A un certo punto del percorso formativo dell’aspirante birdwatcher arriva un capitolo tanto avvincente quanto drammatico: i limicoli.
Appartenenti a specie differenti, ma con caratteristiche morfologiche molto simili, questi uccelli possono rappresentare un vero e proprio rompicapo per gli osservatori alle prime armi. Puntare il binocolo su un gruppetto misto è come lanciarsi in un “Trova le differenze” de La Settimana Enigmistica.
Con un po’ di tempo ed esperienza, tuttavia, i birder più tenaci acquisiscono tutti gli strumenti necessari a destreggiarsi tra texture del piumaggio, lunghezza e forma del becco, colore delle zampe e modalità di volo e l’identificazione diventa una prova piacevolmente sfidante.
I limicoli della Maremma fotografati da Marco Brandi
Per Marco Brandi, classe 1996 e fotografo di fauna selvatica dal 2013, i limicoli sono ormai un libro aperto, da sfogliare e risfogliare con gli occhi sempre pieni di curiosità e ammirazione.
Questo articolo, realizzato a quattro mani con il supporto del giovane fotografo e interamente illustrato con le sue fotografie, vuole essere uno strumento utile a familiarizzare con uno specifico gruppo di uccelli e imparare a fotografarli tenendo a mente l’importanza della loro tutela.
Marco fotografa esclusivamente in Maremma, territorio in cui vive, perché piuttosto che ricercare ossessivamente lo scatto perfetto preferisce raccontare dettagliatamente la sua terra e gli esseri viventi che la abitano o la attraversano.
“Le fotografie che scatto”, precisa, “mostrano sia limicoli autoctoni della mia regione, sia uccelli alloctoni di transito per via di una rotta migratoria errata, come l’inaspettato piovanello violetto che ha sostato per qualche giorno in zona alla fine del 2023”.
Cosa sono i limicoli?
Per chi si stesse giustamente domandando cosa siano esattamente i limicoli, è bene specificare che il termine non ha valore tassonomico poiché non coincide con un genere, una famiglia o un ordine, ma include moltissime specie appartenenti a famiglie diverse con stili di vita simili e che occupano la stessa nicchia ecologica (il corriere, il fratino, il chiurlo, la pettegola, la pantana, il piovanello, solo per citarne alcuni).
Questo vasto ed eterogeneo raggruppamento include uccelli che frequentano zone umide, con una particolare predilezione per i luoghi fangosi e paludosi, idonei al loro procacciamento di cibo. È proprio al latino limus (fango) che si deve l’origine del termine limìcolo.
Cosa guardare per identificare i limicoli più facilmente
Sul campo, mentre si osservano contemporaneamente diverse specie di limicoli con piumaggi simili, può essere utile concentrarsi sul colore delle zampe o sul becco per agevolare l’identificazione.
Un esempio riportato da Marco è il confronto tra il totano moro e la pettegola. “In inverno – spiega il fotografo – le due specie hanno l’abito quasi identico, quindi se non si ha la possibilità di guardarli da vicino il becco ci può aiutare a distinguerli: il totano moro ha il becco leggermente più allungato e esile, con la mandibola superiore scura e la mandibola inferiore rossa per metà della sua lunghezza; la pettegola, invece, ha il becco più corto e un po’ più tozzo con colorazione rossa di entrambe le mandibole dall’attaccatura fino a metà della lunghezza”.
Tanto per aggiungere una spruzzata di complicazioni, però, va precisato che quando si tratta di zampe e becco, la questione cromatica può non essere sempre risolutiva, dato che non è per niente insolito osservare individui con zampe e becco completamente ricoperti di fango.
Ciò detto qualcuno potrebbe tagliare la testa al toro rifugiandosi nell’incontestabile certezza che identificare un limicolo non sia poi così necessario ai fini della riuscita fotografica.
A qualsiasi fotografo dovesse incappare in quest’articolo, tuttavia, ci sentiamo di suggerire l’appagante e arricchente via della fotografia consapevole e rispettosa, perché conoscere e riconoscere una specie può fare la differenza tra una pratica fotografica avida, sterile e dannosa e una utile a salvaguardare e promuovere le bellezze naturali di cui tanto ci piace riempire gli hard disk.
Habitat e dieta dei limicoli
Per fotografare i limicoli, va da sé, è necessario sapere dove trovarli.
Questi uccelli frequentano habitat costieri dalle acque poco profonde come spiagge e lagune, ma è possibile avvistarli anche in altri ambienti legati all’acqua come paludi, prati allagati e acquitrini. Non disdegnano ambienti artificiali come saline e risaie.
La loro dieta include principalmente una varietà di invertebrati, tra cui vermi, crostacei e molluschi, che catturano utilizzando i loro becchi specializzati, di forme e dimensioni varie e talvolta bizzarre. L’avocetta, ad esempio, è dotata di un becco la cui estremità è curiosamente incurvata verso l’alto, caratteristica che le consente di catturare le prede sulla superficie mista tra acqua e fango.
