-Trans CMOS 5 HR da 40,2 megapixel, abbinato al processore d’immagine X-Processor 5: un’accoppiata che consente di utilizzare i 125 ISO come sensibilità nativa, mentre in passato era disponibile solo come valore esteso. Un altro aggiornamento di rilievo, destinato a incontrare il favore di molti fotografi, è l’introduzione della stabilizzazione d’immagine a cinque assi (IBIS) integrata nel corpo, capace di compensare fino a 7 stop al centro dell’inquadratura e fino a 6 stop nelle aree periferiche. A questo utile strumento, oltre che al sensore da 40MP, attribuiamo parte dell’aumento di prezzo che caratterizza il nuovo modello.

Com’è profondo il… buffer
La Fujifilm X-E5 non raggiunge più i 30fps della X-E4, che tuttavia supportava questa cadenza solo per pochi scatti consecutivi, ma si ferma a 20fps, applicando un crop dell’immagine di 1,29x (leggermente superiore al 1,25x della X-E4 regolata a 20fps). Il vero vantaggio operativo, però, arriva dal buffer di memoria che cresce sensibilmente, permettendo sequenze più lunghe, meno rallentamenti e una gestione più rapida dei file acquisiti: è possibile infatti scattare fino a 168 JPEG consecutivi e 66 RAW compressi.
Attivando l’otturatore elettronico, la fotocamera consente scatti continui anche a 13 e 10fps, con oltre 500 RAW supportati e JPG illimitati (e sempre con crop 1,29x). C’è anche un’opzione per i 13fps senza crop, ma in questo caso diminuiscono gli scatti collezionabili in sequenza. Con l’otturatore meccanico, la velocità massima raggiunge gli 8 fps. Infine, è presente la funzione pre-burst a 20, 13, 10 e 8fps: abbassando la cadenza di scatto aumenta il numero di immagini catturabili dalla pressione a metà corsa del pulsante fino al momento dello scatto effettivo (fino a un massimo di 250 fotogrammi).
AF: la novità è nell’AI
Novità anche sul fronte autofocus: pur non mostrando una sensibilità superiore a quella della X-E4 in condizioni di scarsa illuminazione, il sistema è stato potenziato per riconoscere e inseguire con precisione soggetti umani e animali, inclusi uccelli e insetti, cicli e motocicli, automobili, treni, aerei e droni. L’area di rilevazione resta altamente personalizzabile, grazie alla possibilità di configurare griglie a matrice fino a 25×17, sfruttando fino a 425 punti di messa a fuoco disponibili. Manca però la selezione automatica dei soggetti, che vanno quindi prescelti dal fotografo.
Ripresa video: lo standard è il 6K
Anche sul fronte video le prestazioni della X-E5 sono comuni con altri modelli della Casa equipaggiati con l’X-Trans CMOS da 40MP: è possibile la registrazione fino allo standard 6,2K/30p, H.265 Long GOP 4:2:2 MOV, 10bit, 200MBps, in 4KHD/30p con crop 1,23x, 4K/60p ritagliato 1,14 volte e FHD a 240fps sempre con ritaglio dell’immagine pari a 1,23X. Tra le connessioni non è presente l’uscita cuffie nativa, ma tramite adattatore – fornito in dotazione – sarà possibile ascoltare il parlato durante le riprese sfruttando la porta USB-C.
Più tecnologia, meno autonomia
Sul fronte archiviazione, il prezzo ormai da modello di fascia professionale avrebbe fatto auspicare l’introduzione del doppio slot di memoria, ma la Fujifilm X-E5 mantiene un unico alloggiamento, per di più posizionato nel vano batteria: una soluzione che può risultare scomoda soprattutto quando si utilizza la fotocamera su treppiedi o con la piastra fissata al fondello. Quanto all’autonomia, la situazione è in linea con le ultime Fujifilm dotate di sensore da 40 megapixel e processore X-Processor 5: non essendo stata adottata una batteria più capiente rispetto ai modelli di precedente generazione, l’alto consumo energetico di queste componenti si traduce in una riduzione della “carica”, che nello specifico passa da 460 a circa 400 scatti.
Alte sensibilità: un primo banco di prova con la Fujifilm X-E5
Qui sotto e prima di passare alle conclusioni, vi mostriamo un primo banco di prova inerente alle prestazioni della X-E5 alle varie sensibilità ISO: l’analisi delle immagini è limitata al solo file JPG in quanto Adobe Camera Raw, il nostro software di riferimento per lo sviluppo dei file grezzi, non è ancora stato aggiornato con i profili di correzione della Fujifilm X-E5.


















Prime considerazioni, aspettando il verdetto del test
Con l’introduzione del sensore da 40 megapixel su tutta la linea di fascia media, Fujifilm ha di fatto uniformato la qualità d’immagine tra i modelli prosumer e quelli professionali. Questo significa che anche gli appassionati e gli amatori evoluti possono ora beneficiare delle stesse prestazioni fotografiche dei modelli di punta. A fare la differenza, oggi, non è più la qualità del file finale, quanto alcuni dettagli costruttivi e funzionali come la presenza o meno di connessioni professionali, la qualità dei dispositivi di mira – mirino e monitor – oppure il numero di slot per le schede di memoria. Tuttavia, questo salto tecnologico ha avuto un impatto diretto sui prezzi: se nell’era dei sensori X-Trans CMOS da 26 megapixel il costo d’ingresso per una fotocamera di fascia media si aggirava tra i 900 e i 1.200 euro, oggi, con modelli come questa X-E5 o la X-T50, si supera stabilmente la soglia dei 1.500 euro. Tra l’altro, il prezzo dell’ultima arrivata è appena superiore a quello della X-T50 che, pur essendo appena meno raffinata dal punto di vista costruttivo, offre la medesima qualità d’immagine, integra un flash pop-up, un’impugnatura più profonda, vanta un monitor di risoluzione superiore e connessioni più complete.
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