Alberto Selvestrel è un giovanissimo fotografo che ha compiuto i suoi primi passi poco più che adolescente, ma che già da allora aveva le idee chiare: fotografare le geometrie minimali del paesaggio antropico.
Alberto Selvestrel è uno di quei giovani talentuosi che sanno cosa vogliono e perseguono l’obiettivo. Qualche mese fa avevamo intervistato un altro diamante grezzo, Mattia Ozbot. Sono entrambi giovanissimi, hanno trovato la formula per costruire la propria professione nel campo della fotografia e stanno puntellando solidamente la loro carriera.
Con Alberto Selvestrel ci spostiamo dai confini dei terreni di gioco del suo collega Ozbot alle geometrie essenziali del paesaggio antropizzato, genere fotografico che l’autore ha coltivato sin dal primo momento con particolare attitudine.
Ad Alberto abbiamo chiesto da dove è partito, dove è arrivato oggi e, inevitabilmente – data la giovane età – dove vuole andare. Asciutto nell’esprimersi come lo è nel comporre le sue immagini, arriva al dunque senza troppi giri di parole, con apprezzabile coerenza.
A diciassette anni avevi già le idee chiare: fotografavi il paesaggio vissuto e trasformato dall’uomo. Ci racconti come sei arrivato a un simile approccio e per quale ragione?
Quando ho iniziato a scattare ho sperimentato diversi soggetti, ho fotografato amici, parenti, realizzato scatti di still life e architettura, ma dopo la prima fase di ricerca ho seguito quello che più sentivo mio e che più rappresentava la mia sensibilità. Ho iniziato a scattare seguendo un’idea di fotografia che riducesse al minimo il numero di dettagli ma allo stesso tempo veicolasse il massimo del contenuto concettuale.
Il paesaggio che racconti nei tuoi scatti è geometrico e minimale. Per quale motivo?
Credo che la scelta compositiva rappresenti il mio modo di vedere il mondo: con queste geometrie essenziali, infatti, sintetizzo le connotazioni principali della sfera naturale e artificiale.
Link è il tuo libro più recente, successivo a Images, un’autoproduzione delle tue fotografie del primo periodo. Ci spieghi titolo e contenuto?
Il titolo deriva dal termine inglese, per l’appunto link, che significa collegamento e, dato che in tutte le fotografie sono presenti connessioni tra il mondo naturale e quello architettonico, mi sembrava coerente con le immagini. Il libro contiene una serie di paesaggi marini con i quali esploro le tematiche che accompagnano la mia ricerca fotografica: il comportamento umano relazionato alla sfera naturale.
Qualche anno fa sono arrivate anche le collaborazioni commerciali: sei stato testimonial di Fujifilm per il lancio della X-Pro3, mentre nel 2020 per Automobili Lamborghini hai realizzato il progetto Con l’Italia per l’Italia, volto alla valorizzazione del nostro Paese nel periodo post-Covid.
Sì, è stato molto interessante lavorare su progetti commissionati, benché avessi una grande componente di libertà. Ho potuto sperimentare, variando soggetti e situazioni e portando la fotografia come la concepisco io a dialogare con altre realtà. Con Fujifilm ho poi continuato il rapporto lavorativo e spesso collaboriamo a progetti stimolanti.
Passiamo al progetto L’unica Danza: hai prodotto un’installazione site-specific in occasione della manifestazione Una Boccata d'arte. Ce la racconti?
L’unica Danza è stato un lavoro eseguito appositamente per un borgo medioevale molisano: Fornelli, in provincia di Isernia. È stato molto stimolante perché mi ha permesso di interfacciarmi con diversi mezzi fotografici: per la prima volta infatti ho sperimentato la fotografia istantanea realizzando una grande installazione all’interno dell’auditorium di Fornelli, che secondo me è uno dei borghi più belli d’Italia, con centocinquanta cornici contenenti fotografie di grotte marine. All’esterno, lungo i vicoli, ho inoltre esposto undici fotografie in grande formato raffiguranti scorci di paesaggi naturali che si relazionano con l’architettura del paese.
Bio
Alberto Selvestrel nasce a Torino il 29 novembre 1996. Ad appena 17 anni si avvicina alla fotografia con una particolare attenzione rivolta al paesaggio. A partire dal 2016 anni approfondisce, da autodidatta, le sue ricerche, e si focalizza sul paesaggio antropico e sulle sue modificazioni, iniziando a sviluppare uno stile personale caratterizzato da composizioni geometriche e minimali. La ricerca di Selvestrel è volta a condensare il massimo della sua espressione concettuale nel minimo della forma. nel corso del 2017, Selvestrel espone il suo lavoro in Italia, presso la pinacoteca di Camo e ad Asti, e nel 2018 a Londra e a Bruxelles. Il primo libro autoprodotto si intitola Images ed è una raccolta di immagini sperimentali della sua prima fase fotografica. Nel mese di marzo del 2019 è uscito il suo secondo libro Link, con la prefazione di Giovanni Gastel. Sempre nel 2019 partecipa ad alcune fiere d’arte a Londra e a Barcellona e viene scelto da Fujifilm come testimonial italiano per il lancio della fotocamera X-Pro3. Nel 2020 Automobili Lamborghini gli commissiona il progetto With Italy for Italy, nato con lo scopo di rivalutare il territorio italiano dopo la pandemia da Covid-19. Nello stesso anno, Selvestrel espone a Milano in una mostra personale curata da ArtNoble. Nel 2021 è la volta della mostra L’unica Danza, in collaborazione con Fondazione Elpis e Galleria Continua per il progetto Una Boccata d’arte.