Roma
Dal 31 maggio al 1° ottobre 2023
Tra il 1966 e il 1967 Mario Cresci arriva a Tricarico, piccolo borgo in provincia di Matera, per collaborare alla redazione del Piano Regolatore della città. Conquistato dal territorio e dalla potenzialità creativa della cultura materiale locale, rimane in Basilicata fino al 1988, dove partecipa attivamente alla vita del luogo e diviene punto di riferimento per giovani fotografi e artisti lucani.
La mostra Mario Cresci. Un esorcismo del tempo – a cura di Marco Scotini con Simona Antonacci – racconta proprio gli oltre vent’anni trascorsi dall’artista in Basilicata, a stretto contatto con il territorio e le comunità che vi abitano. L’esposizione, visitabile al MAXXI di Roma fino al 1° ottobre, si compone di circa quattrocento fotografie vintage, documenti d’archivio e oggetti etnografici.
L’allestimento della mostra Mario Cresci. Un esorcismo del tempo
Allestita nella galleria più scenografica del Museo, la mostra è una vera e propria immersione in Lucania e a Matera, organizzata in diversi percorsi tra piani inclinati, pedane e gradini che ricreano il movimento della città dei Sassi. La visita si apre proprio con Matera, cui è dedicata una sequenza di novantacinque immagini conservate nell’archivio CSAC e qui esposte per la prima volta. Le foto sono il risultato di un lavoro di quattro anni, confluito nel celebre volume del 1975 Matera. Immagini e documenti sulla complessità dello sfollamento dei Sassi. Cresci fotografa luoghi e oggetti, creando un confronto serrato tra il passato e il presente della città.
In una sezione della mostra dischiude una sorta di piccola piazza che fa entrare il visitatore in un tipico vicinato materano. Qui si trovano le immagini di Tricarico, dove Cresci realizza oltre millequattrocento fotografie, di cui sono rimaste le quattordici stampe originali esposte. Tra queste, la prima foto scattata da Cresci al suo arrivo: il ritratto della mamma di Rocco Scotellaro. Dello stesso periodo è la Bimba di Tricarico, tra le prime sperimentazioni dell’autore.
Nella stessa area troviamo Interni e Interni mossi: sul fondo nitido di locali pubblici (latterie, bar, negozi, sale riunioni, farmacie) di Tricarico nel 1967 e spazi domestici (cucine, camere da letto, salotti) di Barbarano Romano nel 1978-79, si stagliano talvolta figure fantasmatiche, evanescenti, con i volti sempre mossi, illeggibili, quasi mimetizzati con l’ambiente. Cresci lascia che a raccontare la loro vicenda sia il contesto, la messa a fuoco degli spazi e degli oggetti. E anima così la materia inanimata.
Mario Cresci: Fotografia nella Fotografia
Si arriva poi al cuore della mostra con la serie Fotografia nella Fotografia. Appese alle pareti, tenute sottovetro sulle credenze, posate sui mobili, incollate sugli album o raccolte nelle scatole da scarpe, le foto di memorie familiari rappresentano una tradizione delle case contadine. Cresci fotografa le fotografie, o realizza ritratti di famiglia in cui le persone tengono in mano immagini dei loro cari lontani, defunti o emigrati, compensandone così l’assenza e dando forma alla memoria da custodire. In una sorta di esorcismo del tempo, i ritratti hanno il potere di rendere presente una lontananza o materializzare un’assenza, raccontando storie al contempo personali e collettive, come l’emigrazione, la vita e la morte. Sono immagini vere, intime, piene di poesia, senza alcuna traccia di pietismo e nessuna concessione alla ricerca dell’esotico o del folklore.
Dodici immagini raccontano il Presepe di Tricarico, realizzato a Natale del 1976 in una delle zone più degradate del paese, utilizzando frammenti della civiltà dei consumi combinati con elementi della cultura contadina. Esposte anche più di sessanta fotografie della serie Misurazioni, messe a confronto con oggetti d’uso quotidiano custoditi in tre teche (timbri del pane, cucchiai in legno, galli in ceramica, giocattoli popolari, il carro della Bruna in cartapesta). Nelle fotografie, gli oggetti sono letteralmente “misurati” e reinterpretati, a riprova dell’approccio analitico e antropologico di Cresci alla cultura contadina e riflesso della sua formazione legata al design e alla grafica.
Le possibilità di un linguaggio foto-grafico sono esplorate nei foto-collage un po’ di terra in cielo un po’ di cielo in terra realizzati tra Matera e Milano nel 1973, in cui fotografia e grafica interagiscono esplicitamente: qui Cresci effettua prelievi e inserzioni di paesaggi, colora e sposta porzioni di immagini.
La mostra si conclude con la riproduzione di cinque rayogrammi della serie Misurazioni ispirati a un piccolo giocattolo della tradizione, un Pinocchio di legno. L’ultima parte del percorso include anche la serie Martina Franca Immaginaria del 1979, una selezione di video storici e un’intervista realizzata per l’esposizione.
Mario Cresci. Un esorcismo del tempo è frutto di un intenso e complesso lavoro di ricerca e di una fitta rete di collaborazioni con le principali istituzioni culturali italiane, con gallerie e collezionisti privati, ed è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Cresci e con lo CSAC di Parma, con il contributo della Regione Basilicata.
Il catalogo, bilingue italiano/inglese, edito da Contrasto e curato da Marco Scotini con Simona Antonacci, ospita testi di Marco Scotini, Simona Antonacci, Anselm Franke, Elisa Giuliano, Joseph Grima, Lindsay Harrissi.
Mario Cresci. Un esorcismo del tempo
- A cura di Marco Scotini con Simona Antonacci
- Museo MAXXI, via Guido Reni, 4 – Roma
- dal 31 maggio al 1° ottobre 2023
- martedì-domenica, 11-19
- intero 12 euro, ridotto 9 euro
- maxxi.art