Guardare al passato non significa solamente studiare la storia, bensì anche individuare eventi che si possono ripetere in forme neppure tanto diverse da quelle assunte decenni prima. La guerra fredda, per esempio, insegna che a prescindere dalle innovazioni tecnologiche i conflitti di oggi si consumano in modi non troppo differenti da quelli di ieri.
A un anno di distanza dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, che ha riportato i venti di guerra preoccupantemente vicino al cuore dell’Europa e all’area Nato, una mostra fotografica di prossima apertura ripercorre succintamente la storia della guerra fredda. Si intitola Duck and Cover e sarà ospitata alla Casa di Vetro di Milano dal 4 marzo al 17 giugno. A una selezione di 65 immagini tratte principalmente da archivi governativi degli Stati Uniti d’America è affidato il compito di riesumare le paure e le aspirazioni di intere popolazioni che per circa mezzo secolo – dalla fine del secondo conflitto mondiale fino al collasso dell’Unione Sovietica – convissero con la possibilità di una guerra nucleare combattuta tra un blocco di nazioni guidate dagli USA e uno al seguito dell’ormai dissolta URSS. Infatti il titolo della mostra, che potrebbe suonare strano a un pubblico italiano, significa ‘accucciati e cerca riparo’ e non è altro che la procedura che i bambini americani degli anni ’50 e ’60 avrebbero dovuto seguire in caso di un attacco con bombe atomiche: qualora si fossero trovati a scuola avrebbero dovuto abbassarsi e infilarsi sotto ai propri banchi.
Duck and Cover. Durante la crisi di Cuba, che getta il mondo sull’orlo del conflitto nucleare globale, alla scuola elementare di Carroll & Smith di Brooklyn si svolge una delle tipiche esercitazioni dell’epoca in cui si insegna agli studenti a mettersi al riparo (cioè Duck and Cover – Accucciarsi e Coprirsi nella traduzione in italiano del titolo di un famoso documentario dell’epoca) sotto i banchi in caso di attacco atomico. 1962, New York, N.Y., U.S.A., autore Walter Albertin © courtesy New York World-Telegram & Sun Newspaper Photograph Collection / Library of Congress.
Paradigma di altri conflitti
Per qualcuno si tratta di storia recente ancora bene impressa nella memoria, ma per i più giovani è solo il capitolo finale di un’epoca che non hanno vissuto in prima persona e che per loro è facile comprimere dentro a quell’involucro ideale chiamato passato remoto. Invece la guerra fredda, pur avendo avuto le proprie peculiarità (a partire dalla sua durata e dal numero di Paesi coinvolti), può essere presa come paradigma di molti altri conflitti, compreso quello in corso all’estremità orientale dell’Unione Europea. Infatti, se da un lato l’aggettivo ‘fredda’ sta a indicare che non si arrivò mai a uno scontro aperto tra i due maggiori contendenti, dall’altro è vero che in essa sono individuabili molte caratteristiche di altri conflitti più circoscritti e recenti.
Una guardia di frontiera della Germania Est presidia il Muro di Berlino e controlla costantemente le persone che tentano di fuggire da Berlino Est. Migliaia di suoi colleghi sorvegliano i 144 chilometri di cemento, acciaio e filo spinato che separano il settore orientale della città da quello occidentale. Sono moltissimi i civili, inventandosi qualsiasi sistema, che moriranno nel tentativo di passare all’Ovest sottraendosi al regime comunista. 1964, Berlino, Germania, autore sconosciuto © courtesy U.S. National Archives and Records Administration.
Per esempio il fatto che una delle armi più efficaci a disposizione degli eserciti resta sempre la propaganda, cioè la comunicazione. Uno strumento che viene impiegato in vari contesti e in varie declinazioni: dagli eroi del cinema popolare alla censura sulla carta stampata, dal patriottismo alla polarizzazione della società, fino alla deformazione della lingua stessa in acrobazie lessicali che non possono non lasciare perplessi. Come quando una guerra viene definita ‘operazione speciale’.
