Nikon raramente assegna dei nomi propri alle ottiche: nel sistema Z è accaduto solo con il Nikkor Z 58mm f/0,95 S "Noct". Inoltre l’annuncio del nuovo mediotele da ritratto è stato fatto in pompa magna, per certi versi rubando la scena all’attesissima mirrorless full frame “vintage” Nikon Zf. Da tutto ciò, e anche considerando il prezzo elevato, 3.000 euro, sono sorte legittime aspettative tanto da parte dei nostri lettori, che nelle nostre pagine social non hanno risparmiato toni scettici, quanto da parte nostra. Ecco cosa abbiamo scoperto.
Indice dei contenuti
Plena: non bastava la S
Nikon usa il suffisso S per le ottiche di maggior pregio all’interno della recente linea mirrorless Z e questo mediotele, ovviamente, ne fa sfoggio. Ma in questo caso si è andati oltre, aggiungendo l’appellativo latino Plena a indicare l’ambizione di Nikon a raggiungere le massime prestazioni ottico-meccaniche e a offrire la più soddisfacente esperienza d’uso.



Lo scopo è stato perseguito (vedremo poi se raggiunto) correndo diversi rischi: innanzitutto quello di mettere sul mercato un oggetto eccessivamente costoso o, quantomeno, dal prezzo difficilmente comprensibile; in secondo luogo quello di produrre un obiettivo massiccio, con caratteristiche fisiche “fuori moda” ancorché indispensabili a raggiungere l’eccellenza nelle prestazioni.
E in effetti il Plena è più costoso, voluminoso e pesante della concorrenza diretta (Canon e Sony).
Nikkor Z 135mm f/1,8 S Plena: struttura e comandi
Il nuovo mediotele non è affatto compatto: sfiora i 14 centimetri senza paraluce e ha un diametro di quasi 10cm, per un diametro filtri da 82mm e un peso che, però, resta sotto il chilogrammo. Sul campo, però, il rapporto volume/peso e l’ergonomia garantita dalla Z8 con cui abbiamo condotto il test hanno generato un insieme al tempo stesso molto maneggevole e non gravoso anche dopo lunghe sessioni a mano libera. La ghiera di messa a fuoco è della giusta ampiezza e può essere impostata con grande libertà dal fotografo, in termini sia di escursione, da 90° fino al doppio angolo giro, sia di risposta, lineare o progressiva. È preceduta da una fascia che ospita due pulsanti L-Fn e da un anello di controllo senza click, tutti personalizzabili. Vicino all’innesto, il selettore A-M, che noi siamo abituati a lasciare su A, abilitando al contempo l’opzione che lascia attiva la ghiera del fuoco anche quando si lavora in autofocus.



