Assembly è un progetto che Osamu Yokonami porta avanti dagli inizi del 2010. Un ritratto di come l’uomo, nella sua collettività, nel suo essere gruppo, dialoga con la natura, ma anche una metafora della vita contemporanea, della società dei giorni nostri. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Con che idea nasce il progetto Assembly?
Inizialmente, in un altro progetto, 1000 children, l’individualità di ogni bambina che ho fotografato è stata evidenziata riprendendo ciascuna di loro nelle stesse condizioni, nella stessa posa, con lo stesso abito, con un’acconciatura dei capelli simile. In Assembly, invece, mi sono allontanato dagli individui e ho fotografato i miei soggetti come un ritratto collettivo. Li ho volutamente colti in un modo tale che fossero distanti e non riconoscibili, indebolendo l’individualità di ciascuno di loro, e facendo emergere, invece, il loro essere collettività.
Essere in mezzo al nulla o alla natura, senza oggetti creati dall’uomo, concentra il loro potere e la loro presenza, l’attenzione è rivolta alla loro compattezza.
Assembly vuole essere la metafora di un pensiero molto semplice: le persone non possono vivere da sole e soprattutto possono avere un grande potere riunendosi. Nessuno può opporsi alla natura e tutti, alla fine, ci riuniremo ad essa, vivendo ognuno la propria vita, accettandola. Non è questo la vita?
Nelle tue fotografie l'individuo viene inglobato dalla compattezza del gruppo. I soggetti perdono quel volto che dà unicità per essere fusi insieme in un tutt'uno compatto. Questo concettualismo può essere visto come una finestra sulla vita contemporanea?
In questa serie, l’anonimato ha oscurato l’individualità di ogni persona e ha mostrato solo il gruppo. È un dato di fatto che, al giorno d’oggi, Internet è diventato la norma e sta diventando sempre più difficile vedere i volti e conoscere le persone direttamente. Quando ho iniziato questo progetto non l’ho fatto con la consapevolezza di voler raccontare la società odierna, ma effettivamente, ora, questa connessione è evidente. Assembly parla anche di questo, della nostra società, di come i tempi cambiano e si evolvono. Non dobbiamo avere paura del cambiamento, bisogna solo avere la capacità di accettarlo.
Qual è il rapporto tra la natura e il concetto di collettività che indaghi nelle tue immagini?
Collocando i soggetti in un ambiente naturale e soprattutto non riconoscibile, il gruppo emerge più chiaramente. Solitamente le persone ritratte mentre sono immerse nella natura appaiono molto piccole, ma queste ragazze, inserite nella compattezza di una collettività, riescono a nascondere le loro fragilità individuali nella forza del gruppo. Penso che questo sia molto simile a ciò che accade quando viviamo in una società.
Le tue fotografie mostrano uno spiccato senso della composizione.
Non so se la composizione sia bella o meno, ma cerco di catturarla nel modo più semplice possibile. Non mi interessa che le mie immagini siano esteticamente belle, ma che riescano a rappresentare ciò che accade nel rapporto tra le persone e la natura, senza artifici.
Con Snow, una serie del progetto Assembly, giungi ad un’estetica decisamente più astratta. Qual è stata l’evoluzione del tuo pensiero fotografico che ti ha condotto fino alla sua realizzazione?
Man mano che progredivo con Assembly, che producevo nuove serie del progetto, ho iniziato ad avere il desiderio di mescolare e fondere maggiormente gli elementi. E nella serie Snow i confini del gruppo sono svaniti e si sono fusi l’uno nell’altro, creando figure astratte. L’immagine composta dalla mescolanza di più elementi, dalla loro sovrapposizione e anche dalla loro dissolvenza è l’immagine di una persona che ritorna alla natura alla fine della sua esistenza. Il lavoro parla malinconicamente della vita delle persone, visualizzandola fino all’ultimo momento.
Quanto il tuo lavoro si rispecchia nella tradizione fotografica orientale?
Credo ci siano diversi elementi della tradizione giapponese nelle mie fotografie, ma non saprei dire esattamente quali. Di certo sono cresciuto affacciato sul Mare del Giappone, dove tende spesso ad essere nuvoloso e piovoso. Il tempo atmosferico di quei luoghi, quindi, e il modo in cui esso incide sulla resa fotografica, influisce molto sulle mie immagini.