Sempre più volpi si avvicinano agli ambienti antropizzati e sempre più spesso si muovono negli spazi frequentati dall’uomo con confidenza, forse anche troppa. Il cibo ‘facile’ che le ingolosisce, infatti, le espone a rischi altamente più frequenti e letali di quelli a cui andrebbero incontro nel loro habitat naturale. Edoardo Ciferri, fotografo professionista con cui avevamo avevamo parlato di lupi nel 2024, ci aiuta stavolta a studiare e conoscere le volpi, mammiferi intelligenti e affascinanti che da sempre attirano l’attenzione dell’essere umano, il quale – più o meno consapevolmente – finisce spesso per rappresentare la più grande minaccia alla specie.
Menzionando alcune personali esperienze sul campo, Ciferri spiega come realizzare degli scatti in situazioni di massimo rispetto, con il buon proposito di sfruttare l’incisività del mezzo fotografico a vantaggio della tutela di uno splendido animale. Si tratta, dunque, di un circolo virtuoso: conoscere le volpi aiuta a fotografarle meglio e fotografarle meglio può aiutare a far circolare più rapidamente una buona informazione finalizzata a proteggerle.
Cosa vorresti che le persone sapessero a proposito delle volpi?
Che in Italia la volpe può essere cacciata nel corso di tutta la stagione venatoria e che durante la chiusura della stagione venatoria e nel pieno del periodo riproduttivo, vengono attivati piani di contenimento della specie mediante differenti strumenti, tra cui l’uso dei cani in tana per fare uscire allo scoperto intere famiglie. Il fatto che tra le prede della volpe rientri parte della fauna di interesse venatorio la rende bersaglio di fucili e altri metodi più o meno compatibili con la legalità.
Descriveresti qualche abitudine comportamentale delle volpi?
Le volpi, come i lupi, sono animali opportunisti capaci di adattarsi a svariate situazioni pur di accaparrarsi un pasto. Sono piuttosto schive, generalmente cacciatrici notturne, sebbene capiti che le femmine debbano occuparsi dei piccoli senza l’aiuto del maschio, caso in cui possono allontanarsi dalla tana per cacciare anche nelle ore centrali del giorno. Amano, con l’arrivo della luce, ritirarsi nelle loro tane, talvolta scavate e precedentemente occupate da tassi o istrici, altre volte ricavate all’interno di qualche folto cespuglio.
Durante la stagione degli amori, che va generalmente da dicembre a febbraio, le femmine sono disponibili ad accoppiarsi soltanto per pochi giorni e i maschi danno vita a vere e proprie lotte di rango, che stabiliscono chi ha il diritto ad accoppiarsi.
Dopo qualche mese dalla nascita i giovani raggiungono l’indipendenza e ha inizio il fenomeno della dispersione [l’allontanamento dall’area natale, n.d.r.] fondamentale per evitare l’inbreeding, ossia l’accoppiamento tra consanguinei, che indebolirebbe il patrimonio genetico delle generazioni successive.
Per osservare e riprendere animali così schivi è molto utile il fototrappolaggio. Ce ne parli?
L’utilizzo delle fototrappole è fondamentale per studiare il territorio, i passaggi, le abitudini e i comportamenti degli animali, ventiquattro ore al giorno.
I passaggi degli animali sono molto più frequenti di notte, nelle ore in cui sarebbe impossibile riprendere o documentare i loro movimenti senza l’ausilio di telecamere ad infrarossi.
Personalmente, cerco sempre di installare fototrappole in terreni privati con il consenso del proprietario, oppure con l’autorizzazione di un ente specifico per progetti legati alla ricerca scientifica e documentaristica.
Ipotizzare i posti più idonei in cui piazzare fototrappole o anche Reflex trap, cioè fotocamere dotate di sensore esterno, utilizzate come fototrappole ma con qualità molto superiore, non è affatto semplice. Soprattutto all’inizio mi è capitato di sopravvalutare il potenziale di una zona per poi scoprire che a distanza di qualche metro c’erano passaggi meno visibili ma ben frequentati anche di giorno da volpi, lupi, tassi, cinghiali e altri animali molto elusivi come martore o gatto selvatico.
L’esperienza, poi, mi ha insegnato che è bene utilizzare dei guanti per evitare che il soggetto scelga di aggirare la fototrappola a causa degli odori. Naturalmente è utilissimo anche analizzare le tracce lasciate dagli animali.
Tu segui le tracce per individuare le volpi? Hai consigli su come imparare?
Un attento osservatore può cogliere con facilità i tantissimi segni del passaggio delle volpi.
Le loro impronte misurano circa 5×4,5cm e la differenza con quelle del cane sta nella posizione dei cuscinetti delle dita centrali rispetto a quelli delle dita laterali: questi ultimi nelle volpi sono molto più arretrati.
Le impronte possono essere riconducibili a una determinata specie anche soltanto in base allo schema e alla struttura generale con cui si susseguono, che forniscono anche indizi sulla velocità del movimento. L’andatura più tipica e lineare di una volpe è il trotto e la falcata di una volpe al trotto generalmente è di circa 40/45cm, mentre se balza sulla neve alta può arrivare anche a 70/90cm. La cosa migliore per imparare a leggere le tracce è la consultazione di libri specializzati, insieme alla pratica durante qualsiasi passeggiata nei boschi o in altre zone frequentate da animali selvatici.
