Elusivo, solitario e particolarmente esigente, il gatto selvatico non tollera gli habitat frammentati, il disturbo antropico intenso o i paesaggi degradati. Tanto basta a comprendere perché la sua presenza in un territorio costituisce un inequivocabile segnale di integrità ambientale.
Negli ultimi mesi, il fotografo Lorenzo Shoubridge ha condotto un lavoro sistematico di documentazione sul campo, che ha permesso di accertare la presenza del gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) nell’Alto Mugello attraverso fotografie e riprese video.
Il fotografo ci ha raccontato di essersi servito di fototrappole a infrarossi passivi, dotate di sensori di movimento e scatto automatico. “Nella fattispecie – ha precisato – ho utilizzato dispositivi Camtraptions con illuminatori IR a bassa visibilità, in modo da ridurre al minimo il disturbo agli animali e le alterazioni del comportamento naturale. Le fototrappole sono state posizionate dopo un’attenta valutazione del contesto ambientale, lungo passaggi faunistici, margini di bosco e aree di transizione ecologica”.
Fototrappolaggio a norma
È bene precisare che il fototrappolaggio, soprattutto quando coinvolge specie protette, richiede un iter autorizzativo preciso. È necessario presentare una richiesta agli enti competenti (Regione, Ente Parco o Carabinieri Forestali, a seconda dell’area), specificando finalità, durata del monitoraggio, localizzazione delle fototrappole e modalità di raccolta dei dati. Inoltre, è fondamentale dimostrare che l’attività non arrechi disturbo alla fauna e che rispetti la normativa sulla tutela della biodiversità e della privacy.
Come identificare un gatto selvatico
A un occhio poco esperto, diciamocelo, il gatto selvatico non sembra poi così diverso dal più comune gatto domestico.
“L’identificazione – ci ha spiegato Lorenzo – non è sempre immediata, soprattutto perché esistono molti gatti domestici o inselvatichiti che presentano un mantello tigrato simile a quello del gatto selvatico europeo. Dal punto di vista morfologico, il gatto selvatico presenta una corporatura più robusta, una testa larga con muso corto, orecchie piccole e arrotondate e soprattutto una coda grossa e cilindrica, con anelli neri ben definiti e una punta nera arrotondata. Il mantello è generalmente grigio-bruno con striature poco contrastate e una linea dorsale nera continua. Va comunque sottolineato che, data la sempre più frequente ibridazione con il gatto domestico, l’effettiva ‘purezza’ della specie può essere accertata solo tramite analisi genetica”.
Non solo gatti selvatici
Nella sua paziente e continuativa attività di monitoraggio, condotta in collaborazione con l’Unione dei Comuni dell’Alto Mugello, Lorenzo ha visto sfilare davanti alle sue fototrappole tanti altri animali, come il lupo, il tasso e la puzzola europea. Quest’ultima, per via di una sovrapposizione alimentare, è da considerarsi in competizione con il gatto selvatico, poiché entrambe le specie si nutrono in larga parte di micromammiferi, come arvicole e topi, oltreché di piccoli uccelli, anfibi e rettili.
La nascita del progetto di documentazione
Il progetto di Lorenzo Shoubridge nasce da un interesse personale e naturalistico del fotografo per l’Alto Mugello. “È un territorio che conosco e frequento da anni”, ha spiegato, “nonché un’area di grande valore ecologico, caratterizzata da ampie superfici boscate e da una buona continuità ambientale, elementi fondamentali per la presenza del gatto selvatico e altre popolazioni faunistiche sensibili.
L’Alto Mugello è una vera cerniera ecologica tra due grandi aree protette: il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Senza una reale continuità ecologica, questi parchi rischiano di rimanere isole biologiche, incapaci di garantire nel lungo periodo la stabilità genetica delle specie più vulnerabili”.
“Ho avuto l’idea di documentare, attraverso il fototrappolaggio, la biodiversità locale e contribuire a una maggiore consapevolezza sull’importanza della tutela di questi ecosistemi. Il mio lavoro di documentazione è stato condotto in maniera indipendente, senza il supporto di progetti strutturati o finanziamenti pubblici, nel pieno rispetto delle normative vigenti. Il progetto – finalizzato esclusivamente alla raccolta di dati e immagini utili alla conoscenza e alla tutela del territorio – si è bruscamente interrotto a causa del grave danneggiamento delle attrezzature sul campo da parte di ignoti”.
Tirando le somme a conclusione del proprio lavoro di documentazione Lorenzo ritiene auspicabile un immediato ripristino dei corridoi ecologici tra le aree forestali, insieme all’attuazione di piani finalizzati a ridurre la frammentazione degli habitat e l’impatto ecologico delle infrastrutture lineari come strade e recinzioni.
“Altrettanto rilevante – ha aggiunto – è la sensibilizzazione delle comunità locali sull’importanza del controllo dei gatti domestici (sterilizzazione e gestione responsabile), fondamentale per ridurre l’ibridazione genetica (una delle principale minacce per la specie del gatto selvatico) e la competizione.
In altre realtà territoriali, spesso molto più piccole e meno strategiche dell’Alto Mugello, la semplice documentazione della presenza del gatto selvatico ha generato grande attenzione pubblica e mediatica, portando all’attivazione di tavoli tecnici e all’applicazione concreta delle disposizioni previste dalla normativa comunitaria, in particolare in materia di tutela delle specie e di connettività ecologica”.
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