Questo è affidato a una coppia di motori passo-passo che agiscono su altrettanti gruppi di lenti flottanti, il tutto allo scopo di velocizzare la messa a fuoco e di mantenere elevate le prestazioni anche alle brevi distanze di lavoro. La minima, a tal proposito, è di 82cm, un buon risultato al quale corrisponde il rapporto di ingrandimento 1:5.
La struttura dell’obiettivo, che ospita un diaframma a 11 lamelle dal profilo arrotondato, è un mix di leghe metalliche e resine e offre, uso ormai diffuso, una serie di guarnizioni di tenuta contro polvere e umidità. Il corredo è completato da un bel paraluce con pulsante di sblocco e da una custodia morbida in panno. Si noti che la posizione molto esterna del gruppo posteriore di lenti non permette l’utilizzo dei moltiplicatori di focale Nikkor TC 2x e 1.4x.
Nikkor Plena: è la vera eccellenza?
Sul campo, quindi, il Nikkor non offre il fianco a critiche e la mancanza dello stabilizzatore è compensata da quello installato nella Z8. Crediamo inoltre che l’assenza del VR sia stata decisa non solo per contenere prezzo, peso e ingombro (già alti), ma anche per garantire la massima resa ottica: per quanto ben integrato e studiato, un gruppo di lenti che si muove all’interno dell’obiettivo per compensare le vibrazioni del complesso di ripresa non può non influire sulla nitidezza e sulla sua uniformità.
Ma qual è lo scopo ultimo di Nikon? Dichiaratamente, unire massima risoluzione e qualità del bokeh, un fine che a ben vedere tutti i produttori di obiettivi di questo genere si prefiggono. Vediamo infine se e come Nikon lo ha concretizzato.
Scheda tecnica Nikkor Z 135mm f/1,8 S Plena
- Prezzo 2.990 euro
- Apertura massima f/1,8
- Apertura minima f/16
- Schema ottico 16 lenti in 14 gruppi
- Angolo di campo (full frame) 18,2°
- Angolo di campo (APS-C) 12°
- Minima distanza di messa a fuoco 0,82m
- Ingrandimento massimo 1:5
- Lamelle del diaframma 11
- Diametro filtri 82mm
- Paraluce in dotazione, a baionetta, con pulsante di sblocco
- Dimensioni diametro 98mm, lunghezza 139,5mm
- Peso 995g
- Innesti disponibili Nikon Z
- Importatore Nital
Vetri speciali per una nitidezza sorprendente
Lo schema ottico del Plena è composto da 16 lenti in 14 gruppi. Tra gli elementi ne troviamo 4 di tipo ED, 1 con superfici asferiche e uno di tipo SR; alcuni vetri sono trattati con antiriflesso Meso-Amorphous e ARNEO. Le lenti speciali hanno lo scopo di controllare tutte le aberrazioni, in particolare quelle cromatiche laterali e assiali. Queste ultime non sono correggibili al computer, quindi è gioco forza tenerle a bada in fase di progettazione e la lente di tipo SR, che è in grado di rifrangere in modo diverso raggi di luce con differenti lunghezze d’onda, svolge quindi un ruolo primario.
Ma prima di affrontare specificamente l’argomento, godiamoci la nitidezza eccellente di questo obiettivo, impeccabile fino agli angoli anche a f/1,8. Non ci sono tracce di aberrazioni cromatiche laterali. La resa cresce in modo molto lieve fino a f/2,8 dove risulta eccellente, tale restando fino a f/5,6. Chiudere oltre innesca la diffrazione, ma il decadimento qualitativo non è mai drastico: una buona notizia per i paesaggisti che in certe situazioni hanno bisogno di buona profondità di campo. A tale proposito si noti che anche a distanze molto elevate la profondità di campo a f/1,8 è talmente ridotta da richiedere un’accurata messa a fuoco; il discorso vale ancor più nel ritratto, genere che trae enorme giovamento dai moderni sistemi di riconoscimento e inseguimento di volti e, soprattutto, occhi, tanto umani quanto animali.
La nitidezza del Nikkor Plena 35mm f/1,8
Zona centrale
Bordo superiore destro
Le aberrazioni cromatiche assiali
