Roma
Dal 10 maggio al 27 giugno 2024
Klaus Pichler è un fotografo nato a Vienna, narratore della società contemporanea, delle sue problematiche culturali e ambientali. Con la mostra The Petunia Carnage, visibile al Forum Austriaco di Cultura di Roma fino al 27 giugno 2024, Pichler intende portare all’attenzione del suo pubblico una vicenda alquanto insolita: quella che ha dato inizio alla cosiddetta “crisi delle petunie”. Abbiamo intervistato il fotografo per sapere di più di questa storia e di come egli abbia impostato il suo progetto per raccontarla.
La storia delle petunie arancioni, da cui hai tratto il tuo progetto The Petunia Carnage, è una storia vera. Ce la racconti?
È una storia iniziata molto tempo fa e la cui cronologia è piena di colpi di scena e svolte impensate. Il mio progetto ha inizio nel 2015, con una scoperta inaspettata: quando lo scienziato botanico Teemu Teeri uscì dalla stazione ferroviaria di Helsinki, nel maggio 2015, notò alcune petunie di colore arancione vivido in una fioriera. Rimase sorpreso dal momento che le petunie di colore arancione non sono disponibili in natura, perciò pensò di prenderne alcuni steli per testarli nel suo laboratorio. Si ricordò di un esperimento presso l’Istituto Max Planck di Colonia, nel maggio 1990, in cui le petunie bianche erano state geneticamente modificate per fiorire di color salmone. Per quanto ne sapeva, questi fiori non erano mai stati immessi sul mercato dopo l’esperimento.
Poiché i risultati dei suoi test dimostrarono che le petunie erano transgeniche, Teeri arrivò alla conclusione che, in qualche modo, alcune piante dell’esperimento del 1990 fossero state sottratte al laboratorio, allevate e vendute senza permesso in tutto il mondo. Quando lo scienziato informò della sua scoperta l’autorità finlandese per la sicurezza alimentare furono ritirati dal mercato otto tipi di petunie. Successivamente il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti dichiarò ‘illegali’ le petunie arancioni e ne ordinò la distruzione. Anche numerosi altri Paesi fecero lo stesso e, così, in seguito alla cosiddetta “crisi delle petunie”, le petunie arancioni scomparvero dai mercati globali.
Cosa ti ha attratto di questa storia tanto da renderla un progetto fotografico e come dall’idea sei passato alla realizzazione?
Questa storia ha catturato il mio interesse perché è ricca di colpi di scena e secondo me ha tutte le carte in regola per sembrare la sceneggiatura di un film. La stessa cronologia del caso è molto interessante, perché la sequenza temporale è davvero unica, oltre al fatto che ci sono tante parti coinvolte. Dal punto di vista narrativo, inoltre, rivela moltissimo sulla relazione tra uomo e natura, sulla produzione floreale industrializzata, sui diversi interessi umani e anche sul complicato discorso dell’ingegneria genetica. A mio avviso la vicenda racconta lo stato attuale della scienza, della selezione vegetale, della cultura e del ruolo dei media.
Per quanto riguarda il contenuto del progetto rispetto all’effettiva cronologia del caso della petunia arancione, ho voluto essere il più meticoloso e preciso possibile. Così mi sono messo in contatto con tutti gli scienziati e le autorità che hanno preso parte alla vicenda, li ho intervistati per raccogliere il maggior numero possibile di informazioni, nonché i materiali originali, come immagini, testi e materiale d’archivio. Sulla base delle interviste e del materiale raccolto, ho ricreato e messo in scena quasi tutte le immagini (circa il 90% in totale), includendo nella narrazione del progetto non solo la creazione di mie fotografie, ma anche l’allestimento dei materiali d’archivio raccolti (pagine di giornale, grafici scientifici, comunicati stampa e e così via), facendoli stampare e poi rifotografandoli.
Il tuo progetto si avvale di diverse modalità di narrazione fotografica: lo still life, lo stile documentaristico, la staged photography, una documentazione scientifica. Cosa ha conferito al tuo lavoro questo modo così variegato di intendere il racconto?