Sopra, a sinistra: durante l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, due giovani sostengono la rivolta contro la dittatura comunista portando la bandiera nazionale nelle strade di Praga. La foto è tratta dalla pubblicazione “Analisi della CIA sulle forze del Patto di Varsavia: l’importanza delle segnalazioni clandestine”. Agosto, 1968, Praga, Repubblica Ceca (ex Cecoslovacchia), autore sconosciuto, courtesy Archivio CIA (Central Intelligence Agency).
Sopra a destra: il leader sindacalista polacco Lech Walesa mentre firma autografi ai suoi sostenitori. 31 agosto 1980, Gdańsk, Repubblica di Polonia (ex Repubblica Popolare di Polonia), autore sconosciuto © courtesy Dutch National Archives.
Sotto, a sinistra: il Presidente Reagan e il Segretario Generale Gorbaciov mentre firmano il Trattato INF nella Sala Est della Casa Bianca. Le democrazie occidentali hanno vinto la Guerra Fredda e l’Unione Sovietica è sull’orlo del fallimento economico e del collasso ideologico, politico e morale. 8 dicembre 1987, Washington, D.C., U.S.A., autore sconosciuto o non fornito © courtesy Collection Ronald Reagan Presidential Library / U.S. National Archives and Records Administration.
Sotto, a destra: Una folla, in cima al Muro di Berlino, festeggia l’apertura ufficiale della Porta di Brandeburgo, a cui parteciparono centomila persone per celebrare l’evento. 22 dicembre 1989, Berlino, Repubblica Federale di Germania, foto di SSGT F. Lee Corkran © courtesy Combined Military Service Digital Photographic Files / U.S. National Archives and Records Administration.
Perché molto spesso, oggi come nel Novecento, gli scontri tra superpotenze vengono consumati anche lontano dalle trincee, in guerre ideologiche che infuocano i campi di battaglia che si trovano nelle piazze sia fisiche sia virtuali dei paesi non direttamente coinvolti.
Per questo la mostra ha qualcosa da insegnare soprattutto a coloro che per ragioni anagrafiche non hanno memoria di una crisi, diplomatica e militare, che segnò tutta la seconda metà del secolo scorso. A confermarne la natura didattica è il fatto che le scuole possono programmare anche visite da remoto connettendosi al sito di History & Photography, l’iniziativa ideata dal giornalista e curatore Alessandro Luigi Perna proprio allo scopo di raccontare la storia attraverso la fotografia.
A sinistra: Bitter cold, bitter fight (freddo pungente, lotta pungente) – Un marine sulla cresta di un’altura mentre è in corso l’inaspettata controffensiva cinese che sta travolgendo le forze dell’ONU introdottesi in Corea del Nord. Dicembre 1950, Corea del Sud, autore sconosciuto o non fornito © courtesy National Archives at College Park / U.S. National Archives and Records Administration.
A destra: Mo Yun Sook, famosa poetessa coreana, racconta di come si è nascosta ai nordcoreani sulle montagne nelle prime fasi dell’invasione delle truppe comuniste, finché le forze delle Nazioni Unite non hanno liberato la capitale della Corea del Sud. 8 novembre 1950, Seul, Corea del Sud, foto di Cpl. Robert Dangel (U.S. Army) © courtesy U.S. National Archives and Records Administration.
Guerra fredda: braccio di ferro tra le menti
Scorrendo le foto si nota quanto fu articolata la guerra fredda nel tempo, nello spazio e nelle sue manifestazioni. Fu una guerra nella quale convivevano test atomici che minacciavano la distruzione di massa e stalli diplomatici in cui non veniva sparato un solo proiettile. Più che con i corpi si combatté con le menti e quando gli scontri furono fisici essi si consumarono in regioni del pianeta lontane dagli epicentri del potere ideologico. Il confronto tra le parti in causa veniva delocalizzato con quelle che oggi si chiamerebbero ‘guerre per procura’, una delle quali sconfinò persino al di fuori dell’atmosfera terrestre. Infatti la stessa corsa allo spazio, la competizione tra USA e URSS per piantare la propria bandiera sul suolo lunare, non fu altro che un braccio di ferro per dimostrare all’avversario e all’intera popolazione mondiale che si era più avanzati sul piano scientifico e quindi potenzialmente pure su quello bellico. Non c’era un solo momento della vita pubblica che non fosse segnato dalla necessità di schierarsi dall’una o dall’altra parte; infatti le immagini in esposizione ritraggono uomini in divisa, come c’era da aspettarsi, ma anche molti civili che assistono allo svolgimento della storia, talvolta come spettatori passivi e talaltra come partecipanti attivi a rivolte e movimenti di resistenza.
