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Home CULTURA INTERVISTE

Intervista a Stefano Pellegrini

Jessica Barresi di Jessica Barresi
1 Aprile 2021
in INTERVISTE
Intervista a Stefano Pellegrini
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L’astrofotografia può essere una vera sfida, e richiedere ore di cammino lungo sentieri impervi in cui la fotocamera è solo parte del bagaglio da trasportare in spalla. Stefano Pellegrini, mosso da una profonda determinazione, compensa la fatica assaporando le sensazioni sorprendenti che solo la natura sa offrirgli, e realizza immagini che parlano delle sue avventure a un passo dal cielo stellato.

Mi è sempre piaciuto fare foto, mi è sempre piaciuta la montagna e mi sono sempre piaciute le stelle.
Stefano Pellegrini

Stefano Pellegrini, fotografo autodidatta da qualche anno appassionato di astrofotografia, introduce così il racconto di quello che potremmo definire a tutti gli effetti il suo primo “appuntamento al buio”. “In una notte dell’estate 2019 – prosegue – ho deciso di provare a fare una foto alla Via Lattea dalle Dolomiti. È stata una notte incredibile, la prima volta in cui ho dormito in una tenda ad alta quota, sotto le stelle. Ho scattato più di ottocento fotografie su treppiedi, seguendo la Via Lattea per quattro ore nel cielo e portando a casa tutto il materiale possibile senza sapere ancora come postprodurlo. Da quella notte ho capito che non avrei più smesso. L’astrofotografia è molto complicata, è una continua sfida, e mi piace proprio questo. Oggi, quando arrivo sul posto vedo già la foto finale, e immagino tutti gli scatti che occorrono per ottenerla. Il processo richiede tanto impegno e tanto tempo, ma è tempo che non mi pesa: essere al buio, nel silenzio, solo io, la fotocamera, la montagna e le stelle, è una sensazione impagabile”. Abbiamo intervistato telematicamente Stefano Pellegrini, per guardare più da vicino il mondo e il modo in cui si adopera per osservare le bellezze della natura e riprodurle attraverso la fotocamera.

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La Via Lattea sopra le Tre Cime di Lavaredo (BL). Panorama di 2 immagini

In primo piano l’immancabile tenda di Stefano Pellegrini.

Fotocamera reflex full frame Nikon D850 con obiettivo Nikkor 20mm f/1,8 e filtro Haida Clear Night 

Primo piano: 15 foto a 4 minuti; f/1,8; ISO 800

Cielo: 15 foto a 10 secondi; f/1,8; ISO 16000

Luci: 6 foto a 30 secondi; f/1,8; ISO 500

Per cominciare, selezioni le tue location in base al paesaggio o in conseguenza dello studio dei fenomeni del cielo?

Una sessione di astrofotografia ha bisogno di molta progettazione e il buio è senz’altro la cosa più importante. In Nord Italia, dove abito, c’è molto inquinamento luminoso e questo incide sulla scelta della location. Cerco su Internet spot che mi ispirino per quanto concerne il paesaggio, dando priorità alle zone montane, lontane dai grandi centri abitati, nelle quali i rischi di interferenza da parte dell’illuminazione artificiale sono pressoché nulli. Mi piace soprattutto trovare montagne o rocce che creino panorami dall’atmosfera extra-terrestre se osservate al buio, sotto la sola luce delle stelle. La scelta finale della composizione la faccio, però, solo una volta arrivato sul posto. Cerco sempre di arrivare con molto anticipo in modo da avere il tempo necessario a trovare la posizione giusta per far coincidere la Via Lattea con un soggetto interessante. Non amo sostituire il cielo in postproduzione, perciò fotografo sempre la realtà esattamente come la vedo. Il mio scopo è tradurre ciò che gli occhi vedono e spesso la fotocamera non è in grado di rappresentare, per riprodurre la realtà in tutta la sua arte.

Star trail sul lago Antorno (BL). Panorama di 2 immagini

Fotocamera reflex APS-C Nikon D7200 con obiettivo Tokina 11-16mm f/2,8 e filtro Haida Clear Night

Primo piano: 4 minuti; f/2,8; ISO 800

Cielo: 246 foto a 30 secondi; f/2,8; ISO 10000

Fai riferimento a un calendario degli eventi celesti? Di cosa ti servi per sapere cosa aspettarti dal cielo e per scegliere il momento più adatto per avventurarti in una sessione di astrofotografia?

