Roma
Dal 15 marzo al 20 luglio 2025
Una specie di amara ironia vuole che il nome Frida derivi dalla parola tedesca frieden, che significa pace. La storia di Frida Kahlo, però, la conoscono tutti – più o meno a grandi linee – e tutti sanno che nella vita della più celebre artista messicana di sempre la pace ha incessantemente ceduto il passo alla “battaglia”. Tra lotte personali e prodigiose prove di forza, Frida ha fronteggiato strazianti dolori fisici e psicologici, tormentata da continui interventi chirurgici, da una serie di aborti e da un matrimonio particolarmente travagliato con il noto muralista Diego Rivera.
Nonostante i drammi con cui si è trovata a fare i conti, Frida ha sempre amato la vita, dimostrandosi un’artista prolifica, nonché una donna propositiva, determinata e passionale.
Su di lei, intelligente, arguta, irriverente e disinibita si è posato lo sguardo di tanti artisti suoi contemporanei (e non solo), attratti dal suo carisma e dalla sua personalità eccentrica, sempre incorniciata da vistosi abiti messicani tradizionali. Portava vestiti e trecce da Tehuana – l’unica cultura matriarcale del Messico – che, insieme a gioielli e copricapo appariscenti, la rendevano “un’opera d’arte ambulante”.
Frida Kahlo e Nickolas Muray
Tra le tante vittime del fascino esotico di Frida ci fu Nickolas Muray, talentuoso fotografo e schermidore ungherese che era solito andarsene in giro con almeno due fotocamere, una Leica ed una Rolleiflex, per documentare la sua quotidianità. Frida e “Nick” si conobbero per caso nel 1931, durante un viaggio di Muray in Messico, quando lei – per molte persone – non era che “la giovane moglie di Diego Rivera”. Subito dopo il loro primo incontro Frida gli consegnò uno sfacciato biglietto d’amore e i due divennero amanti. Per circa dieci anni, a fasi alterne, portarono avanti una storia d’amore clandestina tra Messico e Stati Uniti, dopodiché rimasero legati da un rapporto di amicizia fino alla morte di Frida, nel 1954.
Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray: la mostra a Roma
Tra il 1937 e il 1946, Muray scattò tantissime fotografie in bianco e nero e a colori che ritraggono Frida Kahlo nei momenti più intimi della sua quotidianità e della sua pratica artistica. Circa sessanta stampe realizzate dal fotografo sono incluse nella mostra Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray, visitabile al Museo Storico della Fanteria di Roma fino al 20 luglio.
Oltre alle fotografie di Nickolas Muray, alcune delle quali scattate ai quadri di Frida o alle lettere d’amore che erano soliti scambiarsi, l’esposizione comprende documenti d’epoca, riproduzioni di abiti, accessori e gioielli dell’iconica pittrice messicana e una ricostruzione in scala reale del suo studio. Sulla scrivania un diario aperto su una pagina il cui testo comincia così: “Niente vale più di una risata. È segno di forza ridere e abbandonarsi, essere leggeri”.
Una storia d’amore nascosta in soffitta
Come spesso accade nelle più avvincenti storie di archivi fotografici segreti, l’immensa produzione fotografica di Muray dedicata a Frida (insieme al loro ricco carteggio) fu scoperta in soffitta dalla figlia del fotografo (Mimi Muray) solo negli anni ’90. Oggi, se si pensa a una fotografia che ritrae Frida Kahlo, è probabile che la foto che si ha in mente sia stata scattata da Nickolas Muray.
Nickolas Muray: maestro della fotografia a colori
Artista prolifico, con un archivio di oltre 25.000 negativi, Muray sperimentò nel campo della fotografia a colori sin dai primi anni della sua carriera. Fu il primo ad avere una fotografia a colori pubblicata in una rivista, nel 1931, e il suo lavoro fu ampiamente richiesto da testate come Vanity Fair, Time e Harper’s Bazaar.
