Fino al 25 novembre la mostra intitolata Vodoo esporrà, presso la Other Size Gallery di Milano, quattordici fotografie che Bruno Cattani ha scattato in Africa, e più precisamente in Benin e in Togo. Gli scatti, di medie e grandi dimensioni, sono stati selezionati da una serie più ampia realizzata nel corso di un intenso viaggio a contatto con numerosi gruppi tribali durato tre settimane. L’intento dell’autore è tutt’altro che reportagistico: il lavoro consiste in una raccolta di ritratti con cui il fotografo cerca di mostrare l’anima del soggetto ripreso e custodirne la spiritualità.
Nelle immagini compaiono elaborati travestimenti e bancarelle sovraccariche di teste di animali, pietre, corna e radici e maschere coloratissime che, secondo la credenza voodoo, sono animate dagli spiriti degli antenati che si servono del corpo di chi le indossa per comunicare con chi è ancora in vita.
“È tale legame con la memoria degli antenati – recita il comunicato stampa della mostra – che ha suscitato nell’autore il desiderio di immergersi in questo mondo e gli ha permesso di aggiungere una tappa al suo percorso artistico in cui il tema della memoria occupa un posto centrale. Anche i vivaci tessuti tradizionali che incorniciano gli scatti, pieni di simboli e significati nascosti, hanno il compito di perpetrare il ricordo della storia di questi gruppi etnici: è per questo motivo che Bruno Cattani li ha resi parte integrante delle opere.
La quotidianità delle popolazioni tribali con cui Cattani ha interagito è intrisa di gesti, amuleti, azioni, danze, sacrifici e rituali, la loro pelle è segnata dall’appartenenza tribale, i loro indumenti raffigurano simboli e codici religiosi, le loro case sono protette da statue e feticci, come se ogni aspetto della vita rimandasse ad altro, all’invisibile.
“Non dimenticherò mai – racconta Bruno Cattani – l’emozione che ho provato la prima volta che ho visto una maschera Egun. Eravamo in un piccolo villaggio nel cuore del Benin, il caldo umido era asfissiante, l’eccitazione e la curiosità mi avevano creato una certa ansia, ad un tratto una figura colorata e scintillante è apparsa illuminata da una luce potente come solo il sole africano sa essere. È stato veramente difficile concentrarmi e cominciare a scattare, tanto era il fascino che ho subito da queste maschere rituali. Io da buon fotografo, maniaco dell’estetica, mi sono avvicinato per sistemare un lembo del vestito e mi è stato gentilmente ricordato che gli spiriti non si toccano, può essere fatale!”.
A differenza di quanto comunemente si ritiene, il vudù non è un fenomeno legato solo alla magia nera ma una religione a tutti gli effetti ed è dotato di un profondo corpus di dottrine morali e sociali, oltre che di una complessa cosmologia. È la derivazione di una delle religioni più antiche del mondo. Bruno Cattani ha visitato Togo e Benin, dove ha avuto origine questa religione sviluppatasi lungo il fiume Mono, il confine naturale tra i due stati. Questo culto, antico come la Creazione secondo i togolesi, si esprime attraverso colorate e coinvolgenti cerimonie, caratterizzate da canti e danze, tramite le quali si crede che gli spiriti comunichino con le persone, portandole in uno stato di trance. Al centro delle feste tradizionali troviamo le maschere, ognuna delle quali svolge funzioni sociali e simboliche. Si basa sulla venerazione della natura e dei defunti, rappresentati da figure tribali impressionanti, dal potere ancestrale che si insinua nelle pieghe del tempo e delle credenze, aumentandone il fascino e il timore che incutono. A Ouidah, in Benin, è stata eretta la “Porta del non ritorno”, monumento che ricorda da dove sono partiti 40 milioni di schiavi. Si diffuse così questa religione in giro per il mondo.
Per fotografare queste cerimonie, Cattani ha dovuto conoscere nei vari villaggi prima il capo villaggio, che deve andare dal sacerdote, il quale deve evocare lo spirito che prende corpo nella persona che veste queste vesti cerimoniali. C’è un meccanismo abbastanza complicato di equilibri umani da passare per poter fotografare questi “spiriti” incarnati. […] Il Voodoo può essere condensato in un messaggero dell’invisibile, per mezzo del quale l’uomo può mettersi in contatto con Dio, Mahou e le sue innumerevoli divinità, o Voodoos, quali la terra, l’acqua, la giustizia, la guarigione e molti altri. Spiriti creati da Dio con il compito di prendersi cura delle vicissitudini degli esseri umani, ognuno dedicato ad una particolare sfera dell’esperienza umana. E come in ogni cultura ci sono angeli, spiriti guardiani o energie che aiutano gli uomini a gestire questa esistenza fatta di cadute, sbandamenti ed errori. Una guida superiore, alla quale ci si affida in questo misterioso passaggio sulla terra che chiamiamo vita.
Bruno Cattani. Voodoo
A cura di Claudio Campotosti
- Other Size Gallery, via Andrea Maffei, 1 (MI)
- dal 6 ottobre 25 novembre 2022
- lunedì-venerdì, 10-18
- ingresso libero
- workness.it