Per sapere cosa mi offrirà il cielo faccio affidamento su un’applicazione che si chiama PhotoPills. È ottima perché è molto completa: permette una buona progettazione in fase di pre-produzione, mostrando dove sarà la Via Lattea rispetto a un determinato punto – ad esempio una montagna – alle diverse ore della notte, e consente di visualizzarne in diretta la posizione in realtà aumentata, on-location, attraverso lo schermo dello smartphone. Trovo decisamente utile anche la funzione di avviso in caso di previsione di fenomeni astronomici interessanti: per esempio, riguardo la pioggia meteorica delle Geminidi, che mi ha consentito di realizzare la fotografia con cui ho vinto l’APOD, ossia l’Astronomy Picture of the Day della NASA, il 17 dicembre 2020, avevo precedentemente ricevuto una notifica proprio dalla app PhotoPills. Una volta sul posto ho potuto apprendere in che punto esatto del cielo e a che ora si sarebbe manifestato il fenomeno, e alle due del mattino ero pronto a fotografare.

Pioggia meteorica delle Geminidi presso il Monte Pelmo, Selva di Cadore (BL). Panorama di due immagini

Con questo scatto l’autore si è aggiudicato l’Astronomy Picture of the Day della NASA, il 17 dicembre 2020.

Fotocamera reflex full frame Nikon D850 con obiettivo Nikkor 20mm f/1,8 e filtro Haida Clear Night

Primo piano: 4 foto a 4 minuti; f/1,8; ISO 800

Cielo: 1 foto a 10 secondi; f/1,8; ISO 16000

Meteore: 35 foto a 20 secondi; f/1,8; ISO 10000

La Luna può creare delle difficoltà a chi pratica questo genere di fotografia?

La Luna è la mia peggior nemica. Come detto, per fare astrofotografia serve un cielo scuro, e la Luna è un enorme faro che cancella le stelle e proietta ombre sul primo piano, creando sull’immagine un effetto quasi diurno. Per questo motivo seguo le fasi lunari ed esco a fotografare solo nei giorni di Luna nuova o con una percentuale di Luna non superiore al 17%. Questo riduce le notti utili a non più di dieci al mese.

Su quali strumenti fai affidamento per cercare di non incappare in condizioni meteorologiche incompatibili con la buona riuscita delle tue fotografie?

Come se non bastasse la Luna, a ridurre ulteriormente le possibilità di riuscita contribuisce anche il meteo. Per poter fare foto alle stelle serve, ovviamente, un cielo limpido. Con nuvole o pioggia non si può scattare, ma anche un semplice cielo velato è un grosso impedimento, poiché la foschia altera la qualità della fotografia finale, creando una patina che rende molto più difficile una postproduzione dettagliata. Quando seleziono la data per un’uscita fotografica, dunque, sono costretto a scegliere tra le poche notti a disposizione senza Luna, e tra queste devo sperare di averne almeno una con cielo sereno. Per le mie o sulle Dolomiti mi affido al sito dolomitimeteo.it, che risulta quasi sempre affidabile.

Autoritratto di Stefano Pellegrini al cospetto della Via Lattea nei pressi del Monte Fertazza, Pescul (BL). Panorama di 18 immagini (su 3 file da 6 foto ciascuna)

Fotocamera reflex full frame Nikon D850 con obiettivo Nikkor 20mm f/1,8 e filtro Haida Clear Night

Primo piano: 6 foto a 4 minuti; f/1,8; ISO 500

Cielo: 12 foto (ognuna ottenuta da uno stacking di 5 immagini) a 10 secondi; f/1,8; ISO 16000

Luci: 3 foto a 30 secondi; f/1,8; ISO 800

Parlaci della Via Lattea: è visibile durante tutto l’anno?

La parte più interessante da fotografare è il Centro Galattico, il cuore della Via Lattea. Esso è visibile – perché al disopra dell’orizzonte – da marzo a ottobre. La Via Lattea cambia posizione nel cielo, e questo fa sì che per ottenere diversi tipi di fotografie sia necessario lavorare in diversi periodi dell’anno: da marzo a maggio la galassia è molto bassa sull’orizzonte, l’ideale per fotografarne le arcate complete; da luglio a novembre è molto verticale, quindi è in posizione ottimale per essere inquadrata longitudinalmente dietro a un soggetto; nel periodo intermedio che va da maggio a luglio, invece, assume una posizione diagonale nella volta celeste. Detto questo va tenuto presente che anche la Via Lattea sorge e tramonta esattamente come la Luna e il Sole, quindi nell’arco di una nottata, partendo dalla posizione più o meno alta a seconda del mese in corso, sorge bassa e orizzontale per poi tramontare in verticale. Da ottobre a marzo, il Centro Galattico non è visibile, ma la Via Lattea è comunque nel cielo, ed è possibile osservarne la parte meno luminosa e definita, chiamata “Via Lattea invernale”, comunque molto adatta a essere fotografata.

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La Chiesa della Madonna della Croda a Cadini, presso le Tre Cime di Lavaredo (BL)

Fotocamera reflex full frame Nikon D850 con obiettivo Nikkor 20mm f/1,8 e filtro Haida Clear Night

Primo piano: 2 foto a 2 minuti; f/1,8; ISO 800

Cielo: 24 foto a 10 secondi; f/1,8; ISO 16000

Luci: 2 foto a 30 secondi; f/1,8; ISO 800

Si può dire che ci sia una vera e propria spedizione dietro a ognuna delle tue fotografie. Cosa non può mancare dentro e fuori dal tuo zaino?

