C’è un solo squalo che morde in questo film. Lo fa all’inizio, torna sulla preda, ci torna ancora, fino alla fine. Morde al cuore, ma non usa i denti, non sparge sangue, non uccide… parla.
Il monologo del re degli abissi di Shark Preyed è da brivido, fiuta ogni singola goccia di senso di colpa a chilometri di distanza e la tira fuori, per mostrarci che ce ne sarebbe a sufficienza per riempire nuovi oceani e che quegli oceani rischierebbero di rimanere deserti.
Il peso emotivo delle parole che redarguiscono l’essere umano, lo allertano e insieme lo implorano, è magistralmente amplificato da un inconfondibile timbro vocale Made in Italy, certamente familiare ai più assidui “consumatori” di cinema americano. I più curiosi ne troveranno un assaggio nel trailer in chiusura di questo articolo.
A visione ultimata del documentario forse smetteremo di definire “squalo” una persona avida e senza scrupoli, accecata dalla necessità di assicurarsi profitto o beneficio in qualsiasi circostanza e a qualsiasi costo, perché sapremo che ogni anno gli esseri umani uccidono e commercializzano fino a cento milioni di squali e razze in tutto il mondo per infilarli nei loro piatti, oltreché nei prodotti di bellezza e cura della pelle e nel cibo per animali domestici.
Shark Preyed: l’uomo e la carne di squalo
Shark Preyed è il documentario che porta sugli schermi i retroscena della pesca e del commercio legale della carne di squalo e mette in guardia sul consumo inconsapevole di questo prodotto.
Perché sì, può capitare che gli squali “assaggino” le persone, ma capita molto più spesso il contrario, il più delle volte senza che il consumatore abbia contezza dei fatti.
Il film – presentato ufficialmente il 10 giugno a Milano – è di Andrea e Marco Spinelli, fratelli nati e cresciuti in Sicilia, iniziati alla meraviglia del mondo sottomarino quando, ancora bambini, partecipavano alle esplorazioni subacquee del padre e divoravano documentari di Jacques Cousteau.
Trentaquattro anni, biologo marino e ricercatore Andrea, trent’anni, divulgatore, fotografo subacqueo e documentarista Marco, i due fratelli sono costantemente impegnati in un’appassionata missione di salvaguardia e tutela degli ecosistemi marini.
Mangiamo carne di squalo senza saperlo
Shark Preyed si concentra sulla filiera di produzione e commercio della carne di squalo in Italia e Spagna, da quando l’animale viene catturato a quando finisce stipato nei banchi dei supermercati con etichette fuorvianti: verdesca, smeriglio o gattuccio, sono solo alcuni dei tanti nomi con i quali – sulle confezioni – ci si riferisce allo squalo senza nominarlo esplicitamente, per non destare sospetti negli acquirenti meno scrupolosi.
Nei quarantacinque minuti di Shark Preyed si alternano fasi di reportage investigativo e divulgazione scientifica che coinvolgono, tra gli altri, Mike Bolton – documentarista esperto di squali – e Andrea Crosta, fondatore della prima agenzia di intelligence per il pianeta, la Earth League international.
Attraverso testimonianze esclusive e analisi scientifiche raccolte in tre anni, il film va oltre il consumo alimentare di carne di squalo e tocca temi cruciali come la barbara pratica dello shark finning (lo spinnamento dello squalo), le catture accidentali, i danni della pesca a strascico e la perpetua macchina della morte in cui si trasformano le reti fantasma che soffocano la biodiversità sottomarina.
Per chi non avesse idea di come il Bel Paese si piazzi nella classifica degli importatori di carne di squalo, di quanti zeri ci siano nel numero di squali uccisi ogni anno nel mondo secondo i report ufficiali della pesca legale e di cosa significhi immergersi e nuotare al fianco di uno squalo lasciando i cliché sulla terraferma, la visione di questo documentario sarà illuminante.
Un documentario per risvegliare coscienze sopite
Così, mentre regolamentazioni del tutto scollate dall’oggettiva criticità dello stato di conservazione di una specie chiave degli ecosistemi marini ne autorizzano una mattanza impunita, il lavoro di Andrea e Marco Spinelli punta tutto sulla riqualificazione dello squalo, sulla sensibilizzazione alla tutela del predatore predato, affinché sempre più persone diventino capaci di ascoltarne la voce silenziosa, che dentro e fuori dal documentario continua a implorare senza mezzi termini: “Apri gli occhi!”.
La voce del doppiatore italiano Roberto Pedicini nel trailer del documentario Shark Preyed di Andrea e Marco Spinelli.
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