Riguardo l’attrezzatura e gli accorgimenti tecnici utili a portare a casa scatti soddisfacenti possiamo rifarci a quanto indicato nell’articolo dedicato ai lupi?
Sì, esatto, i consigli generali indicati nell’articolo sui lupi sono validi per qualsiasi animale.
Ribadisco l’importanza di un binocolo, fondamentale per la ricerca e l’individuazione sul campo delle specie selvatiche, di un obiettivo con almeno 400mm di lunghezza focale, di un buon treppiedi – importante anche per eventuali riprese video – e di almeno due teli mimetici in materiale morbido che non produca rumori. Tra le altre cose suggerivo di imparare a modificare velocemente i tempi di scatto per avere il pieno controllo sull’effetto finale della foto sia in caso di soggetto statico, sia in caso di movimento e di prestare attenzione alla scelta dello sfondo, se possibile facendo un sopralluogo sul posto in cui si intende scattare.
Nella tua esperienza di fotografo naturalista c’è stata un’evoluzione relativa all’attrezzatura?
Ho iniziato con una Nikon D3100, fotocamera entry level regalatami dal mio papà, con la quale ho iniziato a sperimentare la fotografia di paesaggio per poi passare, dopo diversi anni, alla fauna. Da allora il mio percorso fotografico e successivamente quello professionale hanno subito un crescendo. Le mie priorità sono cambiate e di conseguenza anche l’attrezzatura di cui mi avvalevo si è evoluta man mano che acquisivo competenze maggiori o che mi trovavo a esplorare luoghi estremi come l’Artico, dove è necessario che tutti gli strumenti del mestiere siano altamente affidabili per evitare di fallire sul più bello.
In pochi anni ho cambiato fotocamera diverse volte e attualmente utilizzo una mirrorless, nello specifico una Nikon Z9 con diversi obiettivi a seconda del tipo di fotografia e del luogo in cui fotografo. Ad esempio, in Italia utilizzo quasi esclusivamente un Nikkor Z 600mm fisso, all’occorrenza con moltiplicatore di focale 1.4x, mentre per luoghi come l’Artico o il Nord America, dove gli animali sono potenzialmente più vicini, utilizzo un Nikkor Z 100-400mm.
Come ripeto spesso, non è necessario avere attrezzatura costosa se non si è poi in grado di usarla o se non c’è una reale necessità che giustifica spese importanti.
Lo strumento gioca la sua parte, ma ciò che fa davvero la differenza è lo spirito con cui si osserva il mondo selvaggio.
Ci racconti i momenti per te più emozionanti, vissuti sul campo cercando di fotografare la volpe?
Ripensando a qualche istante particolare passato in compagnia di una volpe non posso che raccontare l’emozione provata di fronte ad una mamma che allatta i suoi piccoli. Ho avuto il privilegio di osservare diverse volte una scena di questo tipo e vedere come i cuccioli vengono nutriti, coccolati e puliti di continuo è stupefacente. La mamma insegna loro tutto ciò di cui hanno bisogno per crescere e per sopravvivere lontano da lei più a lungo possibile. Nelle primissime settimane di vita l’allattamento avviene generalmente all’interno della tana, e man mano che i piccoli crescono la madre li fa uscire lasciando che esplorino l’ambiente circostante, sempre sotto il suo controllo.
Ma l’aspetto più sorprendente è che nessuno esce allo scoperto finché la madre non comunica con un verso specifico che fuori tutto è tranquillo. Così i nuovi nati imparano a riconoscere i pericoli, sviluppando e affinando i loro sensi. Essere spettatore di momenti di vita selvaggia così intimi è impagabile ed è un privilegio riservato ai più determinati e pazienti.
Consiglieresti qualche lettura o altre fonti di informazione a chi volesse approfondire la conoscenza delle volpi? Ci sono fotografi o libri fotografici che ritieni fonte di ispirazione?
Uno dei libri che ritengo più interessanti per accrescere la conoscenza di questo mammifero
simbolo di resilienza e straordinaria capacità di adattamento è La vita segreta delle volpi di Adele Brand, studiosa nel campo dell’ecologia ambientale e grande amante delle volpi. Per imparare a riconoscere tracce o segni di presenza delle volpi, invece, ci sono diversi libri specializzati tra i quali Tracce e segni degli animali di Nick Baker, utile per imparare a individuare e decifrare i segnali lasciati dalle volpi e da moltissimi altri animali presenti sul territorio italiano.
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Bio e contatti
Edoardo Ciferri, classe 1990, è nato e cresciuto a Castelnuovo di Farfa, un piccolo paesino della Sabina, nel Lazio. Amante della fotografia sin da bambino, ha cominciato presto a esplorare le campagne e le montagne della sua terra d’origine e a studiare e monitorare la fauna locale. Aiutandosi con delle fototrappole ha scoperto presto una meravigliosa biodiversità, intercettando perlopiù caprioli, cinghiali, rapaci notturni, volpi, tassi e istrici e – più raramente – qualche lupo di passaggio. Oggi Ciferri è un fotografo professionista che organizza workshop e viaggi fotografici in tutto il mondo, propone corsi di postproduzione e collabora con riviste di settore a scopo divulgativo. Attento al rispetto della natura, promuove un approccio etico alla fotografia e si impegna in prima persona nella sensibilizzazione alla tutela della fauna selvatica.
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