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Home CULTURA PORTFOLIO

Connessioni primordiali

Francesco Lopazio

Jessica Barresi di Jessica Barresi
1 Luglio 2021
in PORTFOLIO
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Francesco Lopazio evoca legami ancestrali tra uomo e natura in un insieme di immagini capace di esprimere inadeguatezza e smarrimento dal primo all’ultimo scatto, attingendo di volta in volta a soluzioni comunicative che ingabbiano l’osservatore al pari dei soggetti ripresi.

Children of Nature è un progetto fotografico fatto di orizzonti inclinati, tinte incisive, movimenti repentini e sguardi incerti, sospettosi, spesso celati. L’autore definisce il proprio lavoro “un’allegoria dell’alienazione dell’uomo moderno all’interno del suo nido e della società, che si traduce nell’isolamento e nell’incomunicabilità con i propri simili”. Lo straniamento sfocia in una riflessione che conduce l’individuo a cercare conforto nella natura, da osservare con uno sguardo nuovo, lento e profondo. La serie, efficace tanto nel complesso quanto nei singoli fotogrammi, appare come un organismo composto da cellule capaci sia di sopravvivere in autonomia, sia di aggregarsi con intelligenza in una struttura articolata. Interpretando il paesaggio come relazione dinamica tra uomo e territorio, l’autore ha scelto di ambientare gran parte degli scatti di Children of Nature nei luoghi a lui più cari, sulle montagne e le colline marchigiane che hanno contribuito a plasmare la sua personale visione del rapporto con la natura. I soggetti non sono mai casuali: gli animali si caricano di significati metaforici e le persone sono scelte con cura dall’autore, tra le sue conoscenze, in base alle caratteristiche fisiche che sono ritenute determinanti per la riuscita degli scatti.

Giorgio, un pastore romeno incontrato da Francesco Lopazio sui Monti della Laga, in provincia di Ascoli Piceno.

Ricerca estetica

Nei lavori di Francesco Lopazio la componente emotiva si appoggia a quella estetica e, per garantirsi una piacevole e funzionale libertà di movimento, l’autore alterna fotografia analogica e digitale, assecondando le proprie esigenze stilistiche. A una fotocamera digitale Sony Alfa 7 III affianca un corredoanalogico composto da una Nikon FM2, una Olympus OM4 e una Pentax 67, prediligendo la pellicola per i progetti personali. “Scattare in analogico – spiega – mi ha aiutato nella ricerca della perfezione sul piano compositivo e del significato dell’immagine. Sapere che si dispone di un numero limitato di scatti e che quegli scatti hanno un costo, anche in termini di lavoro, conferisce consapevolezza. Oggi, purtroppo, l’abuso di software per il fotoritocco va in contrasto con le vecchie e sane dinamiche che bisognerebbe sempre tenere a mente a prescindere dagli strumenti utilizzati”. Tale riflessione consente a chi osserva le sue fotografie di comprendere e apprezzare più a fondo le strategie di Francesco nella scelta dei soggetti e nel modo di riprenderli. Le immagini in queste pagine sono prove della sua spiccata versatilità comunicativa, che vale la pena di osservare in maniera analitica.

Children of Nature è un’allegoria dell’alienazione dell’uomo moderno all’interno del suo nido e della società, che si traduce nell’isolamento e nell’incomunicabilità con i propri simili.

Senso di angoscia

Partendo da un fulcro carico di inquietudine l’autore si muove tra luoghi conosciuti, cerca situazioni che esprimano un senso di forte disagio e incappa in scenari, in animali e talvolta in esseri umani perfettamente adatti allo scopo. Ecco che allora oche in fuga, cavalli in gabbia e coltri nebbiose diventano protagonisti di fotografie confezionate secondo criteri che esasperano il malessere: l’immagine delle oche è mossa, il cavallo imbizzarrito ha gli occhi nascosti dalla traversa, la strada è inghiottita da un orizzonte inclinato. Quando è l’autore a collocare minuziosamente i soggetti sulla scena l’approccio non cambia, perché i punti di ripresa e le composizioni continuano a presentare dettagli che disturbano intenzionalmente la serenità di chi osserva. Accade con la fotografia che “taglia” la ragazza nuda e la colloca al margine di un’immagine volutamente sbilanciata, o negli scatti in cui le persone sono distanti e i volti celati. La natura di Francesco non è confortante, piuttosto è impietosa, dominante, e impone i propri tempi al processo di liberazione dall’angoscia che è appena agli inizi. Le fotografie di Children of Nature potrebbero collocarsi nel lasso di tempo in cui uomo e terra devono ancora riavvicinarsi, riconoscersi e riconciliarsi.

Luce e colore

Il sole non splende mai, e se in un paio di scatti si potrebbe ricondurre la scelta del cielo coperto al tipico escamotage tecnico caro ai fotografi che desiderino trarre vantaggio da un grande diffusore naturale, il resto delle pose del progetto in analisi fuga ogni dubbio sull’importanza concettuale della luce, fondamentale nella trasmissione di sensazioni opprimenti insieme alla componente cromatica. Dominanti blu e marroni esasperano con coerenza i colori del cielo e della terra, incontrandosi in quasi tutti i fotogrammi della serie, incluso lo scatto giunto in finale ai Sony World Photography Awards 2021, nella categoria Street Photography della Open Competition. Si tratta della fotografia che ritrae un cavallo al di là di una finestra, che getta uno sguardo oltre il vetro, in direzione della fotocamera, e che appare turbato, confinato in un ambiente chiuso, reso ancora più claustrofobico dall’inquadratura che include solo una porzione di un secondo cavallo, prossimo al punto di ripresa. Muro e vetro creano un forte disagio, alimentato dal brillante dettaglio del piccolo uccello libero di volare. Un colpo di fortuna? Molto probabile, ma il resto è senz’altro frutto di un lavoro lodevole fatto di fotografie – come quella appena commentata – perfettamente in grado, anche da sole, di rappresentare con efficacia un intero progetto.

Ti scrivo dalle viscere della terra, la regione delle madri forse, dove sono disceso per conservare incolumi alcuni valori immateriali, non convertibili, certo, che appartengono al dominio dello spirito umano.
Osvaldo Licini
Pittore

Bio

Francesco Lopazio nasce ad Ascoli Piceno nel 1993. Si avvicina alla fotografia nel periodo degli studi universitari, e viaggiando in Europa sviluppa un linguaggio focalizzato su street e urban photography. Nel 2017 intraprende un lavoro di documentazione sulla condizione dei migranti nei centri di seconda accoglienza, che culmina nella serie Estrangement. Successivamente si dedica ad alcuni progetti personali e a lavori concettuali come Souls in Isolation, che indaga il senso di isolamento e smarrimento provocato dalla pandemia. I suoi lavori sono stati pubblicati da magazine come Fisheye Magazine, EyeShot Journal e 121Clicks e alcune delle sue fotografie sono state selezionate nell’ambito di concorsi internazionali tra cui Sipa Contest 2020, Sony World Photography Awards 2021, The Indipendent Photographer e Annual Photo Awards 2020.

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