
Reggio Emilia
Dal 25 ottobre 2025 all’8 febbraio 2026
Emancipata, determinata, stravagante al punto da decidere di allevare due alligatori sul balcone del suo studio all’ultimo piano del Chrysler Building, a New York. Margaret Bourke-White ha svolto la professione di fotografa con il piglio necessario ad emergere in un tempo in cui l’attività di reporter era appannaggio maschile. Se la cavò egregiamente, e negli anni Trenta divenne una delle donne più celebri degli Stati Uniti.
Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960 in mostra a Reggio Emilia
Dal 25 ottobre, presso la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia, sarà in mostra Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960, con centocinquanta fotografie che ripercorrono il lavoro la vita e l’esperienza umana dell’intraprendente fotografa.
Il percorso espositivo, diviso in sei sezioni, si apre con i primi servizi di Life, la celebre rivista americana che nel 1936 scelse – per il numero d’esordio – una fotografia che Bourke-White aveva scattato alla diga di Fort Peck in Montana.
Seguono i suoi reportage sulle industrie americane, raccolti ne L’incanto delle fabbriche e dei grattacieli e gli scatti di Ritrarre l’utopia in Russia, lavoro che ripercorre l’esperienza dell’autrice come prima fotografa ammessa in Unione Sovietica, dove testimoniò i piani quinquennali di Stalin (1929-1933).
In mostra anche le fotografie scattate durante la Seconda Guerra Mondiale, sui principali fronti di combattimento. In quei contesti Bourke-White fu accolta come una celebrità e considerata una risorsa cruciale per comunicare ciò che accadeva durante gli scontri.
La reporter ottenne l’autorizzazione a seguire l’avanzata degli Alleati in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale e a entrare, l’11 aprile 1945, nel campo di concentramento di Buchenwald, dove ritrasse i sopravvissuti scheletrici, gli ammassi di corpi e i volti attoniti dei civili. A proposito di quell’esperienza la fotografa scrisse: “Vidi e fotografai pile di corpi nudi senza vita, i pezzi di pelle tatuata usata per i paralumi, gli scheletri umani nella fornace, gli scheletri viventi che di lì a poco sarebbero morti per aver atteso troppo a lungo la liberazione. In quei giorni la macchina fotografica era quasi un sollievo, inseriva una sottile barriera tra me e l’orrore che avevo di fronte”.
Nonostante iniziassero a diffondersi macchine fotografiche portatili, leggere e maneggevoli, Bourke-White preferiva – persino nelle situazioni più pericolose – apparecchi ingombranti e scomodi, in quanto convinta sostenitrice della precisione ottica del medio e del grande formato, che conferivano monumentalità ai soggetti. Con la stessa attrezzatura l’autrice realizzò anche i reportage in India, Pakistan e Corea, continuando a preferire la posa alla presa diretta.
L'evoluzione dello sguardo fotografico di Margaret Bourke-White
Partita da uno stile artistico, fatto di echi modernisti e di visioni scenografiche con cui immortalava i complessi industriali – sempre al limite delle possibilità tecniche e logistiche – Bourke-White era approdata col tempo a un tratto più fotogiornalistico, adatto a raccontare gli individui e la loro esistenza segnata da conflitti e difficoltà.
“Negli anni in cui ad ossessionarmi era stata la bellezza delle architetture industriali, nelle mie foto le persone erano state presenze puramente casuali. […] Ora invece, mi interessano solo le persone”, diceva Bourke-White raccontando dei reportage realizzati sulla vita americana negli anni successivi al collasso economico.
Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960, curata da Monica Poggi e realizzata in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, è un viaggio nello sguardo di una donna che ha saputo raccontare la storia attraverso immagini che anche oggi parlano con forza al nostro tempo. Per riflettere sull’attualità del suo sguardo e sulla capacità della sua opera di interrogare il presente, la Fondazione Palazzo Magnani propone un programma di incontri pubblici dedicati al cosiddetto “Secolo americano”: quell’insieme di caratteri storici, culturali, ideologici, economici e sociali che hanno segnato il Novecento e che ancora incidono profondamente nella cultura e nelle vicende del presente.
Margaret Bourke-White. L’opera 1930-1960
- A cura di Monica Poggi
- Chiostri di San Pietro, via Emilia San Pietro, 44c – Reggio Emilia
- dal 25 ottobre 2025 all’8 febbraio 2026
- gio-ven 10-13/15-19; sab-dom e festivi 10-19
- intero 12 euro, ridotto 10 euro
- palazzomagnani.it
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