Ho cercato di trattare l’intero progetto come un ‘romanzo fotografico’, basato sulla cronologia del vero caso della petunia arancione. Ho lavorato con uno storyboard, suddividendo la vicenda in minuscole parti di contenuto, che ho poi provato a trasformare in fotografie, pezzo per pezzo. Volevo realizzare una sorta di ‘mockumentary al contrario’, in cui la storia è vera, ma le immagini non lo sono necessariamente, in modo da sfidare la ‘verità’ delle immagini fotografiche stesse. Considero gratificante giocare con le immagini trovandomi nella società della post-verità e dei ‘fatti alternativi’. A parte questo, è stato molto divertente creare il progetto con la sensazione di aver girato un po’ troppo la vite, ottenendo immagini condite con esagerazione e dettagli giocosi.
La luce è molto importante per l’estetica narrativa del progetto, aiuta a uniformare il confine tra reale e artificiale, tra ciò che è vero e ciò che è finzione. Come hai usato la luce per creare le tue immagini di tua produzione? Hai lavorato molto in post produzione?
Sì, l’illuminazione è molto importante, anche in virtù della mia idea che l’intero progetto riguardasse i colori. È proprio il colore arancione delle petunie, infatti, che le rende “diverse” e quindi ho voluto sottolineare questo aspetto utilizzando colori forti e vividi, e talvolta molto drammatici. Ecco perché ho dedicato così tanto impegno all’illuminazione, per migliorare la saturazione e la luminosità dei colori, utilizzando il flash da studio nella maggior parte dei casi. La post produzione non è stata troppo difficile, quello che mi ha portato via molto più tempo ed energie è stata la pre-produzione perché ho creato io stesso la maggior parte dei layout dei giornali, delle cartelle colori e anche dei set fotografici.
Le tue immagini raccontano di una dimensione sospesa, spesso grazie all’uso che fai della luce. Ma anche l’ironia è un ulteriore elemento di lettura del tuo lavoro. Da dove nasce?
Il concetto di ‘mockumentary al contrario’, combinato con una storia vera che sembra quasi troppo messa in scena per essere vera, mi ha sfidato a giocare con le sue diverse parti. È stato spontaneo sperimentare con la sua progettazione, includendo l’aspetto ironico della vicenda soprattutto nella rappresentazione di quelle che erano le parti della storia più incredibili e fuori dall’ordinario. The Petunia Carnage è stato l’inizio di un processo artistico in cui ho incluso, per la prima volta, anche l’elemento ironico come parte integrante della mia pratica fotografica e devo dire che ne sono rimasto molto soddisfatto.
Ulteriori informazioni sul lavoro di Klaus Pichler sono disponibili sul suo sito klauspichler.net.
Klaus Pichler. The Petunia Carnage
- Forum Austriaco di Cultura, viale Bruno Buozzi, 113 – Roma
- dal 10 maggio al 27 giugno 2024
- lun- ven 9-17
- ingresso gratuito
- austriacult.roma.it
Le mostre di fotografia da non perdere in primavera in Italia e dintorni
La mappa delle mostre di fotografia su fotocult.it
Scopri la mappa interattiva delle mostre fotografiche
Paesaggi da sogno nel silenzio della notte, quando il cielo e la terra si incontrano in una fotografia
Gli spettacoli della natura dalla Sardegna...
Cinquant’anni di Letizia Battaglia in mostra a cielo aperto sullo Stretto
dal 16 novembre 2024 al 2...
Una toy camera con pellicola 120 parla il linguaggio del subconscio
dal 19 ottobre al 30 novembre...
Quando Giovanni Chiaramonte cercava il divino fotografando il mondo
dal 10 novembre 2024 al 9...
Bicicletta, appunti e lastre fotografiche: così Giuseppe Palumbo scrisse la storia del Salento dal 1907
Un inestimabile patrimonio fotografico raccontato da...
Fotografie e parole: in mostra la straordinaria letteratura ibrida di Ferdinando Scianna
dal 14 novembre 2024 al 18...