Dedicare l’intera produzione fotografica allo stesso soggetto richiede determinazione e una motivazione profonda quanto gli abissi dell’oceano. Francesco Gola, con audacia e romanticismo, ha scelto di fotografare il mare, e nient’altro, per mettersi al riparo dalla frenesia della vita moderna.
La relazione emotiva tra l’uomo e la natura risale alla notte dei tempi, e la rappresentazione di tale connessione ha accompagnato da sempre l’arte figurativa, evolvendosi con essa nel corso dei millenni. Francesco Gola ha deciso di puntare la fotocamera verso il mare, traendo ispirazione dai mostri sacri della pittura e della fotografia che prima di lui hanno subito il fascino della natura. Tra le acque tumultuose dei pittori romantici e l’approccio lento di alcuni fotografi contemporanei, Francesco dichiara di aver ha trovato la sua collocazione abbinando le suggestive atmosfere dei quadri di William Turner al procedimento paziente e consapevole degli scatti di Michael Kenna, con un occhio di riguardo per il ruolo evocativo dell’elemento più caro alla maggior parte degli artisti: la luce. L’esclusività tematica lo ha condotto a essere altrettanto selettivo nella realizzazione tecnica, individuando nella lunga esposizione lo strumento più idoneo a raccontare la serenità di cui il mare sa omaggiare la sua anima.
- Lerici (SP)
- reflex full frame Nikon D850
- Zeiss Distagon T* 18mm f/3,5
- 180 secondi
- f/8
- 64
- ND256, GND Medium 0.9, polarizzatore
Da dove è nata l’esigenza di dedicare la tua fotografia a un solo tipo di paesaggio?
Più che una esigenza è stato un processo naturale. Quando, per motivi di lavoro, mi sono temporaneamente trasferito sulla costa ligure mi sono subito innamorato del mare e delle sue infinite sfumature, dedicandomi alla fotografia con un approccio più meditativo. Ho iniziato ad approfondire la tecnica legata alle lunghe esposizioni in ambienti marini, grazie alla quale posso rappresentare la natura che mi circonda aggiungendo una componente emozionale, la stessa che provo quando sono di fronte al mare. Da un punto di vista prettamente commerciale, penso che per un fotografo sia utile focalizzarsi su un genere particolare per perfezionare il metodo e cercare di diventare un punto di riferimento in merito a una determinata tecnica.
- Faro di Favàritx, Minorca (Spagna)
- reflex full frame Nikon D850
- Zeiss Distagon T* 18mm f/3,5
- 120 secondi
- f/11
- 31
- ND64, GND Reverse 0.9, polarizzatore
Quali sono le difficoltà più grandi che incontra un fotografo specializzato in paesaggi marini?
Ci sono diverse sfide che occorre affrontare, e senza dubbio una è quella legata alla meteorologia, come per tutti i settori della fotografia paesaggistica. Nel caso specifico occorre però tenere in considerazione l’ulteriore complicazione costituita dalle maree, che possono trasformare completamente un paesaggio attraverso la variazione del livello del mare. La pianificazione delle riprese, pertanto, ha un ruolo chiave che il fotografo di paesaggio marino non può trascurare. Nel campo delle lunghe esposizioni, poi, è importante riuscire a scattare correttamente fin dal primo scatto, in quanto può capitare che la condizione di luce ideale duri solo pochi istanti e che, dati i tempi di posa lenti, la scena che si ha davanti sia unica e irripetibile.
- Arco alle Ebridi Esterne, Scozia
- reflex full frame Nikon D850
- Zeiss Distagon T* 18mm f/3,5
- 120 secondi
- f/11
- 100
- ND256, GND Medium 1.2, polarizzatore
Lavori sempre in lunga esposizione. Ci sono operazioni da evitare o da prediligere quando, successivamente alla ripresa, si passa a elaborare al computer fotografie con cieli morbidi e acqua setosa?
Nella fase di postproduzione il mio consiglio è quello di cercare di mantenere un elevato equilibrio tra morbidezza e contrasto: è importante preservare l’effetto etereo ottenuto con l’utilizzo dei filtri ND, ma è anche opportuno applicare correzioni localizzate sul contrasto per conferire tridimensionalità ai vari elementi. Naturalmente è consigliabile partire da una buona base, per questo scelgo sempre di lavorare sul campo con filtri di qualità elevata, assicurandomi che siano perfettamente puliti.
Cos’altro è bene curare con maggiore attenzione sul set perché difficilmente ottimizzabile o non correggibile in postproduzione?
Per raggiungere livelli qualitativi eccellenti è opportuno curare ogni dettaglio sin dalla fase della pianificazione e della scelta dell’attrezzatura, specialmente per chi, come me, lavora in funzione della stampa. Ad esempio, per ottenere intensità nei colori del mare su carta, sfruttando al massimo il gamut offerto dalla combinazione di stampante e supporto, è indispensabile l’uso di un filtro polarizzatore, il cui effetto non è simulabile in postproduzione. Anche la scelta di ottiche performanti in termini di nitidezza e l’utilizzo di un solido treppiedi sono fondamentali per ottenere stampe di buona qualità.
- Spiaggia di Reynisfjara, Islanda
- reflex full frame Canon Eos 5D Mark III
- Zeiss Distagon T* 18mm f/3,5
- 30 secondi
- f/11
- 50
- ND64, GND Hard 0.9, polarizzatore
Qual è la differenza tra correzione colore e gestione del colore?
