Aosta
Dal 19 luglio al 9 novembre 2025
Da più di un anno Brassaï. L’occhio di Parigi si aggira per l’Italia e noi ne seguiamo le tappe per tenervi aggiornati. È possibile che siate già incappati in uno dei nostri numerosi articoli dedicati alla mostra, ma non è da escludere il contrario, dunque eccoci a riassumere quanto potrete aspettarvi da una visita al Centro Saint-Bénin di Aosta dal 19 luglio al 9 novembre 2025.
Brassaï. L’occhio di Parigi presenta più di centocinquanta stampe d’epoca, oltre a sculture, documenti e oggetti appartenuti al fotografo, che fu anche pittore, scultore e scrittore.
Nato nel 1899 a Brassó, in Transilvania, col nome Gyula Halász, il fotografo scelse lo pseudonimo Brassaï in onore della sua città natale. La sua carriera, tuttavia, affondò le proprie radici in Francia e più precisamente a Parigi.
Brassaï e la citta di Parigi
Nell’esposizione, come nella vita del grande fotografo umanista, Parigi è una presenza preponderante. Della Ville Lumière Brassaï osservava tutto e tutti, a tutte le ore del giorno e soprattutto della notte. Fotografava i quartieri operai, i graffiti e i grandi monumenti simbolo, passeggiava tra le stradine illuminate dai lampioni e si infilava nei café gremiti di gente in festa, per ritrarre l’intera gamma di protagonisti della notte, incorniciati dal grande fermento culturale che investì Parigi negli anni Trenta.
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L’obiettivo di Brassaï immortalava persone altolocate, lavoratori, prostitute, clochard, girovaghi, gruppi intellettuali e artisti. L’autore era in stretta relazione con artisti quali Picasso, Dalí e Matisse e si avvicinò al movimento surrealista, al punto che le sue fotografie furono pubblicate sulla rivista surrealista Minotaure, di cui divenne collaboratore e attraverso la quale conobbe scrittori e poeti surrealisti come Breton, Éluard, Desnos, Benjamin Péret e Man Ray.
Brassaï: attrezzatura e tecnica
Il celebre fotografo scattava con una Voigtländer Bergheil 6,5x9cm dotata di un obiettivo Heliar 10,5cm f/4,5, di cui parlavamo dettagliatamente nell’articolo pubblicato il 29 febbraio 2024.
Nella stessa pubblicazione raccontavamo che tra i trucchi più ricorrenti della sua pratica fotografica primeggiava la mascheratura delle luci più intense attraverso elementi presenti sulla scena, come alberi, muri e ponti. Brassaï prediligeva la luce riflessa o diffusa, ragion per cui scattava volentieri in condizioni di foschia, nebbia o pioggia, approfittando dei contrasti attenuati.
E mentre André Kertész fotografava la Senna di notte con un’esposizione di mezz’ora, Brassaï sosteneva di misurare il tempo di posa fumando una sigaretta: “una Gauloise per una certa luce, una Boyard se era più buio”. Il fotografo raccontava di aver spesso attraversato Parigi di notte, da Montparnasse a Montmartre, o trascorso intere nottate lungo il canale Saint-Martin in attesa che sopraggiungesse la nebbia ad attenuare le luci artificiali. Spesso les hirondelles (le rondini) – i poliziotti in bicicletta – si fermavano vedendolo in mezzo alla strada nel cuore della notte e gli domandavano, con sospetto, cosa stesse facendo.
Brassaï rispondeva che stava scattando una fotografia, mostrando puntualmente alla pattuglia alcune stampe che portava sempre con sé come prova inconfutabile del suo operato. Al termine delle riprese notturne, il fotografo rientrava nella sua stanza all’Hôtel des Terrasses, trasformata in una camera oscura in cui elaborare i negativi e realizzare le stampe.
La fotografia di Brassaï da Parigi all’America
Nonostante la produzione fotografica di Brassaï fosse legata a doppio filo alla città di Parigi, il fotografo instaurò un concreto legame anche con l’America. Nel 1956, infatti, Edward Steichen lo invitò a esporre al Museum of Modern Art (MoMA) di New York e la mostra Language of the Wall. Parisian Graffiti Photographed by Brassaï ebbe un enorme successo.
Brassaï avviò anche un’assidua collaborazione con la rivista Harper’s Bazaar, ritraendo molti protagonisti della vita artistica e letteraria francese.
Scomparso il 7 luglio 1984, Brassaï è sepolto nel cimitero di Montparnasse, nel cuore della Parigi che ha celebrato per mezzo secolo.
La retrospettiva, promossa dall’Assessorato Beni e attività culturali, Sistema educativo e Politiche per le relazioni intergenerazionali della Regione autonoma Valle d’Aosta e prodotta da Silvana Editoriale, è curata da Philippe Ribeyrolles, studioso e nipote del fotografo che detiene un’inestimabile collezione di stampe di Brassaï e un’estesa documentazione relativa al suo lavoro di artista.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale e curato dallo stesso Philippe Ribeyrolles, con testi di Daria Jorioz, Philippe Ribeyrolles, Silvia Paoli e Annick Lionel-Marie.
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Brassaï. L’occhio di Parigi
- A cura di Philippe Ribeyrolles
- Centro Saint-Bénin, via B. Festaz, 27 – Aosta
- dal 19 luglio al 9 novembre 2025
- mar-dom 10-13/14-18
- intero 8 euro, ridotto 6 euro
- www.regione.vda.it
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