Tra gli entusiasmanti “colpi di scena” dei limicoli vale la pena di citare una peculiarità alimentare dei voltapietre, spesso osservati mentre si cibano di carcasse di mammiferi nei campi o di pesci morti sulla battigia.
Tempi di esposizione rapidi per fotografare soggetti in costante movimento
Alcuni limicoli sfruttano il senso della vista per individuare le prede, mentre altri si servono del tatto del becco – o addirittura dell’udito – per cercare insetti e invertebrati nel fango. Qualsiasi sia la tecnica di caccia adottata, dunque, i limicoli sono in costante movimento (eccezion fatta per i momenti di cova) e per fotografarli al meglio è bene impostare tempi di esposizione abbastanza rapidi da scongiurare il mosso (almeno 1/1000sec in condizioni di buona luminosità) e ricorrere a un sistema di autofocus continuo.
“I limicoli – racconta Marco – sono soggetti bellissimi, ma anche molto diffidenti, quindi fotografarli discretamente significa essere riusciti a mimetizzarsi perfettamente.
Ridurre la distanza è fondamentale per ottenere scatti di qualità decente, ma se avvicinare il soggetto significa disturbarlo, stressarlo, o metterlo in pericolo la foto va assolutamente evitata. Per questo motivo il mio modus operandi prevede che mi camuffi anticipatamente nell’ambiente, aspettando che siano i soggetti ad avvicinarsi”.
Solitamente Marco si apposta sdraiandosi a terra, coperto da una rete mimetica. Questa soluzione, certamente poco confortevole, gli regala punti di ripresa vincenti e suggestive inquadrature a pelo d’acqua, o a ridosso di sabbia ed erba, realizzate portando l’obiettivo all’altezza del soggetto.
Per la precisione, l’obiettivo impiegato da Marco è un Sigma 150-600mm Sport, montato su una Nikon D7200 o una Nikon Z6II con adattatore.
Osservazione del comportamento dei limicoli
Tra i più incredibili comportamenti dei limicoli Marco cita la loro tendenza a fingersi feriti per sembrare vulnerabili – e facilmente cacciabili – e distogliere l’attenzione di un potenziale predatore dal nido e dai pulli. In generale il periodo riproduttivo risulta estremamente delicato, specialmente per le specie che depongono le uova a terra, lasciandole completamente scoperte tra i sassi o in piccole depressioni della sabbia.
Proprio in queste circostanze è doveroso, per un fotografo, prestare la massima attenzione e mantenere una distanza di sicurezza, utile a evitare la distruzione involontaria delle uova (spesso perfettamente mimetizzate nel terreno che le ospita e quindi difficilmente individuabili) o l’abbandono della cova da parte di un genitore spaventato. “Nel caso i pulli fossero già nati – aggiunge Marco – “la presenza dell’uomo può far sì che un predatore ne noti la presenza e portarli a morte certa”.
Fratini: piccoli guerrieri
Tra le numerosissime specie di limicoli fotografati da Marco non poteva mancare l’iconico fratino, simbolo della fragilità di un ecosistema sempre più minacciato dall’attività antropica.
“Il fratino per me è un limicolo molto importante, perché la sua presenza qualifica come ottimo l’ambiente dunale della mia Maremma e perché assistere alla schiusa delle uova e alla dedizione con cui gli adulti proteggono i nuovi nati è uno spettacolo che non smette di emozionarmi. I fratini sono dei veri e propri lottatori dal giorno zero, perché già una manciata di minuti dopo aver visto la luce lasciano il nido insieme ai genitori e, nell’attesa di imparare a volare, trascorrono un mese in continua allerta per sopravvivere ai predatori e ai pericoli. Ho scattato la foto con l’ombrellone sullo sfondo nel 2022, durante un monitoraggio dei nidi sulla nostra costa. L’immagine è subito risultata rappresentativa della convivenza ‘forzata’ tra animali e esseri umani ed è stata particolarmente apprezzata da alcune riviste online”.
Dal 2020 Marco Brandi è presidente di Maremma Pro Natura OdV, un’associazione di tutela ambientale nata nel 2018 in provincia di Grosseto. Tra le numerose attività svolte dai soci di questa appassionata realtà c’è proprio la tutela dei nidi di fratino, nonché dei nidi di albanella minore in collaborazione con l’associazione PYGARGUS ETS. Dal 2025 Maremma Pro Natura OdV si dedica anche alla salvaguardia dei nidi di tartaruga marina comune (Caretta caretta) al fianco dell’associazione Tartamare.

Bio e contatti
Marco Brandi, nato a Grosseto nel 1996, è da sempre attratto da qualsiasi forma di vita animale, che osserva con passione e dedizione. Nel 2013 inizia quasi per caso a fotografare la fauna selvatica, intraprendendo un percorso da autodidatta dedicando molto tempo allo studio sul campo nel territorio della Maremma. Negli anni matura un personale visione della fotografia naturalistica, secondo la quale antepone il totale rispetto del soggetto fotografato alla realizzazione di qualsiasi scatto. Grazie a questo approccio etico alla natura, nel 2020 viene eletto presidente di Maremma Pro Natura OdV, associazione di tutela ambientale attiva nella provincia di Grosseto.
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