Negli ultimi mesi il mercato tecnologico sta attraversando una delle crisi più silenziose ma, allo stesso tempo, più incisive degli ultimi anni. La carenza globale di chip di memoria sta modificando in profondità il modo in cui vengono prodotti, acquistati e utilizzati i dispositivi digitali. Una crisi nata lontano dal mondo della fotografia, alimentata dall’esplosione dell’intelligenza artificiale (sì, quella con cui abbiamo generato alcune immagini di questo articolo) e dalla crescita senza precedenti dei data center, ma che rischia di avere effetti molto concreti anche sul digital imaging.
Per comprenderne le conseguenze è necessario allargare lo sguardo e osservare cosa sta accadendo nell’industria dei semiconduttori. Nel corso del 2025 la domanda di memorie ad altissime prestazioni, in particolare HBM (High Bandwidth Memory) e NAND di fascia enterprise, è cresciuta in modo vertiginoso. I grandi modelli di intelligenza artificiale, così come le infrastrutture cloud che li supportano, richiedono enormi quantità di memoria veloce, affidabile e continua. Per i produttori di chip si tratta di un segmento strategico, caratterizzato da margini elevati e contratti a lungo termine.
L'IA ha fame di memoria ed è disposta a pagarla tanto
La conseguenza è stata una riallocazione massiccia della capacità produttiva. Linee che fino a poco tempo fa erano dedicate a DRAM e NAND per il mercato consumer e prosumer sono state riconvertite per soddisfare la domanda dei data center. In un settore in cui costruire una nuova fabbrica richiede anni e investimenti miliardari, questa scelta ha inevitabilmente lasciato scoperti altri mercati.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: meno memoria disponibile per PC, smartphone, fotocamere e supporti di archiviazione, tempi di approvvigionamento più lunghi e un aumento dei prezzi che, a seconda delle categorie, può arrivare anche a raddoppiare rispetto ai livelli di pochi mesi fa. Il mondo consumer – e con esso quello fotografico – si è ritrovato in fondo alla lista delle priorità.
L'impatto sulla fotografia digitale
Nel digital imaging, però, è importante fare una distinzione. Al momento, almeno osservando i dati di mercato e le principali piattaforme di vendita online, i prezzi di schede SD e CFexpress non mostrano ancora aumenti significativi. Le linee professionali restano costose, ma non più di quanto lo fossero negli ultimi mesi. Questo non significa che il settore sia al riparo, bensì che l’impatto della crisi non si è ancora trasferito in modo diretto sullo scaffale.
Il motivo è strutturale. Le schede di memoria per fotografia e video utilizzano NAND e controller che vengono acquistati con contratti e cicli produttivi più lunghi rispetto alla DRAM per PC e server. In altre parole, il mercato sta ancora consumando scorte prodotte prima che la riallocazione verso l’AI diventasse così aggressiva. È una fase di apparente stabilità che potrebbe però rivelarsi temporanea.
Le prime tensioni reali si stanno infatti manifestando altrove. I prezzi della DRAM, in particolare per moduli DDR5 destinati a PC e workstation, sono già in aumento e rappresentano un indicatore anticipatore di ciò che può accadere anche sul fronte della NAND consumer. Storicamente, quando la DRAM sale in modo sostenuto, lo storage segue a distanza di qualche mese. In questo scenario, le schede SD UHS‑II, le CFexpress Type A e B e le microSD ad alte prestazioni restano tra i prodotti più esposti, soprattutto nei tagli di capacità elevata e nelle versioni progettate per raffiche RAW impegnative e video ad alto bitrate. Per chi lavora in ambiti come sport, naturalistica o produzione video avanzata, il rischio non è immediato ma va messo in conto nel medio periodo.
La pressione sui prezzi non riguarda però solo ciò che entra nelle fotocamere. La post‑produzione è forse l’anello più sensibile di questa catena. SSD NVMe per workstation di editing, unità portatili per il backup sul campo, sistemi RAID e NAS dipendono in modo diretto dal costo della NAND. Dopo oltre un decennio di costante riduzione, il costo per terabyte ha invertito la rotta e sta tornando a salire.
Montare o aggiornare una postazione video oggi può risultare sensibilmente più costoso rispetto a un passato recente. Questo potrebbe spingere fotografi e filmmaker a rinviare upgrade importanti, rallentando l’adozione di flussi di lavoro più evoluti proprio mentre risoluzione, profondità colore e bitrate continuano a crescere.
Cosa aspettarsi e come prevenire o limitare i danni
Il paradosso è evidente. Negli stessi anni in cui la produzione di immagini e video richiede sempre più spazio – RAW ad altissima densità, file a 12 o 14 bit, video 4K e 8K, timelapse e archivi che si accumulano nel tempo – i supporti necessari a gestirla stanno diventando più costosi e meno accessibili. È una dinamica che colpisce soprattutto i professionisti e gli amatori evoluti, cioè chi fa un uso intensivo e quotidiano della memoria.
Secondo le analisi più accreditate, questa situazione non è destinata a risolversi rapidamente. Le nuove capacità produttive entreranno in funzione solo tra qualche anno e, salvo un rallentamento drastico della domanda legata all’intelligenza artificiale, è difficile immaginare un ritorno ai prezzi pre‑crisi prima del 2027 o 2028.
In questo contesto, la pianificazione diventa uno strumento fondamentale. Anticipare gli acquisti quando possibile, ripensare i workflow per ridurre l’uso di spazio superfluo, sfruttare formati RAW compressi senza perdita e flussi di editing basati su proxy non sono più solo scelte di efficienza, ma vere strategie di contenimento dei costi. Anche il mercato dell’usato garantito, per schede e SSD di fascia alta, potrebbe tornare a essere una risorsa interessante.
La crisi della memoria non è fatta di titoli allarmistici (il nostro è solo ironico) o scaffali improvvisamente vuoti, ma di piccoli segnali che, messi insieme, delineano un cambiamento strutturale. Un cambiamento che il mondo della fotografia e del video non può permettersi di ignorare.
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