Uno degli aspetti più affascinanti e potenti della fotografia digitale è quello legato alla libertà espressiva. È bene ricordare, però, che ogni volta che si agisce sull’immagine tramite software di postproduzione per effettuare regolazioni inerenti alle cromie, si applicano delle correzioni colore: azioni soggettive volte a far convergere l’immagine verso l’idea che si ha di essa. Per far sì che questa idea resti oggettivamente coerente tra diversi dispositivi – e che quindi sia rappresentata allo stesso modo sul proprio monitor, su quello dell’osservatore, o tra monitor e stampante – bisogna applicare una serie di azioni che rientrano nell’ambito della gestione del colore.
- Spiaggia di Adraga, Portogallo
- reflex full frame Nikon D850
- Zeiss Distagon T* 21mm f/2,8
- 120 secondi
- f/11
- 64
- ND256, GND Medium 0.9, polarizzatore
Quali sono gli strumenti che consentono a più dispositivi di restituire risultati coerenti e fedeli?
Credo che il fulcro di una corretta rappresentazione del colore sia costituito dal monitor, il quale deve disporre, al suo interno, di tecnologie che permettano la corretta rappresentazione del colore e più in generale delle immagini. Sarebbe inutile rispettare le buone norme della gestione del colore senza disporre di un monitor capace di rappresentare a dovere i colori stessi. Tra le altre ragioni, utilizzo i monitor BenQ perché sono dotati di un pannello IPS, una LUT 3D programmabile per effettuare una calibrazione hardware e includono le ultime tecnologie in materia di uniformità. Altri strumenti necessari per una corretta gestione del colore sono il color checker, il colorimetro e lo spettrofotometro.
Che funzione hanno rispettivamente il colorimetro e lo spettrofotometro?
Entrambi sono necessari per fare in modo che tutti i dispositivi utilizzati restituiscano colori coerenti tra un dispositivo e l’altro. Seppur tecnicamente diversi tra loro, i due dispositivi funzionano secondo lo stesso principio: un software genera dei colori noti sullo specifico supporto che si intende profilare, quindi ad esempio proietta dei colori sullo schermo o li dà in pasto alla stampante; mentre la sonda legge come il dispositivo, di fatto, li ha rappresentati. Poiché il colore di partenza è noto, il software può generare un profilo di correzione che, applicato al dispositivo, gli permette di rappresentare i colori correttamente. La differenza fondamentale tra i due sta nel fatto che un colorimetro è in grado di effettuare questa operazione solo su dispositivi che emettono luce, quindi ad esempio un monitor, mentre uno spettrofotometro è in grado di farlo anche su superfici solo riflettenti come la carta della stampante.
- Tonnara di Scopello (TP)
- reflex full frame Nikon D850
- Zeiss Distagon T* 21mm f/2,8
- 120 secondi
- f/11
- 40
- ND64, GND Medium 0.9, polarizzatore
Utilizzi un monitor Wide Gamut per postprodurre le tue fotografie?
Sì, e credo che questo tipo di monitor sia indispensabile per raggiungere risultati eccellenti, perché consente di rappresentare le immagini a schermo con una tavolozza di colori superiore a quella di un monitor standard, sfruttando così al massimo tutte le informazioni catturate dal sensore della fotocamera. La tecnologia ormai mette a disposizione monitor con una copertura quasi totale dello spazio colore Adobe RGB, e questo significa che applicando una corretta gestione del colore si possono ottenere stampe davvero perfette, che sfruttano appieno il gamut offerto corretdalla combinazione di stampante e carta. Per questo motivo nel mio studio utilizzo un monitor BenQ SW271C e un BenQ SW321C, che rappresentano l’eccellenza della tecnica a un prezzo davvero competitivo.
Cos’è un pannello IPS e perché è importante per chi si occupa di fotografia?
I pannelli dei monitor possono essere di differenti tipologie. Sarebbe sbagliato dire che una è migliore delle altre: è più corretto affermare che a seconda dell’utilizzo del monitor una tipologia può risultare più vantaggiosa delle altre. Questo è il caso dei monitor fotografici, dove i pannelli IPS rappresentano un grandissimo vantaggio per fotografi e videomaker. IPS sta per In-Plane-Switching e in parole povere significa che la visualizzazione delle immagini resta inalterata da qualsiasi angolazione le si osservi: con i monitor più performanti si può andare fuori asse anche di 178°. Se caratteristiche quali la saturazione o il contrasto cambiassero a seconda di come ci si siede rispetto al monitor, la postproduzione sarebbe certamente problematica. I pannelli IPS, inoltre, danno accesso a un gamut molto ampio, aspetto che gli amanti della fotografia non dovrebbero affatto sottovalutare.
- Faro di Kermorvan, Bretagna (Francia)
- reflex full frame Canon Eos 5D Mark III
- Canon EF 16-35mm f/2,8L II USM
- 200 secondi
- f/11
- 100
- ND1000, GND Hard 0.9, polarizzatore
Bio
Francesco Gola, nato a Pavia nel 1981, si definisce un ingegnere che si è innamorato della fotografia. La sua passione per il mare lo ha spinto a viaggiare molto e a visitare alcuni dei luoghi più iconici del Pianeta, guardandoli con occhi diversi attraverso la pratica fotografica. Oggi vive a Milano e lavora con aziende, siti e riviste per la diffusione della cultura fotografica in Italia e nel mondo. È Brand Ambassador per importanti Case quali BenQ, NiSi e X-rite, vanta una prestigiosa lista di clienti e collaboratori tra cui Nikon, Zeiss, Apple, Hahnemühle e Apple, e si occupa, tra le altre attività, di didattica e stampa fotografica.