Partiamo da una breve cronistoria per inquadrare meglio la notizia odierna. Il confronto tra Stati Uniti e DJI prende forma già nella seconda metà degli anni 2010, quando il produttore cinese consolida una posizione dominante nel mercato globale dei droni civili e professionali. Intorno al 2017–2018, DJI diventa di fatto lo standard per forze di polizia, vigili del fuoco e agenzie locali statunitensi, grazie a un’offerta tecnologicamente avanzata e a costi difficilmente eguagliabili dai concorrenti occidentali. È in questa fase che emergono le prime preoccupazioni legate alla sicurezza dei dati, in particolare alla possibilità che informazioni sensibili raccolte dai droni possano essere trasferite o rese accessibili a soggetti esterni agli Stati Uniti.
Tensioni tra USA e Cina e guerra commerciale
Il salto di scala avviene tra il 2019 e il 2020, nel pieno dell’inasprimento dei rapporti tecnologici tra Washington e Pechino. Il Dipartimento dell’Interno degli Stati Uniti avvia una revisione generalizzata dell’uso dei droni nelle agenzie federali, sospendendo temporaneamente le operazioni con flotte di produzione estera, DJI inclusa. Parallelamente, il tema dei droni entra nel dibattito politico come estensione naturale delle preoccupazioni già emerse su 5G, semiconduttori e infrastrutture critiche.
Nel dicembre 2020 DJI viene inserita nella Entity List del Dipartimento del Commercio, con la motivazione ufficiale di un presunto coinvolgimento in attività contrarie agli interessi di sicurezza nazionale e di politica estera degli Stati Uniti. L’inclusione non vieta direttamente la vendita dei droni sul mercato consumer, ma limita l’accesso dell’azienda a tecnologie e componenti di origine statunitense, rendendo più complessa la catena di fornitura.
Tra il 2022 e il 2024 la strategia statunitense evolve ulteriormente, passando da misure indirette a interventi strutturali sul quadro regolatorio. Il Congresso discute più volte proposte di legge per limitare o vietare l’uso dei droni DJI nelle agenzie federali e nei programmi finanziati con fondi pubblici. In parallelo, cresce il sostegno politico a iniziative come la “Blue UAS”, pensata per favorire una filiera domestica o alleata di droni ritenuti sicuri.
Il passaggio più significativo arriva sul fronte della Federal Communications Commission. Con l’estensione progressiva della Covered List prevista dal Secure and Trusted Communications Networks Act, il tema dei droni viene formalmente collegato a quello delle infrastrutture di comunicazione critiche. Proprio l’aggiornamento della Covered List pubblicato ieri dalla FCC rappresenta l’ultima spallata a DJI e agli altri produttori di droni ‘non Made in USA’.
Cambia la Covered List: vengono bannati tutti i droni non prodotti negli USA
L’autorità statunitense per le comunicazioni ha reso operativa una modifica significativa alla Covered List delle attrezzature di comunicazione soggette a restrizioni in base al Secure and Trusted Communications Networks Act. Con effetto immediato, i sistemi di aeromobili senza pilota (UAS – Unmanned Aircraft Systems) – insieme ai loro componenti critici – prodotti all’estero sono stati inseriti nell’elenco delle tecnologie ritenute potenziali rischi per la sicurezza nazionale.
L’aggiornamento della Covered List comporta conseguenze concrete per la catena di produzione e commercializzazione dei droni a livello internazionale. Le attrezzature incluse nell’elenco non possono ottenere la certificazione di autorizzazione FCC necessaria per l’importazione, la vendita o la distribuzione di nuovi dispositivi negli Stati Uniti. La norma non è retroattiva sulle autorizzazioni già rilasciate: i consumatori potranno continuare a utilizzare i modelli di droni precedentemente acquistati e già certificati, e i rivenditori possono commercializzare i dispositivi autorizzati prima dell’inclusione.
Per il futuro, per poter commercializzare i propri prodotti, le aziende che non producono negli USA dovranno ottenere apposite autorizzazioni ed essere escluse dalla lista nera.
Per l'Italia cambia qualcosa?
Al momento non cambia nulla per quanto riguarda il territorio europeo e l’Italia: i consumatori potranno continuare ad acquistare e utilizzare i droni DJI, ma la situazione è da monitorare. Sicuramente questa decisione statunitense avrà un impatto sul mercato e non è detto che il presidente Trump possa chiedere ai propri partner internazionali di adottare misure simili per sostenere la sua battaglia contro la Cina.
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