Azzurra Piccardi (classe 1982) è una giovane fotografa che sta consolidando un proprio stile nel mondo del fashion e del glamour e che ha le idee chiare sulla rappresentazione del corpo femminile e sul nuovo linguaggio estetico legato al concetto contemporaneo di bellezza. Abbiamo parlato con lei di alcune tematiche alla base della sua produzione creativa: la luce, il colore, la pre produzione, la post produzione e il rapporto con i soggetti.
L’estetica del corpo femminile, soprattutto quando si parla di fotografia di moda, è sempre andata a braccetto con la storia sociale e identitaria del Paese. A che punto siamo oggi, secondo te?
L’estetica del corpo femminile nella fotografia di moda è un tema complesso, in continua evoluzione e influenzato da molteplici fattori, tra cui la storia sociale, l’identità culturale, le tendenze artistiche e i diktat commerciali. Negli ultimi decenni, si è assistito a una graduale evoluzione verso una maggiore inclusività nella rappresentazione del corpo femminile: l’accettazione di tutti i tipi di corpo e una prima rottura degli stereotipi tradizionali hanno portato alla ribalta una bellezza più autentica e sfaccettata.
Tuttavia, persistono ancora diverse sfide. La pressione verso un ideale di bellezza spesso irraggiungibile, costruito intorno a immagini di corpi magri, perfetti e artificialmente modificati, continua ad alimentare insicurezza e ansia, soprattutto nelle nuove generazioni. Nell’era digitale, ad esempio, i social media hanno un ruolo cruciale nel modellare le percezioni della bellezza e l’importanza di influencer e modelli digitali sta crescendo nella ridefinizione degli standard estetici. C’è, al tempo stesso, una crescente consapevolezza e critica dell’uso eccessivo di ritocco digitale nelle immagini di moda, che sposta la tendenza verso immagini più autentiche e naturali.
Fortunatamente, diverse iniziative e movimenti stanno emergendo per promuovere una rappresentazione più realistica e inclusiva del corpo femminile nella fotografia di moda. Tra queste, l’ascesa di fotografi e creativi che propongono una visione alternativa, valorizzando la bellezza autentica e la diversità, le campagne di sensibilizzazione e attivismo online contro la mercificazione del corpo femminile, e la crescente attenzione all’etica e alla responsabilità sociale da parte dei brand. Il percorso verso un futuro più inclusivo è ancora lungo e pieno di ostacoli, ma la crescente consapevolezza e l’impegno di diverse realtà fanno ben sperare.
Tu stessa ti avvali spesso di soggetti con corpi convenzionalmente belli. Ci racconti qualche tuo lavoro teso ai concetti di inclusività e diversità di cui parli?
La mia ricerca estetica ha spesso rispecchiato le richieste del mercato della moda, che tende a privilegiare corpi conformi ai canoni estetici tradizionali. Tuttavia, nonostante la prevalenza di tali richieste, ho sempre cercato di esplorare e celebrare la diversità attraverso i miei progetti personali.
Un esempio significativo di questo impegno è uno dei miei primi progetti personali intitolato Il matrimonio della donna cannone, realizzato in collaborazione con il Circo Nero. Questo progetto non si inserisce nel contesto della moda tradizionale, ma è un’espressione artistica che celebra la varietà umana e la diversità culturale. Racconta il matrimonio di un personaggio di spicco del circo, la donna cannone, in un ambiente festoso e inclusivo, rappresentando persone di varie etnie e corporature, in un contesto irriverente e poetico. Questo lavoro mi ha permesso di esprimere una narrazione libera e diversificata, interpretando ogni personaggio in modo unico e creativo.
Un altro progetto significativo che affronta il tema dell’inclusività è Love has no gender. In questa serie, ho voluto sfidare la tradizionale rappresentazione di genere nell’arte classica per stimolare una riflessione su come i concetti di genere e sesso, intesi in un modo molto rigido e limitato in passato, siano oggi considerati superati. Il progetto si propone di dare voce alla comunità LGBTQIA+. Per realizzare ciò, ho reinterpretato opere d’arte iconiche, come la famosa scultura di Michelangelo, la Pietà, invertendo i generi dei soggetti rappresentati.
Come descriveresti lo stile delle tue immagini?
Il mio stile si caratterizza per la sua natura minimale, pulita e sofisticata, evocando sensazioni pittoriche, con un’attenzione particolare alla palette di colori. Di recente, tuttavia, ho intrapreso un percorso che mi sta portando verso un approccio più viscerale e ‘sporco’. Questa evoluzione è dettata dal desiderio di catturare un’autenticità più profonda nel soggetto e di conseguire una comunicazione visiva più incisiva. In virtù della mia natura sperimentale e della mia costante curiosità, posso affermare che il mio stile è in un processo di continua evoluzione, parallelamente al mio personale percorso di crescita e scoperta.
Cosa intendi quando parli di “approccio più sporco”?
Intendo una tecnica deliberatamente imperfetta e non accademica, attraverso la quale cerco di esplorare la spontaneità e l’autenticità nell’espressione fotografica. Questo approccio si allontana dai canoni classici della fotografia per abbracciare elementi di casualità e imperfezione che aggiungono carattere e profondità alle immagini.
Ricorro a movimenti intenzionali della camera durante lo scatto, all’impiego di filtri particolari o di pellicole e materiali che alterano la chiarezza e la precisione dell’immagine. Un esempio emblematico di questo mio nuovo approccio è il progetto A New Kind of Strength.
In questa serie, ho fatto ampio uso di filtri di vario genere e ho sperimentato con tempi di esposizione più lunghi, spesso in condizioni di luce mista, per ottenere immagini che rompono con la tradizionale nitidezza fotografica.