Le mie spedizioni prevedono spesso percorsi scomodi, lunghi, e anche innevati o ghiacciati, quindi da affrontare con con ciaspole e ramponi. Perciò metto nello zaino lo stretto indispensabile, eppure il carico è sempre troppo pesante! Porto con me una reflex APS-C Nikon D7200 per gli startrail e una full frame D850 per le altre fotografie; sulla prima monto uno zoom Tokina 11-16mm f/2,8, sull’altra un Nikkor 20mm f/1,8. Per quanto riguarda gli accessori, ho sempre con me due treppiedi, due telecomandi e alcune torce. La tenda da campeggio fa quasi sempre parte dell’equipaggiamento, anche quando non prevedo di dormirci, perché mi piace utilizzarla come soggetto dei miei scatti. Sebbene i due chilogrammi in più si facciano sentire sulle spalle nei percorsi da quattro ore, l’obiettivo vale lo sforzo quando ho in mente una precisa composizione.

Scatti singoli, multiesposizioni, panoramiche. Di quali tecniche di ripresa ti avvali di solito?

Mi piacciono le foto complicate, per questo le mie immagini non sono mai frutto di una esposizione singola. Cerco di ottenere il meglio sia dal primo piano, sia dal cielo, riducendo al massimo il rumore e curando al meglio la resa dei dettagli, e per ottenere buoni rislultati occorrono diverse esposizioni. Di solito mi aiuto con l’applicazione per smartphone PhotoPills per individuare l’inquadratura ideale, fisso la macchina sul cavalletto e inizio a scattare. Faccio lunghe esposizioni, con tempi che possono raggiungere i quattro minuti per il primo piano, e poi, senza spostare la fotocamera, realizzo le fotografie delle luci artificiali che introduco nella scena, come ad esempio una torcia accesa nella tenda. Per concludere mi dedico al cielo, aumentando il valore ISO e accorciando il tempo di posa per evitare di registrare il moto relativo dei corpi celesti: solitamente espongo per una decina di secondi, e faccio almeno dieci scatti da sommare, successivamente, attraverso uno stacking in postproduzione per abbattere il rumore.

Lucciole in movimento sotto a un’imponente Via Latte ache illumina i cieli di San Quirico d’Orcia (SI). Panorama di due immagini.

Fotocamera reflex full frame Nikon D850 con obiettivo Nikkor 20mm f/1,8 e filtro Haida Clear Night

Primo piano: 4 foto a 4 minuti; f/1,8; ISO 800

Cielo: 10 foto a 10 secondi; f/1,8; ISO 16000

Lucciole: 35 foto a 20 secondi; f/1,8; ISO 500

Come realizzi le fotografie nelle quali appari nella scena ripresa?

Quando decido di inserire la mia figura nella foto eseguo uno scatto a parte. Finiti i quattro minuti di esposizione per il primo piano, modifico le impostazioni aumentando gli ISO e riducendo il tempo di posa a trenta secondi. Faccio tantissime fotografie rimanendo immobile durante l’esposizione e cambiando posizione tra una posa e l’altra, sperando che almeno una delle fotografie ottenute sia apprezzabile. Mi piace giocare con le luci e spesso utilizzo una torcia molto economica, la stessa che mi permette di muovermi di notte quando mi sposto.

Come si svolge la fase di elaborazione delle immagini? Quale software utilizzi e quali sono le procedure più frequenti della tua postproduzione?

Il mio flusso di lavoro è molto semplice: seleziono le immagini e, dopo un primo sviluppo con Lightroom, esporto le fotografie del cielo e le sommo mediante uno stacking attraverso il software Sequator; successivamente apro tutte le fotografie – primo piano, luci artificiali, e stacking del cielo – in Photoshop come livelli, le allineo, le unisco e concludo con una postproduzione finale in Adobe Camera Raw e Photoshop.

Bio

Stefano Pellegrini, nato a Monza nel 1989, vive a Baggio (MI), è un communication designer di professione, e un appassionato di fotografia che ama viaggiare e ritrarre gli astri e i paesaggi, specialmente in ambienti montani. Scrupoloso già dal momento della progettazione dell’immagine, Pellegrini compie lunghe scalate in montagna alla ricerca dello spot perfetto e affronta con dedizione ogni fase del processo creativo. Il 17 dicembre 2020 si è aggiudicato l’Astronomy Picture of the Day della NASA con una fotografia che ritrae la pioggia meteoritica delle Geminidi, e dal 2021 sta provando a trasformare la fotografia in una professione. Ha realizzato un calendario per il 2021, e sul suo sito pels.it/photo è possibile acquistare sia stampe, sia video-tutorial da lui realizzati per spiegare il flusso di lavoro nei generi di fotografia che pratica più spesso.

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