Roma
Dal 10 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024
Il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita l’opera di Boris Mikhailov (Kharkiv, 1938), irriverente pilastro della fotografia contemporanea dell’Europa dell’Est. L’esposizione, visitabile fino al 28 gennaio 2024, è intitolata Boris Mikhailov. Ukrainian Diary ed è curata da Laurie Hurwitz in collaborazione con Boris Mikhailov e Vita Mikhailov.
Coraggioso e dissacrante sin dal principio della sua produzione fotografica, a metà degli anni Sessanta l’autore ucraino utilizzò una fotocamera affidatagli per realizzare un cortometraggio della fabbrica in cui lavorava per ritrarre la moglie nuda. Stampò le immagini nella camera oscura della fabbrica stessa, il KGB trovò i suoi scatti durante una perquisizione: licenziato in tronco Mikhailov iniziò a dedicarsi a tempo pieno alla fotografia, abbracciando una pericolosa estetica anticonformista, mirata a scardinare la visione idealizzata della realtà imposta dall’URSS.
Risoluto a documentare senza compromessi la cruda realtà sociale del suo tempo, Mikhailov lavorava come fotografo per il mercato nero ed esponeva le sue fotografie in mostre clandestine organizzate in abitazioni private. Nel 1971 fu uno degli otto fotografi che fondarono il gruppo Vremya a Kharkiv, grembo di un vero e proprio movimento per la resistenza culturale.
Boris Mikhailov: il potere sovversivo della “fotografia di cattiva qualità”
Mikhailov è partito dalla fotografia documentaria, per poi estendere il suo approccio sperimentale alla fotografia concettuale, alla pittura e alla performance. Ha creato connessioni tra fotografie e testi, o tra immagini e altre immagini, ricorrendo alla sovrapposizione, al dittico, al ritaglio.
Il suo intervento si è tradotto spesso nell’introduzione di sfocature, uno dei passi più significativi del suo percorso verso la teorizzazione del concetto di “fotografia di cattiva qualità”, che auspicava la produzione e stampa su carta di scarsa qualità di immagini a basso contrasto, caratterizzate da difetti evidenti, in contrapposizione all’immaginario glorificato del realismo sociale e della fotografia patinata.
Le serie di Boris Mikhailov
La mostra a Palazzo delle Esposizioni si compone di oltre ottocento immagini di Mikhailov, selezionate da circa venti serie realizzate dall’artista tra il 1965 e gli anni Duemila, come Yesterday’s Sandwich (metà anni ’60-metà anni ’70), Red (1968-1975), Luriki (1971-1985), Salt Lake (1986), National Hero (1992), At Dusk (1993), Case History (1997-1998), solo per citarne alcune. Si va dai lavori nati nel periodo in cui l’Ucraina faceva parte dell’Unione Sovietica – che rispecchiano le contraddizioni sociali dell’epoca – a quelli che hanno visto la luce dopo il crollo dell’URSS e che testimoniano il fallimento del comunismo e del capitalismo in Ucraina.
Nel comunicato stampa dell’esposizione si leggono le parole con cui lo stesso Mikhailov spiega la sua scelta ricorrente di lavorare in serie: “Perché lavoro in serie? Posso spiegarlo con una vecchia parabola su un gruppo di ciechi che non sanno cosa sia un elefante. Per capire l’elefante, ognuno si concentra su una parte diversa: uno afferra la proboscide, un altro la zanna, un altro ancora la coda, e ciascuno dà una descrizione specifica ma completamente diversa di quello che pensa che sia. Ma perché l’elefante sia un elefante, alla fine bisogna mettere insieme le descrizioni. Allo stesso modo, l’idea che una singola immagine contenga tutte le informazioni è una bugia; non credo nella verità assoluta. Esplorare qualcosa da angolature diverse restituisce un senso più elevato della verità. Mi servo della somma delle immagini, della somma delle sequenze per mettere in dubbio la correttezza di una sola percezione possibile. La vibrazione tra le diverse immagini espande le loro possibilità”.
I colori di Mikhailov
Nelle mani di Mikhailov il colore diveniva uno strumento di personalizzazione dell’immagine, nonché un ulteriore mezzo di comunicazione. Nel trittico Green (1991-1993) l’autore rappresentò un paesaggio malato, trasandato, invaso dalla vegetazione, colorando a mano le stampe alla gelatina d’argento con quello che definì “il colore della palude… il muschio sulla vita sovietica passata”. La serie At Dusk è caratterizzata dal blu cobalto, il colore del crepuscolo, scelto da Mikhailov per dipingere le stampe alludendo alla transizione dell’Ucraina verso l’indipendenza. Il blu, inoltre, era intimamente legato ai traumatici ricordi d’infanzia dell’artista. “Il blu, per me – racconta – è il colore dell’assedio, della fame e della guerra… Ricordo chiaramente i bombardamenti, le sirene che ululavano e i fasci di luce nel meraviglioso cielo blu scuro. Blu, blu, e poi azzurro…”.
Mikhailov racconta Red
Le immagini di Red sono accomunate dalla presenza del rosso, un fil rouge – è il caso di dirlo – che fa eco alla rivoluzione e all’impero sovietico. A proposito di questa serie Mikhailov racconta: “Le parole ‘rosso’ e ‘bellezza’ hanno la medesima radice nella lingua russa. Ma ‘rosso’ significa anche Rivoluzione, evoca il sangue e la bandiera rossa. Tutti lo associano al comunismo. Solo pochi, però, sanno davvero quanto il rosso abbia permeato le nostre vite.
Le manifestazioni e le parate sono una parte fondamentale di questa serie. È lì che veniva creata una delle immagini principali della propaganda: il volto felice della vita sovietica, con una fiducia totale nel futuro. Le manifestazioni divennero estremamente kitsch e volgari, non una festa popolare, ma una sorta di crociata sovietica. A volte mi sentivo circondato da orde di cinici, vittime e stolti, e dietro di loro quelli che sembravano poliziotti, con addosso le fasce rosse. Era come se il regime stesse usando per i propri scopi il desiderio di festa della gente. Era importante, per me, fotografare quelle persone in un modo che permettesse di distinguere il sovietico dall’uomo”.
La mostra, prodotta dall’Azienda Speciale Palaexpo e organizzata in collaborazione con la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, è accompagnata dal libro Boris Mikhailov 1965-2022, Mörel / MEP, Londra-Parigi 2023 (lingua inglese) e dalla pubblicazione bilingue (italiano e inglese), Saggi e Note. Essays and Notes, Mörel, Londra 2023.
Boris Mikhailov. Ukrainian Diary
- A cura di Laurie Hurwitz in collaborazione con Boris Mikhailov e Vita Mikhailov
- Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale, 194 – Roma
- dal 10 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024
- martedì-domenica, 10-20; lunedì chiuso
- intero 12,50 euro, ridotto 10 euro
- feelsenigallia.it