Il Plena, da questo punto di vista, è praticamente perfetto: se su soggetti “normali” come la statua in bronzo è di per sé difficile scorgere frange cromatiche laddove i dettagli centrali sconfinano nel fuori fuoco, su soggetti critici come questi caratteri tipografici ci siamo dovuti avvalere di analisi strumentali per rilevare una lievissima dominante rossa nei piani anteriori, e blu/verde in quelli posteriori (difficilmente visibile a monitor in questa pagina). E questo risultato notevolissimo è stato ottenuto alla minima distanza di messa a fuoco, laddove la resa di un’ottica convenzionale (non macro) non è massima: segno dell’efficacia della messa a fuoco a gruppi flottanti e indipendenti.
Il bokeh del Nikkor Plena
Nikon ha basato gran parte della comunicazione relativa al Plena sulla resa dello sfocato e in particolare sul contenimento, se non dell’annullamento, del fenomeno detto “occhi di gatto” o “mandorla”: in breve si tratta della conformazione non circolare, tagliata, eclissata, dei punti sfocati ai bordi dell’immagine. Questo fenomeno si riduce diaframmando per poi scomparire, ma è evidente che non ha senso spendere migliaia di euro per un superluminoso se un “difetto” si riduce solo con abbondante riduzione dell’apertura.
Ebbene il Nikkor Plena centra l’obiettivo quasi al 100%. Soprattutto se il punto sfocato è generato da un oggetto ad alto contrasto, il bordo del disco appare netto anche a f/1,8 e la sua forma lievemente a mandorla può notarsi. Si veda la sequenza delle lampadine qui sopra. Non abbiamo mai trovato gravissimo il fatto anche in obiettivi che lo manifestano in modo decisamente più evidente, ma è comprensibile che un purista del ritratto richieda uniformità di resa anche nello sfocato.
Quello che invece ritengo vada evidenziato è il differente carattere che lo sfocato del Plena può assumere nelle varie condizioni di illuminazione e al cospetto di soggetti differenti. Questo comportamento è presente in ogni ottica, ma nel Plena appare quanto mai enfatizzato. Il mediotele Nikon è in grado di produrre dei fuori fuoco burrosi a tutta apertura, “polverizzando” elementi di sfondo anche molto strutturati; la sequenza delle castagne qui in alto, riprese a vari diaframmi, è emblematica. È altrettanto evidente che ai diaframmi molto chiusi i soggetti fuori fuoco dalla trama regolare assumono un aspetto che può distrarre.
Se però i soggetti sono illuminati da una luce che genera contrasto il carattere cambia e porta a un sfocato globulare molto marcato, la cui pulizia dipende da eventuali ulteriori elementi presenti nella scena. Nella foto del gattino “ribaltato”, il disco sulla destra è un punto di luce su un elemento lucido illuminato dal sole, ma al suo interno sono chiaramente visibili fili d’erba che si trovano in posizione intermedia. Dalla stessa posizione, e sempre con diaframma su f/2, è stato realizzato il ritratto al gatto nero e il risultato è decisamente più “pulito”. Il carattere vivace del Plena è fortunatamente controllabile a mirino e va usato dal fotografo a proprio vantaggio, potendo disporre di un obiettivo che genera transizioni sfumatissime o con maggior durezza a seconda del diaframma, dell’illuminazione e della composizione della scena. Ma serve un certo periodo di apprendistato per dominarlo. A seguire, altri due esempi a vari diaframmi: la resa sui leoni in bronzo, raggiunti da luce morbida e indiretta, è eccezionale.
Il Plena in controluce
La resistenza al controluce è uno dei pregi più evidenti e preziosi del nuovo mediotele Nikkor: non abbiamo faticato a innescare flare o immagini fantasma, ma a scattare fotografie in cui i fenomeni fossero abbastanza evidenti da meritare di essere mostrati. Il video che per una volta sostituiamo alle immagini, volutamente sovraesposto, mostra un globo verdazzurro periferico e uno, meno palese, in zona centrale. Il sole è incluso nell’inquadratura. Siamo di fronte a uno di quei casi che dimostrano come l’applicazione di strati antiriflesso su più lenti, un procedimento notoriamente costoso, ha effetti determinanti sulla qualità d’immagine.
La distorsione e la caduta di luce ai bordi
Posto che la deformazione a cuscinetto del Plena può essere corretta digitalmente dalla fotocamera sui JPG o in postproduzione se scattiamo in RAW (il profilo è già oggi presente in ACR di Photoshop), il difetto è da considerare lieve.