La mostra Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray mette a disposizione del pubblico una squisita serie di fotografie a colori ottenute con la tecnica di stampa Carbro, un tipo di stampa ai pigmenti di carbone colorato che deve il suo nome proprio alla crasi tra le parole “carbonio” e “bromuro”. Muray fu pioniere di questo processo e ne fece un ampio utilizzo, apprezzando la resa cromatica e la durata nel tempo delle stampe.
Delicate e al contempo vivaci, queste immagini celebrano l’essenza variopinta di Frida e della sua espressione artistica, della quale Muray era un convinto sostenitore. Alcuni scatti del fotografo sembrano proprio ricercare una suggestiva corrispondenza con i più iconici autoritratti della pittrice sudamericana, con un punto di ripresa frontale che esalta la sua posa fiera e il suo sguardo diretto.
A queste foto se ne affiancano altre in cui Frida appare più spontanea, colta nella sua quotidianità, spesso con la sigaretta tra le dita e le spalle coperte da un morbido rebozo color magenta, lo scialle tradizionale della cultura messicana.
Tante le composizioni che ritraggono Frida da sola o in compagnia, talvolta con lo stesso fotografo, spesso con suo marito, Diego Rivera, dal quale non riuscì mai a separarsi definitivamente nonostante il loro rapporto burrascoso.
Su una parete della mostra si legge una citazione di Muray, in cui l’autore si dice fortunato per aver fatto della fotografia non solo una professione, ma uno strumento di “contatto tra le persone, per capire la natura umana e registrare, se possibile, il meglio di ogni individuo”.
Frida fu senza dubbio un soggetto impegnativo e controverso, una donna poliedrica sempre intenta a contrastare i suoi fantasmi, esorcizzando il dolore a colpi di pennello e di risate. Certo è che col suo sguardo ammirato e innamorato, Muray riuscì a capire la sua sfaccettata natura umana e registrarne il meglio, in un superbo archivio fotografico, oggi apprezzato in tutto il mondo.
Qualcosa in più su Nickolas Muray
Nickolas Muray nacque come Miklos Mandl il 15 febbraio 1892 a Seghedino, in Ungheria. Nell’agosto del 1913, armato di venticinque dollari, un dizionario in esperanto di cinquanta parole e una determinazione cieca, arrivò a Ellis Island, dove divenne Nickolas Muray. Grazie alla sua formazione nelle arti grafiche, avvenuta prima a Budapest e poi a Berlino, trovò immediatamente lavoro presso la Stockinger Printing Co, dove si occupò di incisioni e stampa serigrafica.
Nel 1920 Muray aprì il suo studio fotografico, un appartamento di due locali al Greenwich Village: viveva in una stanza e lavorava nell’altra. Grazie a una commissione di Harper’s Bazaar per fotografare l’attrice Florence Reed, dal giorno alla notte il suo stile evocativo e la sua elegante ritrattistica iniziarono ad essere molto apprezzati e Muray divenne uno dei fotografi più richiesti dalle riviste. Fotografò tutte le più importanti personalità e il suo studio divenne un salotto per i più importati intellettuali dell’epoca: Martha Graham, Langston Hughes, Helen Hayes, Paul Robeson, Gertrude Vanderbilt, Eugene O’Neill o Jean Cocteau.
La mostra Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray si chiude con un lungo e coinvolgente documentario sulla vita di Frida Kahlo e con una collezione unica e completa di francobolli provenienti da varie nazioni, che celebrano la regina dell’arte messicana, la prima donna ispanica la cui immagine è ritratta su un francobollo degli Stati Uniti d’America. L’esposizione è curata da Vittoria Mainoldi e prodotta da Navigare srl.
Frida Kahlo through the lens of Nickolas Muray
- A cura di Vittoria Mainoldi
- Museo Storico della Fanteria dell’Esercito Italiano, piazza Santa Croce in Gerusalemme, 7 – Roma
- dal 15 marzo al 20 luglio 2025
- lun-ven 9.30-19.30, sab-dom 9.30-20.30
- intero weekend e festivi 15 euro, intero feriali 13 euro, ridotto 10 euro
- www.navigaresrl.com
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