Ci racconti il tuo processo creativo?
Il mio processo di lavoro comprende una lunga fase di pre produzione, nella quale studio tutti gli aspetti della comunicazione visiva e della narrativa che il progetto deve avere. Dopodiché, procedo con la fase di casting, ovvero la selezione della modella o del talento, per scegliere il giusto volto che rappresenti il concetto o il cliente tipo della griffe.
Durante la produzione sul set, il mio approccio al soggetto si basa su un’attenta osservazione e comprensione della personalità che dovrò fotografare. Inizio provando a sciogliere il ghiaccio nella fase di trucco e parrucco, a conoscere il soggetto e a prendere confidenza. In fase di scatto, presto particolare attenzione a come la luce interagisce con il soggetto, poiché credo che la luce sia un elemento fondamentale che può definire o trasformare completamente l’atmosfera di un’immagine.
Sperimento con angoli e prospettive di ripresa diversi per trovare il punto di vista che meglio esprime il carattere del soggetto. Cerco di stabilire una connessione emotiva, per rendere l’immagine non solo una rappresentazione visiva, ma anche un racconto che risuoni a livello personale con chi la guarda. Questo può significare catturare un momento spontaneo o costruire una scena che narri una storia più profonda.
Lavori sia in studio con luce artificiale, sia in ambientazioni esterne con luce naturale. Come la tua pratica fotografica si realizza sia in un caso che nell’altro?
Lavorare sia in studio con luce artificiale, sia in esterno con luce naturale richiede un adattamento flessibile e creativo della mia pratica fotografica. Ogni ambiente presenta sfide e opportunità uniche.
In studio, ho il pieno controllo sull’illuminazione. Questo mi permette di scolpire la luce in modo preciso, creando atmosfere e mood specifici. Uso vari strumenti che variano in base al concetto creativo e al risultato che voglio ottenere. Per fare solo alcuni esempi: spazio da modificatori di luce morbida, come sun scrim, softbox e ombrellini, a luci direzionali gestite impiegando parabole, alette, fresnel e gobo, ottenendo effetti che vanno dall’audace all’etereo. L’ambiente controllato dello studio è ideale per esperimenti dettagliati e per la realizzazione di concetti specifici che richiedono una precisione nella composizione e nell’illuminazione.
All’aperto, invece, la situazione cambia drasticamente. Qui, la luce naturale diventa un elemento dinamico e in costante mutamento che influenza fortemente l’atmosfera e il tono dell’immagine. La sfida è quella di lavorare con l’imprevedibilità delle condizioni meteorologiche e delle variazioni di luce durante il giorno. La fotografia all’aperto richiede reattività e un’alta capacità di adattamento per riuscire a catturare il soggetto nel modo più autentico e naturale possibile.
Che sia in studio o all’aperto, il mio obiettivo è trovare un equilibrio tra le varie fonti luminose e creare immagini che raccontino una storia e catturino l’essenza del soggetto.
Quanto il lavoro di postproduzione influisce sulla resa finale della tua immagine?
Direi che il suo impatto varia tra il 10 e il 20%. Sono infatti fermamente convinta che l’essenza e la forza dell’immagine debbano essere catturate già in fase di scatto. Questo approccio garantisce un maggior grado di autenticità e assicura che il risultato finale sia di qualità superiore.
Principalmente, durante la postproduzione, affino i dettagli, regolo colori e contrasti, e talvolta rimuovo imperfezioni che potrebbero distogliere l’attenzione dal soggetto principale. Tuttavia, il mio obiettivo è mantenere un equilibrio tra l’intervento tecnico in postproduzione e la genuinità dell’immagine catturata, preservando l’essenza originale del soggetto e del momento. Il mio motto infatti è: “la post produzione c’è, ma non si vede”.
Nei tuoi lavori più autoriali utilizzi il colore con maggiore intensità. Cosa simboleggia e come giungi alla realizzazione di un’immagine di questo tipo?
In tutti i miei lavori il colore assume un ruolo centrale, non solo come elemento estetico ma anche come strumento narrativo. L’uso del colore può simboleggiare diverse emozioni e stati d’animo e la scelta dei colori e la loro intensità dipendono fortemente dal messaggio che desidero trasmettere e dall’atmosfera che intendo evocare. Prima di ogni scatto, dedico molto tempo alla fase di pianificazione e sviluppo del concept. Questo include la scelta del tema, la definizione dell’atmosfera e il significato che desidero i colori trasmettano. Ad esempio, potrei usare toni caldi per evocare passione e energia, o toni freddi per suscitare distacco e tranquillità. Durante la sessione fotografica, cerco di catturare il più possibile in camera.
Questo implica un attento lavoro di illuminazione e la scelta di sfondi, costumi e accessori che riflettano la palette di colori desiderata. Spesso utilizzo filtri colorati direttamente sugli obiettivi o luci colorate per enfatizzare ulteriormente il tono emotivo che voglio che l’immagine porti. Nonostante il mio impegno per ottenere circa l’80-90% del risultato finale direttamente in fase di scatto, la post-produzione gioca comunque un ruolo cruciale nel perfezionare l’immagine. Utilizzo software di editing per regolare o applicare il color grading e fare il fotoritocco. Tengo a sottolineare che utilizzo la fase di post-produzione per migliorare o enfatizzare ciò che è già stato catturato durante lo scatto, piuttosto che per cambiare drasticamente i colori o l’atmosfera.
Ulteriori informazioni sul lavoro di Azzurra Piccardi sono disponibili sul suo sito azzurrapiccardi.com
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