Quello che appare eccezionale, invece, è il contenimento della caduta di luce ai bordi, modesta anche a tutta apertura e quantificabile in circa 0,8EV negli angoli. Il differenziale di illuminazione si riduce a 0,35EV a f/2,5 e a circa 0,2EV a f/3,5.
Questa prestazione, al pari del bokeh quasi perfettamente circolare anche ai bordi, è da ascrivere proprio alla dimensione generosa dell’obiettivo: né la montatura né le lenti ostacolano eccessivamente i raggi periferici, garantendo in questo caso un’illuminazione molto uniforme del sensore.
Video e autofocus
Il Plena è in grado di generare immagini molto cinematiche e crediamo possa essere apprezzato dai videomaker sia per la qualità delle immagini sia per la presenza dell’anello di controllo senza click e per la ghiera del fuoco impostabile su modalità lineare (variazione del fuoco indipendente dalla velocità di rotazione). Ma è anche interessare notare che il focus breathing è molto contenuto: la variazione dimensionale degli oggetti non è da attribuire all’ingrandimento che si verifica alle brevi distanze, ma all’esplosione, se così possiamo chiamarla, dello sfocato. Quel po’ di focus breathing che troviamo, comunque, ha un andamento variabile: molto contenuto tra le medie e le lunghe distanze, si fa appena più evidente alle brevi. Probabilmente ciò è dovuto ai due gruppi di lenti adibiti alla messa a fuoco, indipendenti tra loro.
Con la Z8 in autofocus continuo e lettura 3D tracking, ci siamo anche permessi delle riprese “naturalistiche” con un’accettabilissima tenuta del fuoco anche in presenza di variazioni repentine della direzione o della posizione del soggetto. D’altro canto, in foto, siamo anche incappati in diversi errori di “front focusing”* nei ritratti, umani e animali, con riconoscimento dell’occhio: il piano nitido, anziché sull’iride, è stato posto dalla mirrorless sulla palpebra o sull’arcata sopracciliare. Lo stesso non è accaduto, invece, con una Z9 di cui siamo brevemente entrati in possesso. Da noi interpellati, i tecnici di Nital, non avendo altri riscontri sull’argomento oltre al nostro, hanno ipotizzato una perfettibile sintonia tra il nuovissimo Plena e la Z8, per la quale dovrebbe a breve essere pubblicato un aggiornamento firmware.
*Non è proprio parlare di front o back focusing con una mirrorless perché questi termini sono nati in ambito reflex autofocus. In questo genere di fotocamere il sensore AF è separato dal sensore immagine, e si trova sul fondo della camera, raggiunto dall’immagine proiettata dall’obiettivo attraverso uno specchio secondario e una serie di lenti. Piccoli errori di taratura di questo complesso sistema sono possibili e vanno aggiustati ottica per ottica. Nelle mirrorless, invece, l’analisi della nitidezza è effettuata direttamente sui dati provenienti dal sensore immagine, quindi errori in riprese statiche possono essere attribuiti solo a un’errata interpretazione di ciò che deve essere messo a fuoco. Nel caso cui accenniamo, quindi, pur trattandosi in pratica di fuoco su un piano anteriore a quello desiderato (ossia front focusing), crediamo che la soluzione non si ottenga con una taratura fine dell’AF, ma con un affinamento della programmazione e in particolare della mappatura tridimensionale dell’elemento “occhio”.
Con chi deve vedersela il Plena
Con tutti e con nessuno: per le mirrorless Nikon Z attualmente non esistono obiettivi con questa focale e luminosità. Ci si può adattare il Sigma Art 135mm f/1,8 HSM, con innesto per le reflex Nikon F, tramite l’anello Nikon FTZ. Gli abbonati Platinum possono leggerne il test pubblicato su FOTO Cult #142 di giugno 2017. Dotato di una nitidezza equiparabile a quella del Nikkor, costa di listino circa la metà, è leggermente più compatto ma più pesante del Plena (ancor più se si considera l’anello adattatore), ma ha una inferiore correzione delle aberrazioni cromatiche assiali, una più evidente caduta di luce ai bordi e una maggiore debolezza in controluce; infine il bokeh negli angoli a tutta apertura evidenzia l’effetto “mandorla” (sempre che lo si voglia considerare un minus). Ciò detto, è anche assai improbabile che offra le stesse prestazioni del Plena sul fronte dell’autofocus, ma se si vuole provare l’ebbrezza di un tele superluminoso senza spendere troppo (si trova facilmente nel mercato dell’usato), può essere un’ottima scelta. Lo stesso obiettivo è stato aggiornato meccanicamente per sposarsi anche con le mirrorless L-Mount e Sony, ma risulta ingombrante (circa 14 centimetri) e piuttosto pesante (oltre 1,2kg).