A sinistra: otto veicoli di rientro di missili balistici intercontinentali statunitensi passano attraverso le nuvole mentre si avvicinano a una zona di impatto in mare aperto durante un test di volo. Grazie alle decisioni del presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, lo scontro si sposta nello Spazio con la progettazione di satelliti armati di laser per distruggere i missili nucleari. 20 dicembre 1983, autore sconosciuto o non fornito © courtesy U.S. Air Force.
A destra: il Sorgere della Terra fotografato durante la missione Apollo 8 della NASA, la prima a portare l’uomo attorno alla luna e a consentirgli di vedere il suo lato nascosto. Il record della conquista dello Spazio è da attribuire ai sovietici con Yuri Gagarin, ma gli Stati Uniti sono i primi a raggiungere la Luna e atterrare sul suolo lunare. 24 dicembre 1968, foto di Bill Anders, membro dell’equipaggio Apollo 8 © courtesy NASA.
Fotografie che sintentizzano il conflitto
In tutto questo la fotografia giocò un ruolo fondamentale in quanto molto spesso un singolo scatto fu in grado di cogliere anni di trattative sul disarmo nucleare o la fine di un’intera epoca e della stessa guerra fredda. Che si trattasse di una firma congiunta tra Michail Gorbačëv e Ronald Reagan o dell’esultanza dei cittadini di Berlino alla caduta del muro che aveva tagliato in due la loro città dal 1961 al 1989, l’obiettivo dei fotografi fu in grado di cogliere la storia ufficiale e quella sotterranea, il racconto degli apparati statali e quello delle voci di dissenso, riuscendo a esprimere in singoli fotogrammi l’ansia e le speranze di milioni di persone che per quasi mezzo secolo vissero attanagliate dalla paura della fine del mondo.
Sopra, a sinistra: i Big Three a Yalta, nella penisola di Crimea, oggi contesa tra Ucraina e Russia, per decidere le sorti del mondo. Da sinistra a destra, il Primo Ministro britannico Winston Churchill, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt e il dittatore sovietico Joseph Stalin si incontrano per discutere dell’occupazione congiunta della Germania, della guerra nel Pacifico e dei piani per l’Europa del dopoguerra. 9 (?) febbraio 1945, Yalta, Federazione Russa (ex U.R.S.S.), scatto di un fotografo del governo degli Stati Uniti © courtesy U.S. National Archives and Records Administration.
Sopra a destra: Baker Day (il Giorno del Fornaio). Operazione Crossroads: esplosione sottomarina di una bomba atomica statunitense nell’atollo dell’isola di Bikini nell’oceano Pacifico. 25 luglio 1946, Isola di Bikini, Repubblica delle Isole Marshall, autore sconosciuto © courtesy U.S. Air Force / U.S. National Archives and Records Administration.
Sotto, a sinistra: Operation Cue – Linea di manichini a 7.000 piedi (circa 2133 mt.) di distanza dal punto di impatto, durante un test per verificare l’effetto a posteriori delle radiazioni atomiche. 5 maggio 1955, Yucca Flat, Nevada, U.S.A., autore sconosciuto o non fornito © courtesy National Archives at College Park / U.S. National Archives and Records Administration.
Sotto, a destra: giovane rivoltoso, armato di mitragliatore, durante i giorni della rivolta ungherese contro l’Unione Sovietica che finì con l’invasione dell’Armata Rossa e la sconfitta delle forze democratiche. 2 novembre 1956, Budapest, Ungheria, autore sconosciuto © courtesy Spaarnestad Photo / Fortepan.
Duck and Cover. Storia della Guerra Fredda
- A cura di Alessandro Luigi Perna
- La Casa di Vetro, via Luisa Sanfelice, 3 (MI)
- dal 4 marzo al 17 giugno 2023
- mercoledì-sabato, 16-19,30
- intero 5 euro
- www.lacasadivetro.com