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Home MOSTRE & CONCORSI MOSTRE RACCONTI D'AUTORE

Alexey Titarenko e l’evanescenza della sostanza

L’autore di origini russe ha tutte le carte in regola per diventare uno dei grandi nomi del ventunesimo secolo

Giulio Piovesan di Giulio Piovesan
24 Gennaio 2023
in RACCONTI D'AUTORE
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Alexey Titarenko, Domino Factory, Brooklyn, 2011
Alexey Titarenko, Domino Factory, Brooklyn, 2011. ​Unique toned gelatin silver print, handmade in the darkroom by the artist. Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

New York, USA

Dal 17 gennaio al 23 marzo 2023

Compiuti da poco i sessant’anni di età, Alexey Titarenko è un autore che non ha ancora conosciuto tutto il successo che merita. Sorprendentemente non gode dell’attenzione che ci si aspetterebbe di vedergli dedicata dopo una brillante carriera iniziata quando era appena quindicenne e viveva nella natia San Pietroburgo (allora ancora chiamata Leningrado). Tra i suoi progetti più rappresentativi c’è la serie City of Shadows, realizzata tra il 1991 e il 1994, l’epoca in cui l’Unione Sovietica si stava irrimediabilmente sfaldando ed era finalmente possibile ritrarne il popolo senza attenersi alle linee guida della propaganda di stato.

Alexey Titarenko, 58th Street, New York, 2012
Alexey Titarenko, 58th Street, New York, 2012. Unique toned gelatin silver print, handmade in the darkroom by the artist. Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

Alexey Titarenko e il crollo dell'Unione Sovietica

Con l’obiettivo della sua Hasselblad, Titarenko catturò la fine di uno spettacolo, cioè il momento in cui le donne e gli uomini russi gettavano la maschera e, esattamente come attori che venivano privati della sceneggiatura di regime, si abbandonavano all’incertezza cui non avevano potuto dare voce nei decenni precedenti. Si tratta di un lavoro che si situa tra il reportage sociale e la street photography, ma che si discosta da entrambi i generi in quanto risulta molto estetizzante a causa dei tempi di scatto lunghi e all’applicazione, in fase di stampa, del cosiddetto ‘effetto Sabatier’, che altro non è se non una variante della classica solarizzazione. L’effetto è quello di rendere le persone più simili a fantasmi che a corpi in carne e ossa, cosicché gli spazi urbani, anche quelli più affollati, sembrano essere permeati dallo stesso senso di desolazione provato da chi li attraversa.

Alexey Titarenko, Couple with Umbrella, New York, 2014
Alexey Titarenko, Couple with Umbrella, New York, 2014. Unique toned gelatin silver print, handmade in the darkroom by the artist. Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

Le emozioni di Titarenko: cattura e trasmissione

Infatti è Titarenko stesso ad affermare, in riferimento a un suo lavoro su San Pietroburgo iniziato nel 1991 e durato quasi due decenni, che ciò che cerca di catturare con le proprie immagini sono “emozioni che in se stesse sono abbastanza condivise e sono rimaste immutate nel corso del secolo, esattamente come le emozioni suscitate dalla musica di Shostakovic, per esempio, o dai romanzi di Solzhenitsin. Sono tali emozioni i veri soggetti delle mie fotografie e il mio scopo è di comunicarle all’osservatore, di fargliele sentire… comprendere… di fargli provare compassione e… amore”.

Alexey Titarenko, Bryant Park, New York, 2004
Alexey Titarenko, Bryant Park, New York, 2004. Unique toned gelatin silver print, handmade in the darkroom by the artist. Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

Alexey Titarenko adottato da New York, la "città dei sognatori"

Ed è questo approccio che sottende tutte le sue serie di immagini, da quelle realizzate a Venezia e L’Avana fino alla più recente dedicata a New York, sua città adottiva dal 2011. Alla metropoli americana ha dedicato un progetto non ancora concluso, una parte del quale è esposta fino al 18 marzo alla Nailya Alexander Gallery e si intitola The City of Dreamers.

Alexey Titarenko, Fire alarm box (girl in Nolita), New York, 2012
Alexey Titarenko, Fire alarm box (girl in Nolita), New York, 2012. Unique toned gelatin silver print, handmade in the darkroom by the artist. Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

Obiettivo puntato su Titarenko

Se da una parte gli scatti sembrano essere i corrispettivi diurni delle foto notturne di Christopher Thomas, dall’altra non possono non ricordare certe vedute della città a opera di Alfred Stieglitz. Merito dei tempi di posa lunghi e del paziente lavoro in camera oscura, nella quale l’autore non si limita a sviluppare le pellicole e a stamparle bensì opera quasi come un pittore che agisce sulla tela. Del suo metodo di lavoro si trova accenno in uno dei corti documentari dedicatigli dall’americano Ted Forbes, videoblogger che pubblica regolarmente brevi ma preziose lezioni di fotografia.

Tuttavia Titarenko ha anche un legame con l’Italia. Infatti, oltre ad avere realizzato il già citato progetto su Venezia, ha anche pubblicato due volumi, attualmente esauriti, con la casa editrice Damiani: The City is a Novel (2015) e Nomenklatura of Signs (2019), che raccoglie i suoi lavori degli esordi, chiaramente influenzati dagli artisti delle avanguardie russe dei primi decenni del Novecento. Così si può dire che Alexey Titarenko sia a pieno titolo un fotografo che si colloca a cavallo tra due mondi, la Russia post-sovietica e l’America delle gallerie d’arte di Manhattan. Ed è forse anche per questa ragione che le sue opere riescono a colpire tutti gli osservatori, di qualsiasi età e da qualunque luogo essi provengano.

Alexey Titarenko, Morningside Park, New York, 2015
Alexey Titarenko, Morningside Park, New York, 2015. Unique toned gelatin silver print, handmade in the darkroom by the artist. Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

Per tutte le immagini in questo articolo: copyright Alexey Titarenko
Courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York

Alexey Titarenko. The City of Dreamers

  • Nailiya Alexander Gallery, 41 E 57th St #704, New York, NY 10022, Stati Uniti
  • dal 17 gennaio al 23 marzo 2023
  • su appuntamento
  • n.d.
  • nailyaalexandergallery.com
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