Sony, dal canto suo, per le mirrorless Alfa propone un G Master con stessa focale e luminosità al prezzo, relativamente contenuto, di 2.000 euro, mentre Canon, con innesto RF, fa sfoggio di un tele, sempre 135mm f/1,8, dotato di stabilizzatore ottico IS che, in combinazione a mirrorless con IBIS, promette 8 stop di efficacia: costa 2.800 euro.
Purtroppo di questi ultimi due obiettivi non abbiamo ancora realizzato il test, ma non escludiamo di organizzare una corposa comparativa inter-marca.

Il verdetto
Meccanicamente senza macchia, il Nikkor Z 135mm f/1,8 S Plena, pur in assenza di confronti diretti, è da considerare un punto di riferimento per la “pasta” delle immagini che genera. Perfetto sotto il profilo, per certi versi sterile, della risoluzione, aspetto che però lo rende idoneo anche alla fotografia di paesaggio o architettonica, il mediotele si distingue per l’eccellente cura di aspetti “secondari”, quali caduta di luce ai bordi e resistenza al controluce, per tacere del contenimento delle aberrazioni cromatiche, laterali e assiali. A questi si unisce un bokeh che, una volta compreso e “domato”, costituisce a tutti gli effetti una firma su ogni immagine.
Pro e Contro
- Nitidezza eccellente anche a tutta apertura
- Correzione delle aberrazioni cromatiche
- Contenimento della caduta di luce ai bordi
- Bokeh di carattere
- Resistenza al controluce
- Focus breathing irrilevante
- Struttura professionale
- Autofocus rapido e silenzioso
- Prezzo
- Incompatibilità con i moltiplicatori di focale
La galleria di immagini realizzata con il Nikkor Z 135mm f/1,8 S Plena
















Cliccando sul pulsante qui sopra è possibile scaricare la cartella (attenzione, pesa circa 270MB) contenente le immagini visibili nella galleria, oppure i singoli file. Alle immagini non sono state applicate correzioni digitali relative alle aberrazioni ottiche, mentre potrebbero essere stati eseguiti minimi interventi sull’esposizione o sulla composizione.
Ti è piaciuto questo articolo? Segui FOTO Cult anche su Facebook, Instagram, Twitter, YouTube e Telegram. Leggi le notizie di FOTO Cult anche su Google News. E non perdere la newsletter gratuita per restare sempre aggiornato.

Lumix G100D: Panasonic rilancia la fotografia e il vlogging amatoriale
Pubblicato sul sito del costruttore il comunicato con la data di arrivo sul mercato. in vendita a partire dal 24 ...

Speciale mirrorless: quali scegliere nel 2024
Una panoramica completa delle mirrorless di ultima generazione, dai modelli più abbordabili e semplici a quelli più spiccatamente professionali e ...

Rumors: le ultime notizie dal mondo della fotografia
Mentre Nikon lavora su nuovi firmware per la Z8 e la Z9, Sigma si prepara sposare l'innesto RF. E intanto ...

La Lomography Fisheye No. 2 Grape Jam cambia pelle
Presentata la nuova versione in colorazione viola e verde dell'analogica a pellicola con ottica fisheye da 170°. Costa 69 euro.

Nuova Kodak Super 8 Camera: roba da ricchi
La nuova Kodak Super 8 Camera impressiona classici cartridge Super 8, ma ha un display da 4 pollici e registra ...