L’industria tecnologica ha instillato nel dibattito comune un’idea tanto diffusa quanto fuorviante: che gli smartphone moderni, con i loro moduli fotografici multipli e – addirittura – le ottiche aggiuntive, abbiano raggiunto una versatilità tale da relegare la fotocamera a strumento di nicchia. Ma il nostro compito è anche quello di chiarire alcuni aspetti che i Costruttori di smartphone omettono, ossia che anche i modelli di punta, persino quelli che vantano blasonati sensori da 1 pollice, esprimono tutto il loro potenziale a una sola, specifica lunghezza focale.
Nel momento in cui l’utente esegue una zoomata, l’elettronica non fa altro che applicare un ritaglio all’immagine, degradandone la qualità, oppure cede il compito a moduli fotografici secondari. Questi, per ovvi limiti fisici e di spazio, montano sensori notevolmente più piccoli e di qualità intrinsecamente inferiore. Sia chiaro, questi strumenti sono straordinari per documentare i momenti della vita quotidiana. Ma quando l’ambizione cresce, quando l’intento non è più solo scattare una foto ma creare un’immagine, allora serve la fotocamera. Questo, tuttavia, non implica più una rinuncia alla portabilità; l’epoca della scelta obbligata tra “qualità” e “comodità” è tramontata da un pezzo.
Mirrorless o "camera phone"? Il prezzo non fa la differenza
Esistono produttori, come Fujifilm, che stanno attivamente perseguendo la filosofia di integrare la migliore tecnologia dell’industria fotografica moderna all’interno di corpi macchina compatti, a volte addirittura tascabili, e con un posizionamento economico strategico. Esempi concreti di questa tendenza sono la Fujifilm X-M5 o la più recente X-T30 III.
Il dibattito non regge nemmeno sul piano economico, spesso usato come scusa per ritardare il “grande passo”. Un kit base, che vede una fotocamera come la X-M5 abbinata allo zoom XC15-45mm f/3,5-5,6 OIS PZ, si posiziona oggi sul mercato a 1.049 euro. Una cifra paragonabile, se non inferiore, a quella di molti smartphone di alta gamma. La differenza sostanziale risiede però nel ciclo di vita e nel valore dell’investimento: dopo due o tre anni, lo smartphone è obsoleto; la fotocamera invece rimane per anni il centro di un sistema attorno al quale costruire e sviluppare un corredo e, soprattutto, una competenza.
Ancora più qualità con gli stessi ingombri? Scegli un obiettivo a focale fissa
A proposito di corredo, la vera crescita fotografica passa proprio per le ottiche. E se vogliamo espandere il sistema, mantenendolo compatto, è sufficiente esplorare il catalogo di obiettivi a focale fissa Fujifilm. Questi obiettivi, tendenzialmente molto più luminosi degli zoom, permettono di realizzare immagini dove lo stacco dei piani è reale, le sfumature di colore e i passaggi tonali sono molto più “morbidi” e la tridimensionalità è tangibile: non si tratta di un effetto simulato via software delle volte anche in modo posticcio, ma di pura fisica ottica.
Un confronto diretto tra i file rivela immediatamente di quale livello di “compromesso” ci accontentiamo eleggendo lo smartphone a sistema di ripresa principale
L'ottica di base ha tutto quel che serve per iniziare
L’ottica fornita in kit, a ogni modo, resta lo strumento più valido per iniziare. È uno strumento didattico eccezionale per chi è alle prime armi, poiché abbraccia le focali essenziali: dal grandangolare, necessario per architettura, paesaggi e street photography, fino al mediotele, ideale per il ritratto. Escludendo ambiti molto specifici come la fotografia sportiva o naturalistica estrema, permette di affrontare la quasi totalità dei generi a un costo iniziale davvero contenuto.
Fujifilm X-T30 III + XC 13-33mm F3.5-6.3 OIS
X-Trans CMOS: dai modelli più gloriosi alle nuove mirrorless entry level
Fujifilm, inoltre, sta portando la massima qualità anche sui modelli più compatti: sulla X-M5 e sulla X-T30 III, ad esempio, è presente lo stesso “cuore” delle mirrorless professionali di penultima generazione: quel sensore X-Trans CMOS da 26 megapixel che si è fatto apprezzare, solo per citarne alcune, sulle Fujifilm X-T4 e X-Pro4, sulla compatta premium X100V, come pure sulla X-E4. Si tratta, di fatto, del miglior sensore in formato APS-C prodotto dalla casa fino all’avvento dell’X-Trans CMOS da 40MP, nel 2022. E ovviamente la stessa qualità che questa unità garantisce in fotografia, è al servizio anche del video, vista la possibilità di girare filmati fino alla risoluzione di 6,2K.
Film Simulation: dallo scatto alla condivisione, senza passare dalla post produzione
Se la dotazione di queste fotocamere, che ormai eguaglia quella di un corredo pensato per amatori evoluti e professionisti, dovesse generare timore, è opportuno chiarire un ulteriore punto fondamentale. Fujifilm ha dimostrato attenzione nel semplificare il processo tra lo scatto e la condivisione dell’immagine.
E ci è riuscita con una soluzione che arriva direttamente dal mondo analogico, ossia rendendo disponibile in tutte le sue mirrorless digitali le Simulazioni Pellicola. Sarebbe riduttivo definirli “filtri”: si tratta di profili colore cromaticamente complessi (Velvia, Astia, Classic Chrome, Acros) che replicano l’esatta risposta tonale delle ben note emulsioni. Applicabili con un singolo comando, in camera, restituiscono un file JPG già finito e pronto, azzerando la necessità di un PC, la conversione da RAW e la post-produzione.
Fujifilm XApp:
Questo flusso di lavoro “dalla fotocamera ai social” è poi reso possibile da un costante sviluppo e rinnovamento dell’applicazione mobile dedicata, un ponte software che finalizza il processo, permettendo di trasferire e condividere le immagini con un’immediatezza che, fino a poco tempo fa, si pensava fosse appannaggio esclusivo dello smartphone.
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